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Spartaco n. 78 |
Marzo 2015 |
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Syriza al governo per lUnione Europea e per il capitalismo greco
Gli imperialisti affamano la Grecia
Le elezioni greche del 25 gennaio hanno visto la vittoria del partito borghese Syriza che ha ottenuto il 36 percento dei voti sulla base della promessa di alleviare le politiche di violenta austerità imposte dalla troika (Unione Europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), che hanno affamato la popolazione greca. La vittoria di Syriza ha creato enormi illusioni tra strati di operai e oppressi nauseati dal vecchio ordine e Syriza ha anche annunciato di voler realizzare alcune limitate misure, per lo più solo di facciata: il congelamento della vendita di alcuni beni pubblici (senza però toccare la parte già privatizzata del porto del Pireo) e un aumento del salario minimo da 680 a 750 euro al mese (era 876 euro nel 2012). Queste promesse però sono vuote, come Syriza ha messo in chiaro impegnandosi a mantenere la Grecia nell'Unione Europea e nella Nato e non volendo minacciare in alcun modo il regime capitalista. Il suo programma “massimo” è rinegoziare i termini del rimborso del debito pubblico della Grecia.
Non possiamo prevedere per quanto tempo Syriza potrà camminare sul filo del rasoio tra la promessa di aiutare le masse devastate e fare ciò che gli imperialisti chiedono per rimanere nell'Unione Europea. Il 21 febbraio il governo greco ha accettato l’estensione per quattro mesi del “piano di salvataggio”. Anche il Financial Times ha notato che si tratta di una “svolta a cento ottanta gradi del Primo ministro greco Alexis Tsipras, che in campagna elettorale aveva promesso di metter fine all’attuale piano di salvataggio. Non c’è neppure traccia di una riduzione del debito, altra promessa elettorale”.
Gli imperialisti comunque potrebbero concedere a Syriza alcune briciole da lasciare ai lavoratori e ai poveri, senza le quali avrebbero difficoltà a contenere le lotte di classe e sociali in Grecia. Quello che è certo è che le potenze imperialiste che dominano l'Unione Europea, così come i capitalisti greci, continueranno a tenere la classe operaia greca sprofondata nella povertà e nella disoccupazione. Governando il capitalismo greco nell’Unione Europea, Syriza sarà lo strumento per imporre la miseria ai proletari greci.
In un paese devastato dalla disoccupazione di massa e dalla miseria provocate dalla lunga crisi economica europea, la questione fondamentale posta dalle elezioni era l'adesione della Grecia all’Unione Europea imperialista e il mantenimento dell'euro. Come fecero nel 2012, i nostri compagni del Gruppo trotskista di Grecia (Toe) hanno fatto appello ad un sostegno elettorale critico al Partito comunista di Grecia (Kke), un partito riformista dei lavoratori che prima delle elezioni ha tracciato una linea di classe, opponendosi sia all'Unione Europea che ad un possibile governo capitalista guidato da Syriza. Il Kke ha raccolto circa il 5,5 percento dei voti aumentando leggermente la sua percentuale.
La maggior parte della sinistra riformista a livello internazionale ha sostenuto Syriza e ora è al settimo cielo per la loro vittoria. In Italia, Rifondazione comunista e Sinistra, ecologia e libertà hanno costituito una Lista Tsipras, tentativo fallito di capitalizzare sulla popolarità di Syriza e abbellire il loro codismo nei confronti del Partito democratico. Il Partito comunista dei lavoratori (Pcl) ha sostenuto che le elezioni hanno “marcato un punto di svolta nella lotta di classe internazionale e nella crisi capitalistica che si è aperta con il 2007” (pclavoratori.it, 7 febbraio 2015). Falcemartello (Fm) ha esaltato la vittoria di Syriza come: “una giornata storica non solo per la classe operaia greca, ma anche per quella europea e di tutto il resto del mondo.” I loro compagni greci (Tendenza comunista di Syriza), hanno sostenuto che: “Se si varasse un governo a maggioranza assoluta di sinistra, si potrebbe aprire la strada non solo al rigetto delle politiche di austerità e del giogo del debito, ma anche alla realizzazione dell’obiettivo strategico del partito comunista: quello della demolizione del fragile edificio del capitalismo, ponendo così le basi per la trasformazione socialista della Grecia e dell'Europa” (marxismo.net, 25 gennaio) .
