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Spartaco n. 83 |
Aprile 2019 |
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La lotta dei gilet gialli ha scosso la Francia
Il proletariato deve mettersi alla testa della lotta contro il governo capitalista!
Riproduciamo di seguito una traduzione del supplemento a Le Bolchévik, giornale della Ligue Trotskyste de France, sezione francese della Lega comunista internazionale, distribuito alle manifestazioni dei gilet gialli.
6 dicembre 2018. L’aumento delle tasse sui carburanti deciso dal governo Macron ha fatto esplodere la collera accumulata da molto tempo. Introdotte in nome della “transizione energetica”, queste tasse regressive colpiscono tutti i lavoratori; non hanno altro fine che quello di ristabilire il tasso di profitto di un imperialismo francese in forte rallentamento di fronte ai suoi concorrenti. La lotta dei gilet gialli contro questa misura rozzamente elitista è nell’interesse della classe operaia. Il governo ha scatenato la sua macchina di repressione contro questo movimento: ci sono state centinaia di feriti e centinaia di arresti. Esigiamo la liberazione immediata di tutti gli arrestati e il ritiro delle accuse nei loro confronti! Di fronte alla popolarità dei gilet gialli, specialmente dopo la repressione, Macron ha cercato di smorzare la collera sospendendo e poi annullando le nuove tasse, una misura che è stata giustamente considerata come irrisoria.
I gilet gialli, socialmente e politicamente eterogenei, indipendenti dai sindacati e dai partiti della classe operaia, raccolgono nelle loro fila dei lavoratori (che lavorano soprattutto in piccole imprese, veri e propri deserti sindacali), una massa di pensionati spinti in miseria, e molti piccoli artigiani e lavoratori autonomi. Il movimento ha stabilito una lista di rivendicazioni che vanno molto oltre la questione dei carburanti. Queste rivendicazioni, alcune condivisibili altre propriamente reazionarie, riflettono la forza dirigente della piccola borghesia nella mobilitazione. Priva di interessi di classe specifici, la piccola borghesia oscilla tra le due classi fondamentali della società capitalista: la borghesia e la classe operaia.
Il movimento operaio deve cercare di prendere la testa delle proteste per dirigerle contro il vero responsabile: il capitalismo. La classe operaia con il suo lavoro crea i profitti che sono la ragione di esistenza del capitalismo. E’ la sola che abbia la forza di fermare il flusso dei profitti smettendo di lavorare. E’ la sola che abbia l’interesse storico di rovesciare il capitalismo e di sostituirvi il potere dei lavoratori.
Molti gilet gialli vedono soltanto i tanti tradimenti della burocrazia sindacale. Laurent Berger della Cfdt (Confédération française démocratique du travail) appoggia apertamente il governo e Philippe Martinez, il capo della Cgt (Confédération générale du travail), l’anno scorso fece appello a votare Macron, un tradimento anche se si candidava contro Le Pen. La direzione della Cgt ha voltato le spalle alla mobilitazione dei gilet gialli. Il primo dicembre, la manifestazione nazionale contro la disoccupazione della Cgt a Parigi ha marciato in direzione opposta ai gilet gialli! Ma i sindacati non sono fatti soltanto dalla loro dirigenza filocapitalista! Sono gli organi elementari per la difesa della classe operaia: senza sindacati i lavoratori si trovano atomizzati, una massa di individui impotenti di fronte ai capitalisti e al loro Stato, l’apparato di violenza fatto di poliziotti, giudici ed esercito, che impongono il dominio dei capitalisti.
L’indifferenza o l’ostilità verso i sindacati di molti gilet gialli riflette in parte la stessa debolezza dei sindacati, risultato degli attacchi sistematici contro di loro fatti da Macron e dai suoi predecessori, compresi i socialdemocratici del Partito socialista, che sono culminati nella liquidazione dello statuto dei ferrovieri la scorsa primavera. Ma ogni giorno nuovi settori della classe operaia iniziano a mettersi in moto contro il governo. I portuali e i lavoratori delle raffinerie hanno in programma degli scioperi per la prossima settimana e la Cgt e Fo (Force ouvrière) hanno parlato di uno sciopero a oltranza dei camionisti a partire da lunedì 10. Questi lavoratori hanno un enorme potere sociale e potrebbero anche lanciare un segnale ai ferrovieri e far rimangiare a Macron la sua “riforma” della Sncf (Société Nationale des Chemins de fer Français). Questa lotta può fermare sul nascere il piano del governo, che nel 2019 vorrebbe fare a pezzi il sistema sanitario, le pensioni e i sussidi di disoccupazione.
Serve una direzione dei sindacati che si basi sulla lotta di classe, in contrapposizione ai burocrati che hanno accettato l’idea che il capitalismo francese debba “modernizzarsi” per contrastare i suoi concorrenti. Martinez e soci vorrebbero solo che la cosa sia fatta, se possibile, senza torchiare troppo i lavoratori. Invece no, non è possibile. Anche le più piccole concessioni possono essere difese o strappate alle sanguisughe capitaliste solo con un’accanita lotta di classe.
