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Spartaco n. 79 |
Aprile 2016 |
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Vatileaks: l’inquisizione ai tempi di Francesco I
Il Vaticano: cancro d’Italia
Per la separazione tra Stato e Chiesa! Espropriazione del Vaticano!
Alla fine di novembre, il tribunale del Vaticano ha rinviato a giudizio i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori rispettivamente dei libri Avarizia e Via Crucis, che hanno rivelato scandali e ricchezze della Santa Sede, pubblicando carte segrete e inchieste sullo Ior e sugli affari di vescovi e cardinali. Assieme a loro, sono state messe sotto processo le presunte fonti dei giornalisti: lo spagnolo monsignore Lucio Vallejo Balda, ex segretario della Cosea, la commissione che ha condotto l'indagine sulle finanze vaticane, insieme ai suoi collaboratori Francesca Immacolata Chaouqui e Nicola Maio.
Via Crucis e Avarizia tracciano una mappa delle attività finanziarie del Vaticano, le cui istituzioni gestiscono asset propri e di terzi tra 9 e 10 miliardi di euro: dai lussi dei cardinali alle frodi, dagli investimenti favolosi in tutto il mondo al gigantesco affare degli ospedali, dalle trame dello Ior alla reale consistenza del tesoro del papa. Come ha riassunto la London Review of Books (18 febbraio 2016) , nei due libri:
“Gli aneddoti sono infiniti: c’è il monsignore che si impadronisce di una stanza dell’appartamento di fianco, di proprietà di un prete più povero, facendo abbattere la parete divisoria mentre l’altro è in ospedale; c’è il prete che usa la valigia diplomatica per portare in Svizzera i soldi della mafia; c’è l’organizzazione Propaganda Fide, nata per evangelizzare il mondo, che spende ben poco per le missioni ma possiede quasi mille immobili di valore in tutta Roma, che affitta a prezzi stracciati agli amici degli amici. E’ incredibile quante siano le organizzazioni cattoliche nate per fare tutt’altro, che svolgono una quantità di attività lucrative continuando a godere delle esenzioni fiscali per gli istituti religiosi. Dei preti di Salerno, con i 2,3 milioni di euro di fondi pubblici ottenuti per costruire un orfanotrofio in un quartiere povero, hanno costruito invece un albergo di lusso. Condannato nel 2012 per malversazione di fondi, l’arcivescovo di Salerno è sfuggito all’arresto perché il reato era caduto in prescrizione prima dell’appello”.
É dai tempi di Dante e Lutero che la Curia romana si è guadagnata il titolo di “meretrice di Babilonia” per avidità e corruzione. E dopo gli infiniti “scandali” in cui il Vaticano é stato coinvolto negli anni Settanta ed Ottanta, in combutta con la loggia massonica P2 di Licio Gelli, con i regimi militari sudamericani, con finanzieri criminali come Sindona e Calvi e con la criminalità organizzata, nessuno sarà sorpreso dalle rivelazioni di Avarizia e Via Crucis, ma è sempre bene che di tanto in tanto qualcuno ricordi a tutti il vero volto che si cela dietro alla maschera ipocrita del Vaticano.
Il tribunale del Vaticano non ha messo in dubbio la veridicità delle affermazioni dei due scrittori: li ha accusati di avere “divulgato notizie riservate”, cosa che il Vaticano annovera tra i “delitti contro la patria”, passibile di una pena da quattro a otto anni di detenzione. Nuzzi ha descritto la prima udienza come “un procedimento medievale, folle, illogico e kafkiano”: non sono stati loro contestati fatti specifici; la documentazione processuale gli è stata mostrata solo poche ore prima della seduta e sono stati costretti a rinunciare ai loro legali e a scegliere invece gli avvocati d’ufficio iscritti al tribunale del Vaticano.
Sembrerebbe di essere tornati all’anno 1864, quando nelle sue encicliche Pio IX (quello che il popolo romano chiamava il “papa porco” ma che il Vaticano ha beatificato nel 2000), assieme al comunismo, al socialismo, al matrimonio civile, alla libertà di culto e alla scuola pubblica, bollava come “delirio” la libertà di stampa, l’idea che i cittadini abbiano “diritto ad una totale libertà (...) in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera” (Quanta Cura, 8 dicembre 1864).
