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Spartaco n. 75

Gennaio 2012

Le donne rivoluzionarie della Comune

Donne e Rivoluzione

Gli storici, sia quelli che sostengono la Comune sia quelli che la disprezzano, hanno scritto molto riguardo alla donne che vi presero parte. I ritratti delle donne sono divenuti a tutti gli effetti una metafora dell'atteggiamento complessivo verso la Comune. Per la borghesia, le comunarde erano delle virago impazzite “ubriache d'odio”. Le descrizioni di sgualdrine assetate di sangue culminarono nell'immagine preferita della borghesia, quella delle pétroleuses (incendiarie), le figure immaginarie di comunarde fanatiche che, negli ultimi giorni della Comune, coi figli innocenti sulle spalle, incendiavano i grandi palazzi di Parigi. Con queste invenzioni la borghesia cercò di nascondere quello che era veramente successo: la borghesia annegò in un fiume di sangue decine di migliaia di proletari, di donne e di bambini.

La figura di donna più celebre ed eroica, Louise Michel, incarnò l'ardente determinazione della Comune. Era anarchica e seguace di Bakunin. Fu presente la mattina del 18 di marzo, ad incitare i parigini dopo aver visto le truppe di Thiers a Montmartre. Si offrì volontaria per assassinare Thiers a Versailles, dove risiedeva il governo borghese reazionario. Riuscì persino ad arrivarci, riportando dei giornali per provare ai compagni che era capace di attuare il suo piano. Fu infermiera nelle compagnie di ambulanze e combattente al Forte di Issy e sulle barricate. Al processo, dopo la sconfitta della Comune, tenne un atteggiamento di sfida e rimase politicamente attiva per tutta la vita. In seguito, la borghesia francese ha cercato di sterilizzarne l'immagine per farne una femminista innocua.

Tuttavia Michel non ebbe un ruolo centrale nella formazione dell'Unione delle donne per la difesa di Parigi e l'aiuto ai feriti. L'Unione fu una delle espressioni politiche più avanzate della coscienza rivoluzionaria della classe operaia nella Comune. Essa seppe guidare e organizzare il profondo fermento popolare tra le donne, perché i suoi principi riflettevano la prospettiva rivoluzionaria dell'ala marxista della Prima internazionale. L'Unione delle donne divenne l'anello di congiunzione tra le donne della città e il governo della Comune. Nessun altro gruppo godette di un'influenza estesa a tutta la città ed altrettanto duratura, a partire dalla sua fondazione in aprile fino alla caduta della Comune sulle barricate.

Le forze motrici dell'Unione delle donne furono Elisabeth Dmitrieff e Nathalie Le Mel. Dmitrieff, ventenne russa, fu mandata a Parigi da Marx poco prima della nascita della Comune. Si fece avanti e divenne una delle principali portavoce delle donne e delle propagandiste della prospettiva socialista. Assieme a lei operò Nathalie Le Mel, militante attiva della Prima internazionale e con un passato di dirigente di scioperi del sindacato dei rilegatori.

L'11 aprile del 1871, il Journal Officiel della Comune dedicò gran parte della prima pagina ad un appello di “un gruppo di cittadini” alle donne democratiche di Parigi. L'appello chiedeva alle donne di partecipare ad una riunione che si sarebbe tenuta la sera per costituire “un movimento di donne per la difesa di Parigi”. L'appello esprimeva anche il bisogno “della collaborazione attiva di tutte le donne di Parigi che capiscono (...) che l'attuale ordinamento sociale porta in sé i semi della povertà e della morte di libertà e giustizia. Che perciò aspirano all'avvento del regno del lavoro e dell'eguaglianza”. L'appello aggiungeva che il governo di Versailles non era l'unico colpevole del tradimento di Parigi, ma che lo erano anche “i privilegiati (...) che hanno sempre vissuto del sudore [del popolo] e che si sono ingrassati sulla sua miseria”. La guerra civile era “l'atto conclusivo dell'eterno antagonismo tra il diritto e il potere, tra il lavoro e lo sfruttamento, tra il popolo e i suoi carnefici!”

Con la sua prima riunione, l'Unione delle donne propose al Comitato esecutivo della Comune di aiutare materialmente l'istituzione di strutture in ogni consiglio comunale di arrondissement (distretto) e di sussidiare la stampa di circolari, manifesti e la distribuzione di avvisi. Il Comitato esecutivo intraprese immediatamente l'attuazione delle proposte della riunione, stampando sul Journal Officiel del 14 aprile il testo integrale dell'Indirizzo dell'Unione, accompagnato da un riassunto delle decisioni prese dall'assemblea.

