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Abbasso l’Unione Europea!

No alla partecipazione al suo pseudo-parlamento!

Per gli Stati uniti socialisti d’Europa uniti su base volontaria

Socialdemocratici e riformisti vari suonano la grancassa per l’Unione Europea (Ue) in occasione delle elezioni al parlamento europeo. Esempio tipico, il Partito socialdemocratico tedesco (Spd) sostiene che “l’Europa è la risposta”. Il fatto stesso di fare campagna elettorale e di partecipare al parlamento europeo è un tradimento degli interessi della classe operaia. Questo “parlamento” non è un parlamento ma un forum diplomatico. Gli imperialisti lo usano per presentare falsamente il proprio consorzio come una “libera” e “democratica” unione di popoli che trascende gli Stati nazionali.

La nostra tendenza internazionale si è sempre opposta all’Ue e all’organizzazione che l’ha preceduta, la Comunità economica europea (Cee). Creata come appendice economica dell’alleanza militare della Nato, capeggiata dagli Usa contro lo Stato operaio degenerato sovietico, l’Ue oggi è dominata dall’imperialismo tedesco e in secondo luogo dalla Francia. L’Ue è un consorzio di Stati capitalisti il cui obiettivo consiste nel massimizzare lo sfruttamento della classe operaia in ciascuno dei Paesi che la formano e nell’imporre la dominazione e la sottomissione economica dei suoi Paesi più poveri, come la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo e gli Stati membri dell’Europa dell’Est, da parte delle potenze imperialiste. A questo serve anche l’euro, suo strumento finanziario. L’Ue è finalizzata anche a rafforzare la competitività degli imperialisti europei nei confronti dei loro rivali, negli Usa e in Giappone.

L’Ue non è un super-Stato, ma un insieme di trattati tra Stati. Ne L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), V.I. Lenin mise a nudo la concezione utopico-reazionaria di “ultra-imperialismo” del socialdemocratico Karl Kautsky, secondo la quale le potenze capitaliste avrebbero potuto superare le proprie rivalità per sfruttare insieme il mondo. Ma poiché il capitalismo è organizzato sulla base di Stati nazionali distinti, supporre la possibilità di uno Stato borghese pan-europeo o di una valuta comune stabile, è puro kautskismo. L’Ue è teatro di continue tensioni che derivano dagli interessi nazionali contrastanti degli imperialisti europei, che minacciano costantemente di lacerarla, e può essere fatta a pezzi dalla lotta di classe.

La partecipazione al parlamento europeo va contro ai principi marxisti. Prima del 1979 i delegati al Parlamento europeo venivano nominati dai governi della Cee. L’elezione diretta dei delegati, introdotta nel 1979, non ne ha cambiato la natura fondamentalmente diplomatica. Come scrivemmo 40 anni fa nel giornale della nostra sezione statunitense, a proposito della partecipazione alle elezioni dell’Europarlamento degli pseudo-trotskisti del Segretariato unificato (Su), “Cosa succederebbe se il Consiglio Nord Atlantico della Nato fosse elettivo, o se il Commonwealth del colonialismo britannico si costituisse in organismo pseudo-parlamentare? Il Su cercherebbe forse di farsi rappresentare in seno a queste alleanze imperialiste? Possiamo solo supporre che lo farebbero”. (Workers Vanguard n. 233, 8 giugno 1979)

La Lega comunista internazionale non cerca di rinegoziare i termini e le misure specifiche dell’Ue: farlo rafforzerebbe l’illusione che l’Ue possa essere riformata a vantaggio della classe operaia. I dirigenti traditori della classe operaia diffondono la menzogna della “Europa sociale”, la falsa concezione per cui l’Ue può essere uno strumento di progresso sociale per gli operai e per gli oppressi. Il nostro atteggiamento verso l’Ue è di opposizione intransigente: cerchiamo di abbatterla attraverso una lotta internazionalista proletaria. Lottiamo per delle rivoluzioni operaie in tutto il continente che portino agli Stati Uniti socialisti d’Europa, uniti su base volontaria.