Per un programma di lotta di classe!
La lotta per una direzione dei sindacati basata sulla lotta di classe va di pari passo con quella per un nuovo partito, un partito operaio rivoluzionario d’avanguardia, multietnico e multirazziale, un partito tribuno del popolo. E’ così che la classe operaia può mettersi alla testa della lotta di tutti gli oppressi per rovesciare il sistema capitalista, avanzando le proprie parole d’ordine e la propria prospettiva di classe in contrapposizione alla borghesia e al suo governo.
Serve un forte e generalizzato innalzamento di tutti i salari, con una scala mobile che recuperi l’inflazione. Per quanto riguarda la disoccupazione, serve una forte riduzione dell’orario di lavoro, senza perdite salariali, in modo da consentire l’assunzione di tutti i disoccupati e la divisione del lavoro tra tutta la manodopera disponibile. Bisogna estendere le condizioni lavorative e salariali conquistate dai sindacati nelle aziende più grandi a tutto l’indotto, ai lavoratori distaccati, agli interinali e ai precari, che vengono utilizzati a condizioni peggiori per dividere tra di loro i lavoratori. C’è un legame immediato tra una lotta per queste rivendicazioni e per la sindacalizzazione di tutti i lavoratori non sindacalizzati e la lotta per dei sindacati industriali che raccolgano in una sola organizzazione tutti i lavoratori di un determinato settore produttivo. E’ con queste rivendicazioni che sarà possibile rivitalizzare i sindacati.
La questione dei lavoratori distaccati pone la necessità di una lotta di classe per farla finita con l’Unione Europea (Ue) le cui direttive sono una macchina da guerra che tutti i Paesi membri, compresa la Germania e la Francia, utilizzano per distruggere le conquiste di tutti i lavoratori. L’Ue è un’alleanza capitalista reazionaria ed instabile a vantaggio degli imperialisti tedeschi e francesi, contro i loro rivali negli Stati Uniti e in Giappone. Abbasso l’Unione Europea e l’euro!
Questo pone anche la necessità di lottare per i pieni diritti di cittadinanza per tutti quelli che si trovano qui. E’ una misura vitale per l’unità della classe operaia e quindi per la sua capacità di lottare. I gilet gialli chiedono un trattamento decente per i richiedenti asilo, ma avanzano anche rivendicazioni degne della Le Pen, come l’espulsione dei richiedenti la cui domanda d’asilo è stata respinta o che i richiedenti asilo vengano parcheggiati nei campi dell’Onu: questo covo di briganti imperialisti e delle loro vittime. In contrapposizione a questi propositi anti-immigrati noi diciamo: nessuna espulsione!
Contro le rivendicazioni che avanziamo, i capitalisti grideranno che sono irrealistiche e impossibili. Se il capitalismo non è in grado di soddisfare le rivendicazioni indispensabili alla sopravvivenza stessa della classe operaia e degli oppressi, che muoia!
Abbasso Parcoursup! Abbasso le tasse d’iscrizione all’università!
Nelle grandi città e in molti quartieri operai a forte componente d’origine maghrebina e africana, sbirri e gendarmi rastrellano a suon di manganellate e lacrimogeni gli studenti che iniziano a scendere in strada in solidarietà con i gilet gialli e per protestare contro il dispositivo macronista denominato Parcoursup, che impone una selezione razzista dell’accesso all’università. Il movimento operaio deve difendere i giovani dei quartieri! Abbasso Vigipirate! Abbasso la guerra razzista “contro il terrorismo”!
Il governo ha appena annunciato, en passant, di voler decuplicare le spese d’iscrizione all’università per gli studenti stranieri, un primo passo verso la generalizzazione e l’esclusione dall’insegnamento superiore dei giovani provenienti da famiglie povere. Questo in un Paese come la Francia che, tra tutti i Paesi del mondo capitalista sviluppato, è tra quelli in cui esiste la maggior diseguaglianza in termini di educazione! Per un’istruzione pubblica, di qualità, aperta a tutti, con o senza diploma di maturità, gratuita e con borse di studio adeguate!
Polizia e fascisti: nemici della classe operaia (e dei gilet gialli)
Stando alle cifre da loro stessi dichiarate, il primo dicembre a Parigi, i poliziotti hanno usato 140 mila litri di acqua pressurizzata e 13.500 granate di varia natura contro forse 10 mila manifestanti! Tutta questa repressione dimostra a cosa servono i poliziotti: sono i cani da guardia del capitale, il cuore dello Stato capitalista. Quando i gilet gialli chiedono che siano “destinati i mezzi necessari alla giustizia, alla polizia, alla gendarmeria e all’esercito”, stanno chiedendo dei mezzi di repressione che verranno utilizzati contro loro stessi. Poliziotti, guardie carcerarie, doganieri e vigili urbani non dovrebbero avere alcun posto all’interno delle confederazioni sindacali operaie, comprese la Cgt e Sud (Union syndicale solidaires). Non sono lavoratori!