Stanno veramente parlando Syriza? Subito dopo le elezioni i dirigenti di Syriza, Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis, hanno iniziato un tour per raccogliere le simpatie delle capitali imperialiste europee, rassicurando che Syriza non è un qualsiasi avversario radicale del capitalismo. Syriza ha subito formato un governo di coalizione con i Greci indipendenti (Anel), un'ala destra che si è scissa da Nea Demokratia. Anel è un partito ortodosso bigotto e antioperaio, violentemente razzista, che è apparso sulla scena politica chiedendo una quota massima del 2,5 percento di residenti non greci, la creazione di campi di detenzione di massima sicurezza per gli immigrati in luoghi remoti e la deportazione di massa degli immigrati clandestini.
Il leader di Anel, Panos Kammenos, è stato fatto ministro della Difesa. Kammenos si è prontamente recato in visita delle isole Imia / Kardak, che sono contese tra Grecia e Turchia e sono un luogo simbolo dei fascisti greci, per alimentare le fiamme dello sciovinismo greco. Lo sciovinismo greco non è promosso solo da Anel, ma dalla stessa Syriza. Il primo viaggio di Alexis Tsipras da primo ministro è stato a Cipro, sede di uno storico conflitto interetnico tra le comunità greca e turca, dove si è lamentato delle “provocazioni turche” al largo della costa meridionale.
Naturalmente Fm ha criticato “il passo falso” di Syriza nel formare una coalizione con Anel (marxismo.net, 26 gennaio) implorando ed invitando “la dirigenza di Syriza di non procedere ad alcuna collaborazione con Anel” e ha spronato i leader del Kke ad “adottare una posizione autenticamente leninista sulla questione della formazione di un governo”, entrando nel governo di Syriza. Il Pcl, schierandosi con Syriza nel denunciare come “settarismo burocratico e cieco” la corretta opposizione del Kke a Syriza e alla Ue, ha anche chiesto la formazione di “un governo della sinistra Syriza-Kke, basato sulle organizzazioni della classe operaia e con un programma socialista per uscire dalla crisi”.
Anche senza Anel, il governo di Syriza non sarebbe un “governo operaio”. Syriza non è un partito della classe operaia, ma un partito borghese con una base tra intellettuali e piccola borghesia. Il suo governo è un governo capitalista basato sull’apparato statale borghese esistente e non ha nemmeno la pretesa di una “trasformazione socialista” della Grecia o dell’Europa. Chiedere al Kke di entrare in quello che sarebbe un governo di fronte popolare ne farebbe uno strumento ancor più efficace per incatenare la classe operaia all'ordine borghese.
Quella che Fm spaccia per “posizione autenticamente leninista sulla questione della formazione di un governo”, cioè l'idea che i comunisti devono amministrare lo Stato capitalista nell'interesse della classe operaia, è in profondo contrasto con le concezioni più fondamentali del marxismo. Lo Stato capitalista è uno strumento per l’imposizione violenta del dominio della classe capitalista. I lavoratori non possono farla finita con il sistema capitalista, con la sua disoccupazione, lo sfruttamento, l’oppressione e le guerre, senza rompere in modo rivoluzionario la macchina statale del potere borghese: il suo esercito, polizia, tribunali e prigioni, sostituendovi il potere della classe operaia organizzata attraverso i consigli operai. La posizione leninista è sempre stata assolutamente chiara: i comunisti si oppongono per principio all'amministrazione dello Stato capitalista, la partecipazione al governo è “cosa impossibile per un’internazionalista, senza che sia prima realizzata la dittatura del proletariato e dei contadini poveri”. (Lenin, “Sui compromessi”, settembre 1917 [nostra traduzione]). Scrivendo al tempo della Seconda Internazionale, Rosa Luxemburg spiegava che:
“La natura di un governo borghese non è determinata dal carattere personale dei suoi membri, ma dalla sua funzione organica nella società borghese. Il governo dello Stato moderno è essenzialmente un’organizzazione di dominio di classe, il cui regolare funzionamento è una condizione di esistenza dello Stato classista. Con l’entrata di un socialista nel governo, mentre il dominio di classe persiste, non è il governo borghese a trasformarsi in un governo socialista, ma il socialista a trasformarsi in un ministro borghese.” (“L'affare Dreyfus e il caso Millerand”, 1899)
La liberazione del proletariato greco e di quello europeo dalla miseria, sfruttamento e oppressione razzista, è possibile solo rovesciando gli imperialisti dell'Unione Europea, espropriandone le classi capitaliste e costruendo un'economia socialista pianificata su scala internazionale. Riproduciamo la dichiarazione del Toe del 15 gennaio.