Ma siamo nel 2016. Il mandante del processo si chiama José Maria Bergoglio (alias Francesco I) monarca dello Stato del Vaticano, con pieni poteri legislativi, esecutivi e giudiziari. L’obiettivo è quello di mettere a tacere i whistleblower vaticani e i giornalisti che ne hanno pubblicato le testimonianze.
Noi chiediamo il ritiro di tutte le accuse contro Nuzzi, Fittipaldi e i loro informatori. Ci opponiamo al fatto che la Chiesa cattolica si arroghi il diritto di processare chicchessia, specialmente dei giornalisti che hanno fatto luce sui suoi traffici.
Abolire il Concordato! Rescindere i Patti lateranensi!
Il governo italiano ha avallato il processo del Vaticano ai giornalisti, dichiarando per bocca del ministro degli interni Angelino Alfano che “il Vaticano ha il proprio ordinamento giuridico: non bisogna mai dimenticare che, in questo tipo di rapporti, valgono le regole del diritto internazionale”. Ma quale diritto internazionale? Il Trattato del Laterano del 1929, voluto dal regime fascista di Mussolini, ha concesso alla Chiesa cattolica la sovranità su di un’enclave di 44 ettari nel centro di Roma. Questo artificio ha garantito alla Chiesa il diritto di extraterritorialità, innumerevoli privilegi all’interno delle istituzioni statali italiane, l’indottrinamento cattolico nelle scuole pubbliche e grassi finanziamenti, mascherandoli come prerogative “internazionali”. Ma il fatto che una qualsiasi congregazione religiosa privata come la Chiesa cattolica romana si arroghi il diritto di arrestare dei dipendenti o di processare dei giornalisti, dimostra una volta ancora la natura reazionaria della compenetrazione tra la Chiesa cattolica e lo Stato capitalista italiano.
Quanto all’ordinamento giuridico del Vaticano, è un rottame del Medioevo. In Vaticano esiste ancora la Congregazione per la dottrina della fede che, come precisa il sito web del Vaticano, “fu istituita nell’anno 1542 da papa Paolo III Farnese (...) con il nome di ‘Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione’ e con lo scopo di vigilare sulle questioni della fede e di difendere la Chiesa dalle eresie”. Nei secoli della sua esistenza, l’Inquisizione fu lo strumento per condannare a orribile torture, carcere e morte “eretici”, ebrei, musulmani, ecc. Altro esempio: il presidente del Tribunale della Città del Vaticano, che ha rinviato a giudizio Nuzzi e Fittipaldi, è tale Conte Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, Luogotenente Generale e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione durante la prima crociata, ma riconosciuto legalmente dalla Repubblica italiana “nata dalla resistenza”. Amen.
Non si tratta solo di difendere la libertà di stampa dalle ingerenze clericali, ma di lottare per l’abolizione di tutti i privilegi che lo Stato italiano garantisce alla Chiesa cattolica.
Il marxismo è una visione del mondo materialista e atea, ostile a tutte le religioni. Tutte le chiese, quali che siano, sono degli strumenti della reazione borghese per difendere lo sfruttamento e stordire la classe operaia. Facendo nostri gli ideali di liberazione dell’illuminismo, noi marxisti ci battiamo per il principio democratico dell’uguaglianza dei cittadini di fronte allo Stato, che richiede che le convinzioni religiose siano considerate come una questione privata. Se uno vuole adorare Gesù Cristo, Maometto, Satana o il mago Otelma, deve poterlo fare senza alcuna interferenza ma anche senza alcun sostegno da parte dello Stato. Non vogliamo neppure che una qualsiasi religione determini la politica dello Stato o venga imposta nelle scuole: è questo il significato della separazione della religione dallo Stato e dalla scuola.
Ci opponiamo ad ogni forma di persecuzione e oppressione di tutti i cittadini non cattolici, atei o appartenenti ad altre religioni, particolarmente del milione e mezzo di immigrati e di cittadini musulmani che sono vittime di continue discriminazioni e di attacchi razzisti. Per questo, dalla Francia all’Italia, ci siamo opposti ai tentativi dei governi di vietare l’uso del foulard islamico o dell’hijab nelle scuole e negli edifici pubblici e ci opponiamo a leggi come quella approvata dalla regione Lombardia e proposta dal Veneto, che impediscono la costruzione di moschee e ostacolano gli edifici di culto delle altre religioni minoritarie (il tutto in un paese dove c’è una chiesa a ogni angolo e dove nessuno batte ciglio per il fatto che novantamila suore se ne vanno a spasso con velo d’ordinanza).