Un fascista notorio, Yvan Benedetti, capo dell’ultra-petainista [Pétain, capo di Stato francese collaborazionista dei nazisti nella Seconda guerra mondiale] uvre française (messa al bando nel 2013) è stato riconosciuto mentre si aggirava in gilet giallo nei dintorni dell’Arco di trionfo, il primo dicembre e si è preso qualche cazzotto ben assestato in faccia. Se la classe operaia scendesse veramente in lotta sotto le sue bandiere e i poliziotti si mostrassero insufficienti, la borghesia non esiterà a scatenarle contro le sue truppe d’assalto extraparlamentari, gli assassini fascisti. La ragion d’essere dei fascisti è la distruzione fisica del movimento operaio, sono i pogrom razzisti e la borghesia francese è disposta a tutto pur di salvare il suo potere in quanto classe. La classe operaia deve mobilitarsi alla testa di tutte le vittime designate dai fascisti per far ritornare questa peste in camicia nera nelle fogne da cui è uscita, prima che possa crescere.
Ecologia e tasse sul carburante
La sinistra ricicla da anni tutte le cantilene per la tassazione dei carburanti con la sua infatuazione per la “lotta contro il cambiamento climatico”. Il cambiamento climatico esiste e l’attività umana vi svolge senza dubbio un ruolo, ma quando il governo capitalista di Macron dice di preoccuparsene, può essere solo in virtù del piano di produzione dei veicoli ibridi di Peugeot, che verranno messi in vendita dal 2019 e per riempire le casse dello Stato per finanziare nuovi regali ai padroni.
Il Pcf (Parti communiste français) “ecomunista”, nel suo recente congresso ha gettato definitivamente alle ortiche la falce e il martello a favore di un emblema che contiene
una foglia. Per quanto riguarda il Npa (Nouveau parti anticapitaliste), discute con la massima serietà la necessità della decrescita, mentre a decrescere ogni giorno sono le porzioni nei piatti dei lavoratori e dei poveri. La tendenza “Anticapitalismo e rivoluzione” del Npa, benché meno “verde” della cricca di Besancenot, da parte sua ha proposto all’ultimo congresso del Npa un “programma di transizione anticapitalista centrato sulla messa in discussione delle fonti energetiche inquinanti”.
Il movimento operaio potrà elaborare dei piani volti ad attenuare l’impatto del cambiamento climatico solo nel quadro di un’economia mondiale riorganizzata su basi socialiste: quando avrà preso il potere e si sarà messo all’opera per riassorbire la miseria a scala mondiale grazie ad una crescita qualitativa delle forze di produzione (si legga “Capitalismo e riscaldamento globale”, Spartaco n.74, aprile 2011).
Contro il populismo borghese, serve un partito operaio leninista!
Oggi per la prima volta il movimento operaio si vede marginalizzato da una mobilitazione di questa portata contro il governo. Se la cosa non cambia, i vincitori politici rischiano di essere i populisti borghesi, che sono nemici della classe operaia, che si tratti dei razzisti fascistoidi della Le Pen, o dei seguaci di Mélenchon. Da anni Mélenchon sostiene che il suo movimento difende gli interessi “del popolo”, nel tentativo di far scomparire la divisione della società in due classi fondamentali.
Gli interessi “del popolo”: che ironia! I seguaci di Mélenchon nel 2017 hanno condotto una campagna per la “pianificazione ecologica” in cui esigevano di “intraprendere l’uscita dal diesel”. Ardenti difensori delle istituzioni capitaliste, adesso cercano di incanalare la collera popolare in direzione di nuove elezioni. Come ha detto un gilet giallo: “ci chiedono di scegliere tra peste e colera! (L’Humanité, 3 dicembre). E’ proprio questo il ruolo delle elezioni sotto il capitalismo: decidere ogni tre o sei anni quali membri della classe dominante debbano “rappresentare” e calpestare il popolo in parlamento.
I gilet gialli gridano: “Macron dimettiti”, ma se la classe operaia non prende la testa della lotta per rovesciare il capitalismo, le dimissioni di Macron non porteranno ad altro che alla sua sostituzione con uno dei suoi cloni o con un (o una) demagogo populista. La crisi sociale esige con urgenza una nuova direzione della classe operaia, una direzione rivoluzionaria. Noi lottiamo per costruire questo partito rifacendoci al modello del Partito bolscevico di Lenin e Trotsky che guidò la prima rivoluzione proletaria vittoriosa, quella russa dell’Ottobre del 1917. Bisogna riforgiare la Quarta internazionale!
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