Le istituzioni dell’Ue, compreso il suo “parlamento” non sono altro che organismi che servono a regolamentare le condizioni di sfruttamento e di oppressione del dominio capitalista nell’Europa a direzione tedesca. I trattati che regolano l’Ue esprimono i rapporti di forza tra gli imperialisti stessi e tra gli imperialisti e i Paesi dipendenti oppressi. Il parlamento europeo è un organismo consultivo e impotente che rattoppa i trattati negoziati dai capi di Stato dei Paesi membri. Qualunque sia il programma politico sulla base del quale ciascun membro di questo “parlamento” sia stato eletto, il suo ruolo è quello di rappresentante diplomatico di uno Stato capitalista. Contribuire a negoziare trattati reazionari significa necessariamente condividere la responsabilità per le loro conseguenze.

Partecipare in qualsiasi modo al “parlamento” dell’Ue, comprometterebbe l’indipendenza di classe del proletariato. Per questo motivo, la Lci non concede alcun sostegno elettorale critico, per principio, a nessuna delle organizzazioni di sinistra nostre oppositrici che si candidano a questo “parlamento”. Nel suo libro L’“estremismo”, malattia infantile del comunismo (1920), Lenin evidenziò che le masse imparano dall’esperienza e non solo dalla propaganda comunista. All’epoca, Lenin sollecitava i comunisti britannici a contribuire a mandare il Partito laburista al governo, in modo che le masse potessero imparare attraverso la loro esperienza che i laburisti tradivano la loro classe. In situazioni appropriate, noi della Lci abbiamo utilizzato questa tattica. Ma non si possono smascherare i riformisti facendoli eleggere al parlamento europeo. L’atto stesso di candidarsi significa un’accettazione del quadro complessivo di rattoppare i trattati imperialisti dell’Ue.

L’Ue, come un tempo la Lega delle nazioni (e come le attuali Nazioni Unite) è un covo di ladri imperialisti e delle loro vittime. Fino al 1934, la casta burocratica stalinista di Mosca e i partiti comunisti che l’appoggiavano si opposero alla partecipazione alla Lega delle nazioni. La decisione del Cremlino di cambiare corso e entrare a farne parte nel 1934, contrassegnò l’inizio della politica dei fronti popolari, che si basava sull’invenzione di un’ala “progressista” dell’imperialismo. In un articolo pubblicato nel luglio del 1934 su New International, i trotskisti misero alla gogna il tradimento di Stalin, contrapponendovi la dichiarazione sulla Lega da lui stesso rilasciata nel 1927:

“L’Unione Sovietica non è disposta a far parte di quella maschera delle manovre imperialiste che si chiama Lega delle Nazioni. La Lega è un incontro in cui i capi imperialisti sistemano i loro affari dietro le quinte. I temi di cui parla ufficialmente la Lega non sono altro che frasi vuote che servono a ingannare gli operai. Gli affari conclusi dai caporioni imperialisti dietro le quinte sono il vero lavoro dell’imperialismo che gli eloquenti oratori della Lega delle Nazioni si adoperano ipocritamente a nascondere”.

La Ue è un’alleanza tra Stati diseguali, in cui gli Stati imperialisti oppressori predominanti spadroneggiano sui Paesi più poveri e oppressi. A tenerla insieme sono la forza economica e i ricatti imposti dagli imperialisti più potenti. Un esempio è dato dall’imposizione dell’euro, che ha devastato le condizioni di vita dei lavoratori e ha avvantaggiato il capitalismo tedesco. Il controllo sulla valuta è una componente cruciale della sovranità nazionale. Normalmente, i Paesi debitori possono ottenere un po’ di sollievo e ristabilire una certa competitività economica svalutando la loro moneta. Questo non è possibile nell’eurozona.

Il modo in cui gli imperialisti opprimono i Paesi dipendenti dell’Ue è stato descritto in un articolo del Financial Times (11 maggio 2014): “Come è stato salvato l’euro”. Nel 2011, quando l’allora primo ministro greco George Papandreou propose di tenere un referendum sul piano di “salvataggio”, le principali potenze dell’Ue si unirono per impedire il referendum e organizzarono un golpe politico per sostituirlo. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, la tedesca Angela Merkel, la direttrice del Fmi Christine Lagarde e i due presidenti dell’Ue si incontrarono per complottare il modo per bloccare il referendum. Proposero la formazione di un “governo di unità nazionale” capeggiato da Lucas Papademos, ex vicepresidente della Banca centrale europea. Nel giro di una settimana, Papademos era al governo, senza nessuna elezione.