Francesco I: così bianco che più bianco non si può ...
L’ascesa di Bergoglio ha suscitato una campagna mediatica martellante, che ha coinvolto anche un bel pezzo di sinistra riformista e liberale, per presentarlo come un “progressista” riformatore della Chiesa per le sue presunte aperture ai poveri, agli immigrati, alle donne e agli omosessuali. Negli Usa la rivista Lgbt The Advocate lo ha nominato “Persona dell’anno 2013”, mentre in Italia, il Segretario di Sinistra ecologia libertà, Nichi Vendola, ha scritto estatico sulla sua pagina Facebook che “Se la politica avesse un milionesimo della capacità di respiro e di ascolto di Bergoglio, sarebbe davvero in grado di cambiare se stessa e la vita della gente che soffre”. Ma è forse cambiato qualcosa nel ruolo della Chiesa cattolica come baluardo della reazione sotto il capitalismo?
Nel 2013 la Francia è stata percorsa da grandi manifestazioni reazionarie contro il matrimonio omosessuale organizzate dalle forze cattoliche. Il 30 gennaio gruppi di bigotti cattolici hanno inscenato un grosso Family Day a Roma cercando di impedire l’approvazione della legge sulle unioni civili gay. Il ruolo abietto della Chiesa cattolica si è visto di recente anche in Brasile, dove la diffusione dell’epidemia dello Zika virus in un paese dove milioni di persone vivono in miseria senza accesso all’assistenza sanitaria, ha determinato una crescita drammatica del numero di neonati affetti da microcefalia. Alle richieste di consentire l’aborto terapeutico come misura d’emergenza, in un paese dove l’aborto è illegale se non in caso di stupro, incesto, anencefalia del feto o pericolo di morte della madre, la Chiesa brasiliana ha tuonato contro l’aborto e la contraccezione, predicando cinicamente “l’astinenza”.
Paradossalmente, sia Avarizia che Via Crucis fanno parte della campagna a sostegno della presunta azione riformatrice di Francesco I da Buenos Aires contro la corruzione della Chiesa. Fittipaldi descrive la lotta in corso nella “giungla vaticana” tra gli “screditati e famelici porporati italiani” raccolti intorno al cardinale Bertone e i sostenitori di Bergoglio per il controllo dello Ior e dell’Apsa, le due finanziarie vaticane. Questo scontro riflette la tensione tra la gerarchia ecclesiastica italiana, che storicamente domina il Vaticano e le filiali cattoliche all’estero, particolarmente in Sudamerica e in Africa, che raccolgono ormai la maggior parte dei praticanti. Per rafforzare la sua posizione, Bergoglio ha resuscitato la vecchia retorica della Chiesa sul “beati i poveri”, che trova risonanza nei paesi del mondo coloniale e ha lanciato una campagna contro la “corruzione” dell’establishment vaticano. La nuova postura del Vaticano ha diverse cause. Da un lato è un tentativo di arginare l’emorragia di fedeli cattolici in America Latina, dove negli ultimi vent’anni, decine di milioni di credenti (dal 30 percento dell’Honduras e del Nicaragua al 15 percento del Brasile), concentrati tra la popolazione povera, hanno disertato il cattolicesimo in gran parte per seguire le chiese pentecostali ed evangeliche. D’altro canto, in un periodo storico in cui un pugno di capitalisti sta ammassando ricchezze inconcepibili, mentre miliardi di persone vivono in condizioni di povertà disperata, la Chiesa cattolica cerca di conquistarsi consensi offrendo piccole dosi di elemosina e grosse quantità di oppio religioso.
Come abbiamo scritto in occasione della visita di Bergoglio a Cuba (“Il governo di Castro dà il benvenuto al reazionario del Vaticano. Difendere le conquiste della rivoluzione cubana!” Workers Vanguard n. 1077, 30 ottobre 2015):
“Il papa in carica, il primo proveniente dall’America Latina, ha cercato di ritagliarsi un’aura progressista con qualche omelia fatta per ingraziarsi i poveri e gli oppressi. Ma, al di là delle servili dichiarazioni dei burocrati del Partito comunista cubano, dietro la maschera, il vero volto di Francesco è profondamente reazionario. Da giovane, Jorge Bergoglio è stato membro della Guardia di ferro, un’organizzazione clericale di destra in Argentina. Negli anni Settanta e Ottanta, da capo dell’Ordine gesuita, è stato un esponente di spicco della gerarchia cattolica argentina, che è stata un pilastro della giunta militare del generale Jorge Videla. Durante il sanguinoso regime dei generali, appoggiato fino in fondo dall’imperialismo Usa, furono uccisi o fatti ‘sparire’ almeno trentamila operai e militanti di sinistra. Ad ogni evento pubblico, ad ogni festa nazionale, c’era un vescovo o un cardinale a benedire i dittatori.”
