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Spartaco n. 72 |
Marzo 2010 |
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Germania Est 1989
La lotta dei trotskisti contro la controrivoluzione capitalista
Lo scorso novembre i governanti imperialisti hanno festeggiato il ventesimo anniversario dell’apertura del Muro di Berlino, nella ex Germania orientale (Ddr). I governanti borghesi dipingono falsamente questo avvenimento e quelli che ne seguirono, per farli sembrare espressione di un anelito delle masse tedesco orientali verso le presunte gioie del capitalismo e un rifiuto senza condizioni del socialismo e del comunismo. La realtà fu molto diversa, come descrive chiaramente l’articolo che riproduciamo, scritto dai nostri compagni della Trotzkistische Liga Deutschlands (Tld, ora divenuta Spartakist-Arbeiterpartei Deutschlands). Questa dichiarazione fu pubblicata pochi giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre del 1989, e ne furono distribuite più di 200.000 copie.
La Ddr era uno Stato operaio burocraticamente deformato, che noi trotskisti abbiamo difeso contro gli attacchi imperialisti e la controrivoluzione interna. Nella Ddr, come in gran parte dell’Europa dell’Est, il capitalismo era stato rovesciato a seguito della sconfitta della Germania nazista nella Seconda guerra mondiale, per mano dell’Arma-ta rossa sovietica. Ma la Ddr era governata da una burocrazia stalinista parassitaria. Sulla base del loro dogma del “socialismo in un paese solo”, gli stalinisti si opponevano all’estensione internazionale della rivoluzione proletaria, mentre sul piano interno sopprimevano ogni espressione politica indipendente della classe operaia.
La fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta videro lo sgretolamento del potere stalinista in Europa orientale e in Unione Sovietica. Nella Ddr le prime importanti proteste iniziarono nell’ottobre del 1989 e crebbero di settimana in settimana. Alla fine del mese, Erich Honecker, capo del Partito di unità socialista (Sed) e governante stalinista dalla linea dura, fu estromesso dal potere. Il 4 novembre a Berlino Est sfilò una manifestazione di un milione di persone. Al contrario di quanto sostiene l’attuale mitologia capitalista, si vedevano molti striscioni e sentivano molti slogan filosocialisti come “Per gli ideali comunisti! No ai privilegi!” Le alternative che gli operai della Ddr si trovarono di fronte furono la rivoluzione politica proletaria, cioè la cacciata della burocrazia da parte della classe operaia, che avrebbe preso il potere nelle sue mani, o la controrivoluzione capitalista, vale a dire la conquista della Ddr da parte della borghesia tedesca occidentale.
La Lci, che si batteva per attuare una rivoluzione politica operaia, parte della lotta per la riunificazione rivoluzionaria della Germania sotto il potere della classe operaia, intraprese il più vasto e prolungato intervento della nostra storia. All’inizio di dicembre iniziammo a pubblicare un quotidiano, Arprekorr (Corrispondenze operaie). Nella Ddr Arprekorr veniva diffuso da gruppi di giovani e di operai, molti dei quali abbiamo poi organizzato negli Spartakist-Gruppen, gruppi spartachisti.
Il culmine della lotta fu una manifestazione di fronte unico contro la profanazione da parte di fascisti del memoriale di guerra sovietico e in difesa dello Stato operaio deformato della Ddr, che il 3 gennaio del 1990 vide circa 250.000 persone manifestare al Parco di Treptow, a Berlino Est. Il nostro appello a protestare venne fatto proprio dal partito stalinista al governo, che temeva il crescente impatto delle nostre idee politiche. A Treptow, per la prima volta dopo 60 anni, i trotskisti poterono parlare di fronte alle masse in uno Stato operaio. I manifestanti e quelli che seguirono la manifestazione alla radio e alla televisione, si trovarono di fronte due programmi contrapposti: quello degli stalinisti della Sed e quello dei trotskisti della Lci. Nonostante le ostili interruzioni degli stalinisti, Renate Dahlhaus della Tld dichiarò: “La nostra economia soffre per gli sprechi e l’invecchiamento. La dittatura di partito della Sed ha dimostrato di essere incapace di contrastarli”. Abbiamo fatto appello a forgiare un partito comunista egualitario e al potere di consigli di operai e soldati.