Dichiarazione del Gruppo trotskista di Grecia:
Nessun voto a Syriza!
Votate il Partito comunista!
Il Gruppo trotskista di Grecia, sezione della Lega comunista internazionale (quartinternazionalista), fa appello a votare per il Partito comunista greco (Kke) alle elezioni generali del 25 gennaio. Il Kke è l’unico partito della sinistra che si presenta a queste elezioni in totale opposizione sia all’Unione Europea (Ue) imperialista, sia a tutti i partiti che difendono l’Ue, compresa la formazione piccolo-borghese di Syriza. Nessun voto a Syriza!
La nostra prospettiva trotskista è la lotta per la rivoluzione operaia qui e a scala internazionale. Pertanto ci opponiamo a Syriza, non solo per il suo impegno a mantenere la Grecia nell’Ue, che significa ancor più fame e disoccupazione, ma anche perché essa non rappresenta in alcun modo gli interessi della classe operaia. Il programma di Syriza è borghese e la sua base sociale è nella piccola borghesia: piccoli imprenditori, agricoltori e professionisti come avvocati, dottori, professori, ecc., uno strato della società privo di interessi di classe indipendenti, che sotto il capitalismo tende in genere a seguire gli interessi della borghesia. La blanda retorica di Syriza contro l’austerità e le sue posizioni apparentemente di sinistra su alcune questioni sociali, fanno sì che la borghesia e gli imperialisti inveiscano contro il suo presunto estremismo e gli imperialisti della Unione Europea così come i capitalisti greci sono chiaramente preoccupati che Syriza non sia affidabile nell’imporre l’austerità dettata dall’Ue. Ma la natura di classe di Syriza resta ugualmente borghese. Per questo dare un qualsiasi tipo di appoggio politico a Syriza va contro i principi dei marxisti rivoluzionari.
I riformisti di Antarsya non si basano su questi principi e anche se dicono di opporsi all’Ue, sono incapaci di fare appello esplicitamente a votare contro Syriza. Antarsya si lamenta che il Kke “rivolge il fuoco più contro le forze della sinistra militante che contro il governo e il sistema” (“Dichiarazione di Antarsya per le elezioni del 25/1”). Dato che la polemica del Kke si rivolge soprattutto contro Syriza, ciò significa attaccare il Kke da destra per difendere Syriza. Nessun voto ad Antarsya! Al contrario del resto della sinistra riformista, il Kke si oppone ad ogni tipo di appoggio politico a Syriza e ha continuato a rifiutare le proposte di coalizione con Syriza per portare al potere un governo capitalista “di sinistra”.
La Lega comunista internazionale si è opposta per principio all’Ue imperialista e all’euro fin dalla loro nascita. L’obiettivo dell’Ue è di consentire alle potenze imperialiste d’Europa, capeggiate dalla Germania, di subordinare i paesi capitalisti più deboli come la Grecia e di imporre una pesante austerità ai lavoratori di tutta Europa incluso in Germania. L’Ue, il Fondo monetario internazionale e i capitalisti greci hanno devastato le condizioni di vita delle masse in Grecia, Portogallo, Spagna e in altri paesi, e continuano a pretendere tagli ancora più profondi e la completa eliminazione dei diritti sindacali. In questo modo vogliono far pagare ai lavoratori i debiti accumulati dai capitalisti e dalle banche sanguisughe. Non c‘è via d’uscita per gli operai e gli oppressi all’interno dell’Unione Europea capitalista!
I riformisti del Kke rivendicano giustamente: “Fuori dalla Unione Europea, cancellare il debito” e “Rifiutare il ricatto e le menzogne di Nuova democrazia-Syriza, il popolo si è dissanguato abbastanza per la plutocrazia dell’Ue”. Come abbiamo fatto col nostro sostegno critico al Kke nel 2012, chiediamo di votarli pur criticandone duramente il programma politico di populismo nazionalista, che è un ostacolo alla presa di coscienza della classe operaia necessaria ad una rivoluzione socialista vittoriosa.
L’uscita della Grecia dall’Ue come risultato di combattive lotte operaie sarebbe un importante passo in avanti, ma di per sé non sarebbe la soluzione. La crisi greca fa parte della crisi economica mondiale del sistema imperialista, che non può essere risolta all’interno di un solo paese, in particolare di un paese piccolo e dipendente come la Grecia, con una industria poco sviluppata e risorse limitate. L’unica via di uscita sta in una serie di rivoluzioni socialiste che esproprino la borghesia, anche nei centri imperialisti, istituendo una economia pianificata e collettivizzata a scala internazionale, sotto il potere operaio. Per gli Stati uniti socialisti d’Europa!