Negli stessi anni, il Vaticano fu la punta di lancia anticomunista della Guerra fredda degli imperialisti contro l’Unione Sovietica. La nomina a papa di Karol Woityla nel 1978, fu un chiaro segnale della volontà della Chiesa di partecipare in prima fila al tentativo di restaurare il capitalismo nello Stato operaio degenerato sovietico e nei paesi dell’Europa dell’Est. In particolare, il Vaticano fu strumentale nel convogliare enormi finanziamenti a Solidarnosc, il “sindacato” padronale polacco finanziato dalla Cia e dal Vaticano.
L’Argentina fu uno dei porti di arrivo dell’infame “Via dei conventi”, tramite cui alla fine della Seconda guerra mondiale il Vaticano e la Croce Rossa, con l’assenso delle forze di occupazione alleate, aiutarono migliaia di criminali di guerra nazisti e fascisti. Attraverso il Tirolo, i conventi italiani e il porto di Genova, personaggi come l’infame “architetto” dell’Olocausto Adolf Eichmann, Josef Mengele, il boia delle Fosse Ardeatine Erich Priebke o il sangui-nario duce degli ustascia croati Ante Pavelic, vennero messi in salvo in Argentina nella speranza di riutilizzarli nella lotta al comunismo.
Il Vaticano, cancro d’Italia
L’esistenza del Vaticano, per usare le parole del rivoluzionario democratico Giuseppe Garibaldi, è il “cancro d’Italia”, un relitto del Medioevo trasformatosi in un pilastro del sistema capitalista. La Chiesa cattolica ha storicamente svolto il ruolo di centro mondiale della reazione sociale e politica. Alla fine del Medioevo, la lotta delle emergenti classi borghesi per la formazione di moderni Stati nazionali e per la democrazia politica, fu innanzitutto una lotta contro la Chiesa cattolica, centro economico e ideologico del feudalesimo. Questo fu doppiamente vero in Italia, dove la Chiesa possedeva un suo Stato e dove, per usare di nuovo una frase di Garibaldi, “io credo: il primo bisogno dell'Italia esser quello di scuotere il putrido catafalco del Vaticano, sì a ridurlo in frantumi e disperderlo” (Lettera a Melari, 14 marzo 1870).
Tuttavia, a differenza della Rivoluzione francese del 1789, la rivoluzione borghese in Italia non fu né radicale né democratica. Alla metà del diciannovesimo secolo, la borghesia italiana era troppo debole e ritardataria per mettersi alla testa di una rivoluzione agraria, e come tutte le classi capitaliste d’Europa dopo le insurrezioni del 1848, temeva talmente un sollevamento proletariato o una jacquerie contadina, da preferire un’alleanza con i resti della aristocrazia pur di tenere a freno o sopprimere ogni movimento dei contadini o del proletariato delle città. Il risultato fu una rivoluzione borghese non democratica, diretta dall’alto e priva dei tratti radicali, democratici e popolari della Grande rivoluzione francese. Se da un lato l’unificazione d’Italia pose le basi per lo sviluppo di una moderna economia capitalista, sgombrando il terreno da una quantità di obsolete strutture feudali e staterelli assolutisti, dall’altro installò al potere la monarchia dei Savoia alleata coi latifondisti meridionali, sulla base di un suffragio limitato ad un’esigua élite censitaria che includeva meno del 2 percento della popolazione (donne escluse). Pur eliminando il potere temporale dei papi e cancellando molti dei privilegi feudali del clero, lo Stato italiano consentì alla Chiesa di mantenere una appiglio vitale: già l’anno successivo alla presa di Roma da parte delle truppe piemontesi nel 1870, i bigotti di Casa Savoia con la Legge delle Guarentigie concessero al papa una piccola città-Stato nel Vaticano, con diritti di extraterritorialità.