La mobilitazione di Treptow pose la possibilità di una resistenza operaia organizzata alla corsa degli imperialisti per l’annessione capitalista della Ddr. Per questo fu un punto di svolta. Dopo Treptow la borghesia della Germania Ovest e il partito socialdemocratico tedesco occidentale (Spd) lanciarono una violenta campagna anticomunista che ebbe impatto sulla popolazione. Questi eventi spinsero il dirigente sovietico Mikhail Gorbaciov a lasciar affondare la Ddr, accelerando notevolmente il calendario della riunificazione capitalista. La borghesia della Germania orientale, nel suo blitzkrieg controrivoluzionario, mise in campo miliardi di marchi in Germania Est. Sotto l’impatto dell’offensiva borghese, le elezioni per la Volkskammer (il parlamento tedesco orientale) del marzo del 1990 divennero un referendum sulla riunificazione capitalista. L’85 percento della popolazione, demoralizzata e disorientata dai vili tradimenti della burocrazia stalinista, votò per una delle due coalizioni, quella socialdemocratica o quella democristiana. La controrivoluzione aveva vinto, segnando un’amara sconfitta per la classe operaia, non solo della Germania Est ma di tutto il mondo.
Noi della Lci fummo i soli a batterci fino all’ultimo contro la controrivoluzione capitalista, nella Ddr, nel resto dell’Europa dell’Est ed in Unione Sovietica. Al contrario, la maggioranza della sinistra festeggiò, comportandosi come socio di minoranza della corsa imperialista alla restaurazione del capitalismo e schierandosi apertamente con le forze della controrivoluzione “democratica”. Molti di quegli stessi gruppi oggi versano lacrime di coccodrillo sulla povertà che regna nell’Europa orientale, ma nascondono il loro ruolo, che ha contribuito a determinare questa catastrofe.
Per esempio in Italia, gli pseudotrotskisti (i predecessori di Sinistra critica, del Partito Comunista dei Lavoratori, del Partito di alternativa comunista e Falcemartello), dopo aver sostenuto Solidarnosc, il“sindacato” controrivoluzionario in Polonia e dopo aver chiesto il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afganistan, si rifiutarono di lottare per impedire la controrivoluzione capitalista in Germania Est, perché non volevano inimicarsi la loro vera ragion d’essere, la socialdemocrazia, cavallo di troia della controrivoluzione. A seguito della controrivoluzione in Germania Est, il Pci si sciolse dando origine al Partito dei democratici di sinistra che abbracciò apertamente la menzogna borghese della “morte del comunismo” dopo la riunificazione capitalista della Germania, e Rifondazione comunista che lo fece qualche mese dopo sostenendo la controrivoluzione di Eltsin in Urss.
Noi della Lci eravamo perfettamente consapevoli del fatto che il nostro intervento nella Ddr era parte integrante della lotta per una rivoluzione politica proletaria anche nell’Urss. A sua volta la sconfitta nella Ddr facilitò l’ascesa nel 1991-92 della controrivoluzione in Unione Sovietica, la patria della Rivoluzione bolscevica del 1917. La controrivoluzione, una sconfitta senza precedenti per i lavoratori di tutto il mondo, devastò le vite delle classi lavoratrici dell’Unione Sovietica e del resto dell’Europa orientale, portando con sé una povertà stridente, disoccupazione di massa e guerre fratricide. I risultati catastrofici non si limitarono all’ex Unione Sovietica. A livello ideologico, la coscienza degli operai di tutto il mondo è stata rigettata indietro, anche se in maniera disomogenea, al punto che gli operai politicamente avanzati non identificano più le proprie lotte con gli obiettivi del socialismo.