L'Indirizzo evidenzia quale fosse l'idea dell'Unione delle donne sull'origine dell'oppressione femminile. Accanto al nome di sei delle sette firmatarie fu apposto il titolo di ouvrière (operaia) ad indicarne l'origine proletaria. L'Indirizzo si riferiva alla Comune come ad un governo il cui obiettivo finale doveva essere l'abolizione di ogni forma di diseguaglianza sociale, compresa la discriminazione delle donne. Cosa fondamentale, esso descriveva la discriminazione delle donne come uno strumento per mantenere il potere delle classi dominanti:

“La Comune, che rappresenta il principio dell'estinzione di ogni privilegio e diseguaglianza, dovrà perciò considerare tutte le legittime proteste di ogni settore della popolazione, senza alcuna discriminazione di genere, discriminazioni che sono state create e perpetuate al fine di mantenere i privilegi della classe dominante. Il successo nella lotta in corso, il cui obiettivo è (...) infine quello di rigenerare la società, assicurando il dominio di lavoro e giustizia, è altrettanto importante per le donne che per gli uomini di Parigi” (Citato da Eugene Schulkind, “Socialist Women During the 1871 Paris Commune” [Donne socialiste nella Comune di Parigi del 1871], Past & Present, febbraio 1985).

Ogni militante dell'Unione delle donne doveva contribuire dieci centesimi e riconoscere l'autorità del Comitato centrale dell'Unione. I comitati di arrondissement costituiti dall'Unione delle donne avevano una presidente a rotazione, coadiuvata da un comitato che poteva essere revocato dai militanti. Tra le funzioni dei comitati di arrondissement vi era il reperimento di personale non religioso per gli istituti di assistenza come gli orfanotrofi e gli ospizi per gli anziani.

L'Unione delle donne interveniva anche nei club politici che avevano occupato le chiese e si erano trasformati in assemblee di massa e in centri di organizzazione delle donne e degli uomini di Parigi. Quando le donne salivano sui pulpiti, le assemblee risuonavano dell'odio diffuso per la Chiesa. In un'assemblea una donna suggerì che (secondo i suoi calcoli) per costruire le barricate, invece dei sacchi di sabbia si sarebbero potuti usare i corpi di 60 mila preti di Parigi.

Il 16 aprile, la Comune autorizzò la trasformazione delle officine abbandonate in cooperative di proprietà degli operai. Subito dopo l'approvazione del decreto, associazioni operaie di ogni sorta furono invitate a Parigi dalla Commissione per il lavoro e lo scambio, per contribuire a pianificarlo e tradurlo in pratica. L'invito della Comune era rivolto ad unioni ed associazioni “di entrambi i sessi” e si rivolgeva esplicitamente alle “cittadine, la cui devozione alla rivoluzione sociale è inestimabile, per non parlare della questione importantissima dell'organizzazione della produzione”.

Léo Frankel, un marxista ungherese membro della Prima internazionale, diresse la Commissione per il lavoro e lo scambio della Comune. Egli rappresentò il principale legame tra la direzione della Comune e l'Unione delle donne, cui fornì denaro e assistenza. La Commissione per il lavoro e lo scambio consentì all'Unione delle donne di applicare i suoi piani per delle cooperative femminili, al posto di quello che la Commissione aveva tracciato prima della creazione dell'Unione. A metà maggio, un comitato di nove rappresentanti di organizzazioni operaie, di cui faceva parte Nathalie Le Mel per il Comitato esecutivo dell'Unione delle donne, si incontrò per coordinare le rispettive attività.

L'Unione invitava le donne a riunirsi e a formare associazioni per la gestione delle officine in tutti i settori in cui tradizionalmente lavoravano le donne, come la cucitura, la lavorazione delle penne, dei fiori artificiali e le lavanderie. In un piano presentato alla Commissione per il lavoro e lo scambio, l'Unione delle donne spiegò quali riteneva dovessero essere gli obiettivi della Comune. Affermarono che “la rivoluzione del 18 marzo rappresenta il momento storico in cui il proletariato ha (...) condotto a termine la sua lotta secolare per l'eguaglianza sociale”, aggiungendo che “per gettare saldamente le fondamenta della nuova organizzazione politica che ne è il necessario prerequisito, la Comune deve completare la parziale vittoria del popolo, senza limitarsi ai bisogni più urgenti della difesa militare, ma imboccando in maniera inequivocabile la strada della riforma sociale” (citato in Schulkind, ibidem). Vi sono delle evidenze che furono costituite delle officine per produrre munizioni, sacchi di sabbia e uniformi.