Anche se all’inizio la Chiesa boicottò il nuovo Stato italiano, essa abbandonò gradualmente le sue pretese quando divenne chiara sia al Vaticano che ai capitalisti italiani la comune necessità di unirsi contro le crescenti ondate di lotte operaie e contadine che scossero a più riprese l’Italia al volgere del XX secolo. Il processo di riavvicinamento culminò nel matrimonio tra Chiesa cattolica e Stato italiano celebrato ufficialmente l’11 febbraio 1929, quando il Vaticano e il regime fascista di Benito Mussolini sottoscrissero i Patti lateranensi che posero ufficialmente fine al conflitto tra Vaticano e Regno d’Italia. Il cemento dell’alleanza tra Chiesa e fascismo fu la necessità di unire le forze contro la classe operaia che in Unione Sovietica era arrivata al potere nel 1917 grazie al partito bolscevico di Lenin e Trotsky, ispirando un’ondata rivoluzionaria in tutta Europa, che percorse anche l’Italia nel Biennio Rosso del 1919-1920.
Il Trattato del Laterano, sancì la formazione del Vaticano come vero e proprio Stato indipendente nel centro di Roma e concesse alla Chiesa cattolica vari diritti di extraterritorialità. Il Concordato fece della religione cattolica la religione ufficiale ed esclusiva dello Stato, impose la religione cattolica come fondamento della scuola pubblica, e diede autorità legale al matrimonio religioso. Inoltre, il Vaticano fu ricoperto d’oro con il pagamento di ingenti “riparazioni” per la “conquista” di Roma nel 1870 e con l’impegno da parte dello Stato a pagare lo stipendio ai preti. In cambio, il clero appoggiò con entusiasmo il fascismo in tutte le sue azioni repressive e nelle sue avventure imperialiste, dalla invasione dell’Etiopia, alla guerra di Spagna, alle leggi razziali.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, l’ordinamento borghese era screditato agli occhi della classe operaia e di vaste masse della popolazione e con esso la Chiesa cattolica, che aveva collaborato con il fascismo e il capitale. Entrambi furono salvati solo grazie al ruolo traditore svolto dai dirigenti del Partito comunista italiano.
A partire dalla metà degli anni Trenta, l’Internazionale comunista, nel corso della sua degenerazione sotto Stalin, aveva abbracciato la politica dei “fronti popolari”, cioè dell’alleanza con la presunta ala “antifascista” della borghesia. In Italia la concretizzazione di questa collaborazione di classe fu che, alla fine della guerra, il Pci invece di guidare la classe operaia al potere, disarmò i partigiani e partecipò a una serie di governi assieme ai monarchici del generale Badoglio e alla Democrazia cristiana. Parte del prezzo pagato dalla classe operaia italiana sull’altare della collaborazione di classe, fu il sostegno del Partito comunista al mantenimento della Chiesa cattolica come Chiesa di Stato. Nel 1947, il Pci sostenne l’inserimento dei Patti lateranensi, come parte integrante (articolo 7) della Costituzione italiana. Pochi mesi dopo, nel maggio del 1947, passata l’ondata rivoluzionaria immediata e con l’inizio della Guerra fredda degli imperialisti americani contro l’Unione Sovietica, il Pci venne cacciato dal governo e nel 1949 il Vaticano lanciò una feroce campagna anticomunista, inclusa la scomunica di tutti i militanti, elettori e alleati del Pci.
I patti lateranensi nella loro forma originaria, con le loro formulazioni teocratiche e con i molteplici aspetti di effettiva subordinazione dello Stato alla Chiesa, divennero sempre più insopportabili in una società modernizzata dall’espansione industriale degli anni Sessanta, in cui la classe operaia si sollevò in lotte di massa culminate nella situazione pre-rivoluzionaria dell’Autunno caldo del 1969. Una componente fondamentale di queste lotte furono infatti le battaglie per il diritto al divorzio e all’aborto, che vennero conquistati alla fine degli anni Settanta. Tuttavia, grazie ancora una volta alla politica di collaborazione di classe del Pci, che nel corso degli anni Settanta abbandonò la sua lealtà allo Stato operaio degenerato sovietico per abbracciare la Nato e il Compromesso storico con la Democrazia cristiana, molte conquiste furono mutilate o imbrigliate per onorare il volere della Chiesa.