Il crollo del potere della burocrazia e il trionfo della controrivoluzione confermarono l’avvertimento del dirigente bolscevico Leon Trotsky, che la bancarotta politica dello stalinismo rappresentava un pericolo mortale per le conquiste storiche della classe operaia. Rifacendosi a Marx, Trotsky sottolineò il fatto che uno Stato operaio isolato non avrebbe potuto sopravvivere a lungo termine, perché il suo livello di produttività economica non avrebbe potuto elevarsi al di sopra di quello degli Stati capitalisti imperialisti avanzati, votati alla sua distruzione. Il mantenimento del potere proletario in Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est richiedeva la sua estensione internazionale con la rivoluzione socialista mondiale.
Come scrivemmo nel documento principale adottato dalla Seconda conferenza internazionale della Lci nel 1992 “Per il comunismo di Lenin e Trotsky!”:
“Fin dall’inizio siamo stati impegnati in una lotta politica col regime stalinista che abdicava, sul futuro della Rdt. Mentre noi facevamo appello ad un governo dei consigli operai, gli stalinisti agivano coscientemente per impedire una insurrezione operaia, smobilitando tutte le unità armate che, come risultato della nostra iniziale propaganda, avevano formato consigli di soldati. C’era in effetti un conflitto, per quanto caratterizzato dalla sproporzione delle forze, tra il programma della Lci di rivoluzione politica e il programma stalinista di capitolazione e controrivoluzione. (
) Gli operai di tutto il mondo, e noi con loro, hanno subito una grave sconfitta con la vittoria del Quarto Reich. Ma noi abbiamo lottato”.
Per un partito operaio leninista-trotskista!
Soviet operai al potere in tutta la Germania!
Gli operai che in tutto il mondo aspirano alla rinascita del comunismo autentico, guardano ai drammatici avvenimenti che si svolgono in Germania Est. Alla gigantesca manifestazione di Berlino Est del 4 novembre, uno striscione, riprendendo uno slogan del Kpd [il Partito comunista tedesco] degli anni Venti, proclamava: “La Russia è stata la scintilla, la Germania sarà la fiamma”. Gli sviluppi nella Ddr mettono all’ordine del giorno la possibilità di una rivoluzione politica proletaria. Vale a dire la cacciata della burocrazia stalinista e la sua sostituzione con dei veri soviet operai, come quelli istituiti dalla Rivoluzione d’Ottobre, sulla base della proprietà collettivizzata. Ciò a sua volta potrebbe essere una scintilla per la rivoluzione socialista nell’Ovest capitalista.
La sera del 9 novembre, gli abitanti di Berlino Est hanno attraversato in massa il confine verso Berlino Ovest. Ma con pochissime eccezioni, sono tutti rientrati. Kohl ha cercato di parlare ad un “presidio per la vittoria” a Berlino Ovest, ma è stato sommerso dai fischi e dalle proteste. Quando ha cercato di intonare il coro dell’inno “Deutschland, Deutschland über alles”, Brandt, Momper e soci lo hanno seguito, ma sono stati sommersi dai fischi e dalle proteste. Un tentativo dei nazisti di sfilare di fronte alla Porta di Brandenburgo con alla testa il Führer dei Republikaner, Schönhuber è stato impedito da una folla che gridava “Via i nazisti!” Gli operai tedeschi orientali sono felici per la caduta del Muro, ma non vogliono una riunificazione capitalista revanscista.
Il 4 novembre un cartello diceva: “Ungheria ’56, Cina ’89” e la burocrazia era perseguitata dallo spettro del 17 giugno del 1953, dell’insurrezione degli operai della Germania Est, la prima in Europa orientale contro il dominio burocratico stalinista. I revanscisti della Germania Ovest hanno cercato di usurpare il 17 giugno e la burocrazia tedesco orientale ha sparso menzogne analoghe sull’insurrezione. Ma essa appartiene alla classe operaia tedesca. Quel giorno gli operai della Germania orientale hanno fatto appello ai loro fratelli e sorelle di classe in occidente perché si sollevassero contro i loro padroni capitalisti. Alla stazione ferroviaria di Halle, gli operai accolsero un treno proveniente dall’Ovest con uno striscione che diceva: “Noi stiamo ripulendo casa nostra a Pankow [Berlino Est], voi ora spazzate via la feccia a Bonn”. Ulbricht fu salvato solo dai carri armati sovietici. In ogni caso, quello che serviva allora quanto oggi è la fraternizzazione con l’Armata rossa. Ora che i minatori stanno scioperando dalla Siberia alla Slesia, contro i danni delle “riforme di mercato”, gli operai della Germania Est possono fare causa comune con i loro compagni di classe e diventare il trampolino per la rivoluzione politica proletaria in tutta l’Europa orientale e in Unione Sovietica.