Nel luglio del 2015, il governo greco di Syriza organizzò un referendum sull’accettazione di un’ulteriore austerità posta come condizione dall’Ue per concedere un altro “piano di aiuti”. Circa il 60 percento della popolazione votò “no”, dando uno schiaffo all’Ue. Il primo ministro Tsipras accettò poi un programma ancor più barbaro di fame, miseria e umiliazione scritto dai padroni dell’Ue. In risposta, i nostri compagni del Gruppo trotskista di Grecia (Toe) fecero appello alla formazione di comitati d’azione operaia che ripudiassero questa svendita e ripudiassero l’Ue e l’euro. Il Toe spiegò che i comitati avrebbero lottato per rivendicare la cancellazione del debito; la formazione di guardie operaie per la difesa contro i fascisti; l’espropriazione delle banche, delle infrastrutture e dei porti; la creazione di posti di lavoro per tutti con una settimana lavorativa più breve senza perdite salariali. Queste rivendicazioni erano legate alla necessità di lottare per un “governo che agisca negli interessi dei lavoratori e sia subordinato ai lavoratori” (“Basta! Respingere la svendita di Syriza all’Ue!”, Suppl. a Spartaco, 17 luglio 2015).

L'unico partito operaio di massa del Paese, il Partito comunista greco (Kke) ha svolto un ruolo traditore, smobilitando le lotte al momento decisivo. Il Kke si era rifiutato di fare appello a votare “no” al referendum. Questo fatto ha dimostrato quanto siano vuote le frasi del Kke sull’opposizione all’Ue. Il fatto stesso che il Kke si candidi alle elezioni e faccia parte del parlamento europeo, cosa per la quale l’Ue gli versa lauti finanziamenti, dimostra la sua subordinazione nei fatti all’Ue e all’ordinamento capitalista europeo.

I dirigenti traditori dei sindacati e dei partiti operai riformisti hanno giocato un ruolo chiave nel sostenere l’Ue e i padroni capitalisti, come si è visto con la “GroKo” (Grande coalizione) della Spd con la Merkel. Il predominio della Germania nell’Ue si deve in non piccola misura alla Spd. L’ultimo governo a guida Spd introdusse una serie di “riforme” antioperaie, tra cui le leggi Hartz IV e Agenda 2010, che hanno smantellato molte misure di assistenza sociale. Queste hanno portato direttamente alla formazione di un vasto settore a bassi salari nel Paese, rafforzando notevolmente la competitività della borghesia tedesca.

La sezione britannica della Lci appoggia il Brexit e ha fatto appello a votare per “l’uscita” nel referendum del 2016. Al contrario il leader della “sinistra” laburista Jeremy Corbyn ha tradito i suoi sostenitori nella classe operaia facendo campagna elettorale contro il Brexit e recentemente ha preso posizione per un secondo referendum, alla faccia del voto della popolazione. Nel mezzo di un’austerità che continua a pesare sugli operai d’Europa, il sostegno servile dei riformisti all’Ue ha alimentato la crescita dell’estrema destra e dei fascisti.

L’opposizione della Lci all’Ue e al suo “parlamento” è proletaria, internazionalista e rivoluzionaria. La costruzione di una società in cui non esistano fame, miseria e oppressione richiede una serie di rivoluzioni socialiste che esproprino i governanti capitalisti, specialmente nei centri imperialisti come la Germania e gli Usa e creino un’economia pianificata a scala internazionale basata sul potere operaio. Ciò che serve è la costruzione di partiti operai rivoluzionari, sezioni di una Quarta internazionale riforgiata, che guidino la classe operaia al potere, spazzando via il marcio sistema capitalista-imperialista.

Comitato esecutivo internazionale della Lega comunista internazionale (quartinternazionalista) 21 aprile 2019

 

 

 


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