Nel 1984 il Concordato venne formalmente rivisto, camuffandone la forma con qualche giro di parole, come la formula secondo cui il cattolicesimo “non è la sola religione” dello Stato italiano. Ma la sostanza dei Patti lateranensi è rimasta al suo posto ed anzi, alcuni dei privilegi della Chiesa sono stati rafforzati (ad esempio, nelle scuole la religione viene insegnata già dalle materne). Il finanziamento della Chiesa da parte dello Stato è stato addirittura moltiplicato, introducendo il meccanismo dell’8 per mille con cui i preti incamerano circa un miliardo di euro all’anno. Ma i finanziamenti alla Chiesa non finiscono qui. Secondo una meticolosa ricerca della Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) tra esenzioni fiscali, pagamenti degli stipendi agli insegnanti di religione nominati dai vescovi, finanziamenti a scuole private cattoliche e una miriade di altri capitoli, si può stimare che lo Stato paghi alla Chiesa cattolica quasi sei miliardi e mezzo di euro ogni anno (icostidellachiesa.it).
In aggiunta a questa manna statale, la Chiesa possiede in tutto il mondo gigantesche attività economiche e speculative ed enormi proprietà frutto dello sfruttamento di quei poveri che sostiene di voler soccorrere. Solo in Italia, la Chiesa è il principale proprietario immobiliare, possedendo circa il 20 percento di tutto il patrimonio edilizio (un’inchiesta dell’Europeo nel 1977 calcolò che un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa). Inoltre la Chiesa gestisce circa metà degli ospedali e delle strutture sanitarie del Paese, in gran parte generosamente sovvenzionati dal sistema sanitario statale. Espropriare tutti i beni del Vaticano!
Marxismo e religione
La borghesia non ha mai realizzato appieno la separazione tra Stato e Chiesa in nessun paese, per la semplice ragione che la religione svolge un ruolo così importante per la sopravvivenza del suo potere, che il capitalismo ha tutto l’interesse a preservare e rafforzare le cabale feudali e prefeudali come il cattolicesimo romano e a sfruttarne i “valori” patriarcali per incatenare gli oppressi. Grazie alle sue radici nella società, la religione rappresenta un sostegno decisivo all’istituzione della famiglia e a ogni specie di oscurantismo, arretratezza e reazione sociale e contribuisce ad instillare il rispetto per l’autorità della classe dominante. Tutte le religioni moderne servono da strumento della reazione capitalista, ne difendono il sistema di sfruttamento e confondono i lavoratori.
L’atteggiamento del marxismo nei confronti della religione e delle Chiese organizzate è definito dal fatto che noi siamo materialisti dialettici, vale a dire atei inconciliabili. Nelle parole di Lenin:
“La socialdemocrazia fonda tutta la sua concezione del mondo sul socialismo scientifico, cioè sul marxismo. Base filosofica del marxismo, come Marx ed Engels hanno più volte affermato, è il materialismo dialettico, che ha completamente fatte sue le tradizioni storiche del materialismo del XVIII secolo in Francia e di Feuerbach (prima metà del XIX secolo) in Germania, materialismo incondizionatamente ateo, risolutamente ostile a ogni religione. (....) Tutte le religioni e le chiese oggi esistenti, tutte quali che siano le organizzazioni religiose sono sempre state considerate dal marxismo come strumenti della reazione borghese, che servono a difendere lo sfruttamento e a stordire la classe operaia”. (“L’atteggiamento del partito operaio verso la religione”, 13 maggio 1909)
Ma come ricordava ancora Lenin, se la lotta alla religione è l’abbici del materialismo, “il marxismo non è un materialismo che si sia fermato all’abbicci. Il marxismo va oltre. Esso dice: bisogna saper lottare contro la religione, e per questo bisogna spiegare materialisticamente l’origine della fede e della religione tra le masse”. Sappiamo che nelle società divise in classi la religione esiste come illusoria consolazione per le sofferenze tangibili e spesso terribili della vita reale: è “l’oppio dei popoli”, secondo la famosa definizione di Karl Marx. Per questo sappiamo che non si può semplicemente abolire la religione per decreto, tramite la propaganda, l’istruzione o la “guerra alla religione”, ma solo attraverso l’organizzazione e la presa di coscienza della classe operaia nella lotta di classe. L’eliminazione della religione richiede che gli esseri umani possano controllare le condizioni sociali (e naturali) della propria esistenza. Questo a sua volta richiede il rovesciamento del capitalismo con una rivoluzione proletaria che renda possibile la costruzione di una società comunista di abbondanza materiale, in cui le forze sociali ed economiche siano pianificate razionalmente dal popolo lavoratore e in cui la tecnologia e la scienza consentano di dominare quanto più possibile le forze della natura. La nuova umanità che crescerà nelle condizioni di una società di questo tipo, in cui le classi sociali, le divisioni nazionali, lo Stato repressivo e la soffocante istituzione della famiglia nucleare saranno state superate, non avranno più bisogno di alcuna religione. In ogni caso, l’esempio dell’Unione Sovietica e degli Stati operai deformati dell’Europa orientale, dimostra che è già sufficiente che lo Stato smetta di imporre valori e comportamenti religiosi, perché si sviluppino elevati tassi di ateismo tra la popolazione.