La sezione francese della Prima internazionale era dominata dalle idee reazionarie sulle donne di Pierre-Joseph Proudhon. Proudhon aveva predicato la triplice inferiorità delle donne per presunte ragioni fisiche, intellettuali e morali. Per “provare” che la subordinazione delle donne era inevitabile fece ricorso a delle fanfaronate pseudoscientifiche. E' quindi ancor più significativo che la Comune si sia liberata di questa filosofia retrograda, per lottare per la completa eguaglianza di uomini e donne. Ciò non significa che non vi fossero ancora molte idee arretrate nelle masse parigine. Ma a dispetto dell'influenza del bigottismo misogino, la Comune conferì alle donne incarichi di responsabilità, le incaricò di amministrare istituti di assistenza, le inviò in missioni di comunicazione nelle città di provincia e le incluse nelle commissioni per la riforma dell'educazione e per l'apertura di nuove scuole per le giovani, come le scuole per il disegno industriale.

Nel mese di maggio apparvero dei cartelli che chiedevano la pace con Versailles, firmati da un gruppo di cittadine anonime. Due giorni dopo, l'Unione delle donne rispose con un suo manifesto, in cui denunciava il “gruppo anonimo di donne reazionarie” che aveva scritto quel “proclama sconvolgente”. Scrivendo nel nome della “rivoluzione sociale, del diritto al lavoro, all'eguaglianza e alla giustizia”, il manifesto fustigò le donne che chiedevano la riconciliazione con i “vili assassini” di Versailles. Il manifesto ribadiva l'idea dell'Unione delle donne per cui la guerra civile era un conflitto di classe.

Una nota finale tragica sta nel fatto che il giorno prima dell'ingresso in città delle truppe di Versailles che avrebbero schiacciato la Comune, l'Unione delle donne intendeva inaugurare la Camera federale delle lavoratrici, al fine di riorganizzare il lavoro delle donne in base ad una confederazione di associazioni di lavoratrici. Al suo posto, l'Unione dovette organizzare le donne che si recarono sulle barricate, dove molte incontrarono la loro ultima ora.

Pochi mesi dopo il massacro della Comune, Léo Frankel scrisse in un giornale repubblicano una condanna appassionata di chi si opponeva all'eguaglianza delle donne:

“Le donne vengono private dei loro diritti in base alla pretesa per cui le loro facoltà fisiche e mentali sarebbero inferiori a quelle degli uomini, perché la natura avrebbe designato le donne ad essere madri, mogli e casalinghe. Perciò tutte le nostre leggi ed istituzioni considerano le donne inferiori agli uomini, serve degli uomini. Tutte le obiezioni addotte contro l'eguaglianza di uomini e donne, sono analoghe a quelle che vengono addotte contro l'emancipazione della razza nera (...) Prima si accecano le persone, poi si racconta loro che sono cieche dalla nascita” (citato da Schulkind, ibidem).

In una lettera al Dr. Ludwig Kugelmann, datata 17 aprile 1871, Marx si oppose alla posizione disfattista che bisogna prendere le armi solo quando la vittoria è sicura. Fece con forza il punto che la direzione politica è cruciale. I marxisti Léo Frankel ed Elisabeth Dmitrieff intervennero nella breve stagione della Comune con un programma rivoluzionario proletario. Consapevoli del loro obiettivo, una società egualitaria senza classi, contribuirono a creare le basi delle lotte future della classe operaia. Marx scrisse:

“Sarebbe del resto assai comodo fare la storia universale, se si accettasse battaglia soltanto alla condizione di un esito infallibilmente favorevole. D’altra parte, questa storia sarebbe di natura assai mistica se le ‘casualità’ non vi avessero nessuna parte. Queste casualità rientrano naturalmente esse stesse nel corso generale della evoluzione e vengono a loro volta compensate da altre. Ma l’accelerazione e il rallentamento dipendono molto da queste ‘casualità’ tra cui figura anche il ‘caso’ del carattere delle persone che si trovano da principio alla testa del movimento (...) Qualunque sia il risultato immediato, un nuovo punto di partenza di importanza storica universale è conquistato”.

 

Spartaco N. 75

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