Dichiarazione del Comitato esecutivo internazionale della Lega comunista internazionale (quartinternazionalista) Difendere la Libia contro l’attacco imperialista! La Lega comunista internazionale (quartinternazionalista) fa appello agli operai di tutto il mondo a schierarsi in difesa militare della Libia semicoloniale contro l’attacco lanciato ieri sera da una coalizione di rapaci governi imperialisti. I governanti inglesi, francesi e americani, in combutta con altri governi europei e con la benedizione degli sceicchi, dei re, dei colonnelli della Lega araba, non hanno perso un secondo per approfittare del via libera dato giovedì scorso dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, per massacrare innumerevoli innocenti in nome della “protezione dei civili” e della difesa della “democrazia”. Gli attacchi aerei francesi sono stati seguiti immediatamente da attacchi missilistici americani e inglesi, mentre il regime militare egiziano rifornisce di armi le forze dell’opposizione di Bengasi. A partire dall’Indocina e dalla penisola di Corea, fino all’attuale occupazione di Iraq e Afghanistan capeggiata dagli Usa, le classi dominanti imperialiste “democratiche” hanno sguazzato nel sangue di milioni e milioni di vittime. Ricordate che nella loro storia la Gran Bretagna e la Francia hanno perpetrato massacri indicibili in Medio Oriente, in Africa e nel subcontinente indiano, per imporre il giogo coloniale a quelle terre. Ricordate che l’Italia, che oggi consente l’uso delle sue basi aeree per gli attacchi, è responsabile del massacro di quasi metà della popolazione della Cirenaica, nella Libia orientale, all’epoca del suo dominio coloniale prima della seconda guerra mondiale. Prima dell’attuale attacco, il conflitto in Libia aveva preso la forma di una guerra civile a bassa intensità, in gran parte coincidente con le divisioni tribali e regionali esistenti, che contrapponeva il governo di Tripoli, sotto la dittatura del colonnello Muhammar Gheddafi, e le forze dell’opposizione, spalleggiate dagli imperialisti, concentrate nelle regioni orientali del paese. Workers Vanguard n.976 (18 marzo), il giornale della sezione americana della Lci, ha dichiarato che “in questo momento, i marxisti non si schierano in questo conflitto”. L’articolo aggiungeva che “Nel caso di un attacco imperialista contro la Libia, un paese neocoloniale, il proletariato internazionale deve schierarsi per la difesa militare della Libia, senza dare nessun appoggio politico al regime capitalista di Gheddafi”. Adesso la guerra civile in Libia è subordinata alla battaglia di questo paese neocoloniale contro l’imperialismo. Ogni azione che gli operai dei paesi imperialisti metteranno in campo per fermare le rapine e le avventure militari dei loro governanti, sarà un passo verso la loro stessa liberazione dallo sfruttamento, dalla povertà e dall’oppressione sotto il capitalismo. Difendere la Libia dall’attacco imperialista! Fuori la Quinta flotta Usa e tutte le truppe e basi imperialiste dal Nordafrica e dal Medio Oriente! Ricordate che il massacro di più di un milione di persone in Iraq è iniziato con l’imposizione da parte dell’Onu di un embargo affamatore e di una “no-fly zone” negli anni Novanta. Le ultime mosse del Consiglio di sicurezza, con la partecipazione del regime di neo-apartheid sudafricano governato dall’African National Congress, ribadiscono per l’ennesima volta la natura delle Nazioni Unite: un covo di ladri imperialisti, dei loro lacché e delle loro vittime semicoloniali. L’astensione del rappresentante della Cina, uno Stato operaio burocraticamente deformato, è stata una tacita approvazione della rapina imperialista che incoraggia le stesse forze che puntano a disfare la Rivoluzione cinese del 1949. Le lacrime di coccodrillo che i governanti imperialisti e la stampa di regime versano per i libici uccisi dal regime di Gheddafi nella recente ondata di proteste, sono l’esatto contrario del loro silenzio complice nel continuo massacro dei manifestanti nello Yemen (la cui dittatura è un elemento chiave della “guerra al terrorismo” di Washington) e del sostegno che ancora forniscono all’emirato del Bahrein, che ospita il quartier generale della Quinta flotta Usa. Nel tentativo di schiacciare le proteste di massa, la scorsa settimana il Bahrein ha richiesto l’invio di truppe alla monarchia teocratica medievale saudita, uno dei principali pilastri degli interessi imperialisti Usa nella regione. Per i governanti imperialisti, la maggioranza sciita del Bahrein e le masse yemenite sono sottouomini i cui diritti non meritano rispetto. Numerosi gruppi della sinistra socialdemocratica, esemplificati dal Segretariato unificato [Su in Italia: Sinistra critica] e dal Socialist Workers Party britannico, hanno fatto la propria parte per preparare il terreno del massacro imperialista in Libia, esaltando la cosiddetta “Rivoluzione libica”. Dopo aver spinto a sostenere l’accozzaglia di “democratici” filo-imperialisti, di monarchici, islamisti e pupazzi della Cia, raccolti nella opposizione di Bengasi, i riformisti adesso pretendono di fermarsi di fronte all’intervento militare degli imperialisti a sostegno dell’opposizione. Il Nuovo partito anticapitalista, costituito nel 2009 dalla sezione francese del Su, ieri ha firmato l’appello ad una manifestazione che chiedeva il riconoscimento dell’accozzaglia di Bengasi come “unica legittima rappresentanza del popolo libico”, cosa che il primo ministro francese Sarkozy ha già fatto! Ma anche i gruppi di sinistra che hanno alimentato illusioni nelle pretese “antimperialiste” di Gheddafi (come il Workers World Party negli Stati Uniti) cercano sempre e ovunque di incatenare la classe operaia ad una mitica ala “progressista” della borghesia. Noi ci impegnamo oggi, come abbiamo fatto nel 1986, quando l’amministrazione americana di Reagan bombardò la Libia a “fare ogni sforzo possibile per propagandare la necessità che la classe operaia di tutto il mondo si schieri dalla parte della Libia” contro i suoi nemici imperialisti (“In Libia, nel mirino di Reagan”, Workers Vanguard n.401, 11 aprile 1986). Le classi dominanti imperialiste che sfruttano brutalmente la classe operaia nel “proprio paese” per gettarla in mezzo alla strada nei periodi di crisi economica come l’attuale, perpetrano attacchi imperialisti omicidi all’estero per mantenere i loro profitti e il loro dominio. La lotta contro la guerra imperialista non può essere condotta separatamente e al di fuori della lotta di classe. Solo la rivoluzione socialista può rovesciare il sistema dell’imperialismo capitalista che genera la guerra. La nostra strada è quella della Rivoluzione d’Ottobre del 1917, guidata dal Partito bolscevico di Lenin e di Trotsky, un faro dell’internazionalismo rivoluzionario per il proletariato di tutto il mondo. Noi lottiamo per riforgiare la Quarta internazionale, uno strumento che possa guidare le masse operaie, dal Medio Oriente ai centri imperialisti, verso nuove Rivoluzioni d’Ottobre e verso una società socialista mondiale. (20 marzo 2011) |