Nell’Italia di oggi, vi è un enorme contrasto tra la presa della Chiesa cattolica sulla vita politica e la crescente secolarizzazione della società, specialmente tra i giovani, molti dei quali ne hanno piene le tasche delle “ore di religione” e di certo non stanno ad aspettare che i preti gli dicano se e quando devono sposarsi, come devono vestirsi e quando e con chi fare sesso. Ma la religione continua egualmente ad avere un peso notevole nelle idee di molti di questi giovani. A destra, la religione viene utilizzata come “tradizione” sciovinista da agitare contro i milioni di immigrati non cattolici e al loro diritto di vivere in questo paese con pieni diritti di cittadinanza.
Da parte sua, per riconciliare la classe operaia con la ideologia dei suoi sfruttatori, la sinistra riformista diffonde da sempre il mito per cui, per quanto la Chiesa reale possa effettivamente essere orribile, corrotta o asservita ai potenti, il vero spirito del cristianesimo, “la dottrina sociale della Chiesa” deve essere una guida per gli operai. In un recente esempio lo scorso novembre, in un dibattito col vescovo di Asti organizzato da Rifondazione comunista, il segretario del Prc Ferrero ha ripetuto per l’ennesima volta che “la dottrina sociale Cattolica, con la sottolineatura della necessità di ridistribuire la ricchezza, di limitare il profitto, rappresenta un fatto positivo ed elemento di forte convergenza in una società che glorifica i ricchi e colpevolizza i poveri” (rifondazione.it, 16 novembre 2015). A questo riguardo lasceremo rispondere Karl Marx:
“I principi sociali del cristianesimo hanno avuto mille-ottocento anni di tempo per svilupparsi, e non hanno bisogno di essere ulteriormente sviluppati da consiglieri concistoriali prussiani. I principi sociali del cristianesimo hanno giustificato la schiavitù antica, esaltato la servitù della gleba medievale, e se necessario si prestano anche a difendere l’oppressione del proletariato, sia pure assumendo un’aria un po’ lamentosa. I principi sociali del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di una classe oppressa, e a favore di quest’ultima esprimono soltanto il pio desiderio che la prima voglia essere caritatevole. I principi sociali del cristianesimo trasferiscono in cielo la compensazione di tutte le infamie, come la intendono i consiglieri concistoriali, e giustificano così la continuazione di queste infamie sulla terra. I principi sociali del cristianesimo dichiarano che tutte le bassezze commesse dagli oppressori contro gli oppressi sono o giuste punizioni del peccato originale e di altri peccati oppure prove che il Signore impone ai redenti nella sua infinita saggezza. I principi sociali del cristianesimo predicano la viltà, il disprezzo di se stessi, la mortificazione, il servilismo, l’umiltà; insomma tutte le qualità della canaglia, e il proletario, che non si vuole far trattare da canaglia, ha molto più bisogno del suo coraggio, del suo senso di sicurezza, del suo orgoglio e del suo spirito d’indipendenza che del suo pane. I principi sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario.” (Karl Marx, “Il comunismo del Rheinischer Beobachter”, 1847)
Rinunciando alla concezione marxista della natura e della società, e persino al materialismo idealista dell’illuminismo, la sinistra riformista non ha niente da offrire a chi lotta per una trasformazione radicale e profonda della realtà. La Lega trotskista d’Italia si impegna a lottare per la liberazione degli oppressi dal giogo della religione. Come abbiamo scritto nell’articolo “Marxismo e religione” (Spartaco n.58, aprile 2001):
“Per conquistare una nuova generazione alla lotta per il socialismo, sulla base di una concezione materialista della società, i comunsti devono combattere instancabilmente la religione e tutte le altre forme di idealismo che fanno riferimento al sovrannaturale, spiegando che la libertà dall’oppressione appartiene a questo mondo, e non a un altro”.
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