I dirigenti del Kke invece sostengono che la Grecia può costruire il “socialismo” senza un’estensione internazionale della rivoluzione operaia, una distorsione stalinista del marxismo. Fanno anche appello al “potere popolare”, liquidando il proletariato, l’unica classe che ha il potere sociale per rovesciare il capitalismo, nel “popolo”. Ciò oscura il fatto che la divisione centrale in classi della società capitalista è tra il proletariato e la borghesia e non tra il “popolo” e i “monopoli”. Il Kke abbraccia il nazionalismo greco, come dimostra la loro difesa dei confini della Grecia capitalista. Per dar prova di patriottismo hanno inserito tra i loro candidati alle elezioni Giannis Dounadiakis, un ufficiale di marina in pensione che ha occupato incarichi nella Difesa per il governo greco. Questo fedele rappresentante dell’apparato repressivo dello Stato capitalista ha anche prestato servizio per la Nato, il che dimostra quanto sia ridicola l’opposizione del Kke all’alleanza imperialista della Nato. Noi diciamo: nessun voto a Dounadiakis!
Il nazionalismo greco, i cui capisaldi sono la Chiesa ortodossa, l’istituzione della famiglia e l’esercito, è il veleno usato dai fascisti di Alba dorata per ottenere il sostegno della piccola borghesia in rovina e per dirigere la sua rabbia contro gli immigrati, la sinistra, gli omosessuali e gli attivisti sindacali. I dirigenti del Kke sono rimasti criminalmente passivi di fronte agli attacchi dei fascisti verso loro stessi e verso altri gruppi. Nonostante il peso sociale che ha nei sindacati, il Kke non ha alcuna prospettiva di dirigere la mobilitazione di contingenti di operai basati sui sindacati per difendere gli immigrati, la sinistra e gli omosessuali e spazzare la feccia fascista dalle strade. La classe operaia non può difendersi dalla crisi capitalista se non fa propria questa lotta urgente. L’obiettivo ultimo dei fascisti è la distruzione dei sindacati e della sinistra ed è questa la ragione per cui i capitalisti li tengono come truppe di riserva. Per mobilitazioni operaie di fronte unico di massa per fermare i fascisti!
Gli operai non devono credere che i fascisti possano essere fermati dagli arresti di qualche capo di Alba dorata e dalle altre misure legali prese dallo Stato nei loro confronti. Queste misure saranno usate per reprimere anche la sinistra. Nessun governo capitalista, nemmeno un governo di “sinistra” alla Syriza, potrà soddisfare il disperato bisogno delle masse di avere un lavoro, assistenza sanitaria e pensioni. In queste condizioni i fascisti continueranno a crescere. E’ necessaria una risposta di lotta di classe militante a difesa di tutti coloro che sono rovinati dalla crisi capitalista. Serve una risposta di lotta di classe alla demagogia populista dei fascisti: sindacalizzare tutti quelli che non sono sindacalizzati! I sindacati devono difendere gli operai immigrati: pieni diritti di cittadinanza! Posti di lavoro per tutti attraverso una riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario! Per una scala mobile dei salari che compensi l’aumento del costo della vita! Ripudiare il debito! Nazionalizzare le banche!
Questa lotta dimostrerebbe la necessità che la classe operaia espropri completamente la borghesia e imponga un proprio governo con la rivoluzione socialista. Ma non è questa la prospettiva della direzione del Kke. Anche se in questo momento si rifiutano di partecipare ad un governo di coalizione con Syriza, non sono contrari ad amministrare lo Stato capitalista. Infatti, un sindaco del Kke amministra attualmente lo Stato capitalista a livello locale a Patrasso, proprio come Syriza, che ha un prefetto borghese incaricato di amministrare l’Attica. E il Kke fondamentalmente non ha neppure rotto con il programma che lo ha portato a partecipare a governi borghesi in passato, come abbiamo spiegato in dettaglio nel nostro articolo: “La Grecia negli anni Quaranta: una rivoluzione tradita” [In Spartacist edizione inglese, n.64, estate 2014].
Noi prendiamo il partito bolscevico di Lenin e Trotsky come modello per il tipo di partito rivoluzionario che bisogna forgiare in questo paese e a scala internazionale, in contrapposizione al programma riformista degli stalinisti del Kke, così come a quello del resto della sinistra greca. Per delle nuove Rivoluzioni d’Ottobre!
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