L’Armata rossa distrusse il regime nazista e stabilì uno Stato operaio burocraticamente deformato ad Est dell’Elba. Ma la ripresa del nazionalismo tedesco e del terrorismo fascista non si sono limitati allo Stato erede diretto del Terzo Reich, la Germania Ovest. Lì le prime vittime del terrorismo fascista sono i lavoratori immigrati. E adesso attacchi del genere, ad esempio contro i lavoratori vietnamiti, avvengono anche nella Germania Est. L’ostilità nei confronti dei lavoratori immigrati, come i polacchi, si è espressa persino nelle manifestazioni di protesta di massa, come a Dresda. Invece, come diceva uno striscione il 4 novembre, “Per gli ideali comunisti! No ai privilegi!”, cioè: pieni diritti di cittadinanza per i lavoratori immigrati, ad Est come ad Ovest!
Oggi un’ala delle forze di sicurezza della Germania orientale mostra di appoggiare il revanscismo e la restaurazione capitalista, sotto gli auspici del nazionalismo tedesco, clonando una nuova generazione di skinhead e altra feccia terrorista fascista, di cui la burocrazia fa di tutto per negare l’esistenza. Alla manifestazione del 4 novembre lo striscione di un contingente antifascista diceva: “Weimar: 160 naziskin hanno organizzato una caccia all’uomo”. Persino la periferia di questa enorme manifestazione era infestata di fascisti, sia dell’Ovest che dell’Est. Così come gli operai russi devono distruggere Pamyat, gli operai e le minoranze nella Germania Est ed Ovest farebbero bene a schiacciare adesso questi vermi!
Il 10 novembre, una manifestazione di 50.000 militanti della Sed [Partito di unità socialista] a Berlino Est ha rivendicato “Nessuna svendita della Ddr”, una “vera pianificazione” e il “ritorno a Lenin”. Stalin ha fatto sì che l’espressione pianificazione centralizzata diventasse una parolaccia. L’economia della Germania orientale è la più riuscita nell’Europa dell’Est. Può darsi che gli operai scandiscano slogan come “Gorby, Gorby, aiutaci”. Ma in generale hanno rifiutato la “perestroika” e il “socialismo di mercato” di Gorbaciov, che hanno portato una crescente povertà e conflitti nazionali dai Balcani al Baltico e al Caucaso. Gli operai tedeschi orientali non vogliono rinunciare alle conquiste sociali che hanno ottenuto. I tentativi di mettere in piedi dei “sindacati liberi” anticomunisti sulla falsariga di Solidarnosc sono falliti.
Gli operai della Ddr hanno seguito con attenzione gli scioperi dei minatori sovietici contro la perestroika. I comitati di fabbrica organizzati dai minatori sono il nucleo di autentici soviet operai, che sono la questione fondamentale se la classe operaia vuole controllare la pianificazione economica. Anche se nelle fabbriche c’è enorme fermento, la classe operaia rimane politicamente atomizzata, ad esempio non ci sono ancora stati scioperi, che rivestirebbero immediatamente una portata politica. Bisogna costituire dei consigli operai al punto di produzione, per controllare quantità e qualità. Le analisi computerizzate di input ed output (sviluppate dall’economista russo Leontief) possono consentire investimenti in linea con la crescita controllata democraticamente di investimenti e consumi.
Venerdì [9 novembre] quando il Muro ha cominciato a cadere, la borsa tedesca occidentale è salita, perché i banchieri di Francoforte e i loro fantocci dell’Spd [il partito socialdemocratico], sognano di dissanguare la Germania Est come hanno fatto con la Polonia e con l’Ungheria. Per difendere la proprietà collettivizzata e attaccare il mercato mondiale, alla Germania Est serve una valuta stabile facilmente convertibile (basata cioè sullo standard aureo, come i chervonet sovietici del 1923). In ogni caso, uno Stato operaio rivoluzionario isolato nella Germania Est sarebbe comunque minacciato dalla forza delle merci a basso costo, come aveva previsto Marx.
Non può esistere un autentico socialismo in mezzo paese, che si trova di fronte un vicino imperialista economicamente molto più forte. Quando ha parlato dal palco della gigantesca manifestazione del 4 novembre, lo scrittore Stefan Heym ha avuto una risposta entusiasta quando ha detto che “Il socialismo, non quello stalinista ma quello vero, che vogliamo finalmente costruire nell’interesse nostro e di tutta la Germania, è inconcepibile senza democrazia”. La difesa della proprietà collettivizzata nella Germania orientale richiede la sua estensione all’Ovest. Ciò significa l’espropriazione dei banchieri di Francoforte con la rivoluzione proletaria nell’Ovest, di cui parte cruciale sono gli operai immigrati. Noi trotskisti rivendichiamo la riunificazione rivoluzionaria della Germania, con la rivoluzione socialista nell’Ovest e la rivoluzione politica proletaria nell’Est. Dato il peso strategico della Germania in Europa, la riunificazione può avvenire solo come parte degli Stati Uniti socialisti d’Europa, a meno di non volere ricostruire un mostro imperialista.
Le grandi manifestazioni di protesta, impressionanti per la loro disciplina, restano dominate da forze piccolo-borghesi come Neues Forum e i socialdemocratici (Sdp). Il 4 novembre, Neues Forum ha chiesto “libere elezioni” sotto la supervisione dell’Onu, cioè dell’imperialismo, mentre l’Sdp, proprio come Helmut Kohl, ha chiesto il ritorno ad una “economia di mercato”. Quando la Spd (tedesco occidentale) e i suoi leccapiedi parlano di “socialismo democratico” intendono in realtà la controrivoluzione “democratica”, di cui l’Spd vuole essere il quartier generale. Mentre Kohl è stato contestato, Brandt e Momper sono stati applauditi. I social-democratici sono il pericolo principale per gli operai della Germania Est.
La Lega comunista internazionale e la sua sezione tedesca, la Trotzkistische Liga Deutschlands, sostengono la posizione trotskista di difesa incondizionata delle conquiste sociali della Rivoluzione d’Ottobre e della sua estensione da Berlino Est a l’Avana, contro l’imperialismo e la controrivoluzione interna. Al contrario, i socialdemocratici travestiti da trotskisti come Ernest Mandel e il Bund Sozialistischer Arbeiter [seguaci dell’ambiguo David North] cedono queste conquiste ogni volta che sono minacciate. Hanno appoggiato la campagna controrivoluzionaria di Solidarnosc nel 1981 e nel 1979 si sono opposti all’intervento sovietico in Afghanistan contro la reazione clericale spalleggiata dagli imperialisti.
Sinora nella Sed non è emersa nessuna opposizione di sinistra. Eppure vi sono state espressioni di appoggio ad un vero comunismo nella Ddr, come gli striscioni del 4 novembre che chiedevano “un nuovo partito comunista”. Oggi come nel 1953 quello che manca è un partito internazionalista d’avanguardia che si batta per il potere. Per forgiare un partito di questo tipo bisogna tornare al bolscevismo di Lenin e Trotsky! Viva Rosa Luxemburg, la fondatrice del comunismo tedesco, assassinata dai Freikorp su commissione dei dirigenti dell’Spd! La rivoluzione tedesca, all’Est e all’Ovest, ha bisogno di un partito operaio leninista-trotskista!
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