Spartaco n. 83

Aprile 2019

 

Il Pcl e le illusioni nello Stato capitalista

Nel precedente numero di Spartaco (n.82, ottobre 2018), parlando delle lotte dei braccianti agricoli immigrati, abbiamo mostrato come i dirigenti sindacali e le organizzazioni riformiste le subordinino a un illusorio intervento dello Stato capitalista a sostegno dei lavoratori:

“Sul terreno, l’Usb sostiene che il caporalato ‘si combatte con la prevenzione attraverso il rafforzamento dei Centri per l'impiego e degli ispettori del lavoro, dando loro strumenti adeguati’.

Gli ispettorati del lavoro esistono da decenni e non sono mai serviti ad altro che a dare una vernice di legalità alle forme di sfruttamento più abiette. In questo modo i dirigenti dell’Usb spingono gli operai ad aver fiducia negli strumenti dei loro sfruttatori.

A chiedere allo Stato capitalista di intervenire in difesa degli operai immigrati, non sono solo i burocrati sindacali dell’Usb, ma anche sedicenti marxisti come il Partito comunista dei lavoratori, che rivendica ‘la requisizione immediata e senza indennizzo delle proprietà di chi usa il caporalato; reato penale per lo sfruttamento del lavoro nero. Il controllo sul territorio non può essere affidato a ispettori dello Stato e prefetture, ma a comitati dei braccianti: sono loro a conoscere chi li sfrutta, sono loro che li possono denunciare’ (‘La lotta dei braccianti immigrati’, pclavoratori.it, 13 agosto 2018). Pur condannando implicitamente le illusioni negli ispettori del lavoro (che tutti sanno essere una barzelletta), il Pcl ne crea però una ancor peggiore, quella che i ‘comitati dei braccianti’ debbano avere il ruolo di ‘denunciare’ gli sfruttatori alla polizia, consegnando la lotta di classe direttamente agli agenti in divisa dei capitalisti”.

La nostra critica del Pcl deve aver toccato qualche nervo scoperto, perché il 15 novembre abbiamo ricevuto una mail da Ottaviano, un dirigente del Pcl di Roma, che ci accusava di aver falsificato la loro posizione, esigendo pubbliche scuse. Ecco il testo della lettera (che riportiamo per intero):

“Cari compagni spartacisti,

nell'articolo La classe operaia deve difendere gli immigrati, contenuto nell'ultimo numero del vostro giornale, criticate la presunta posizione del PCL (pag. 14) accusandoci di creare l'illusione di riporre fiducia nella polizia e negli organi dello Stato. Tale posizione farebbe riferimento ad un articolo comparso sul nostro sito (La lotta dei braccianti immigrati), di cui citate una frase: ‘Il controllo sul territorio non può essere affidato a ispettori della Stato e prefetture, ma a comitati dei braccianti: sono loro a conoscere chi li sfrutta, sono loro che li possono denunciare.

Peccato però che la frase in questione sia stata riportata molto inaccuratamente, per usare un eufemismo, perché in realtà dice:

‘Il controllo sul territorio non può essere affidato a ispettori della Stato e prefetture, ma a comitati dei braccianti: sono loro a conoscere chi li sfrutta, sono loro che possono denunciare ciò che avviene.’ http://www.pclavoratori.it/ files/index.php?obj=NEWS&oid=5994

Come vedete, la frase è ben diversa, e di conseguenza assume tutt'altro significato rispetto a quello che voi criticate, e quindi non corrisponde in alcun modo alla posizione del PCL, come io stesso ho avuto modo di dire ad uno dei vostri compagni a Roma, sabato scorso, che però insisteva.

Resta da capire se tale vostro errore sia imputabile ad una semplice disattenzione, oppure a una vera e propria modifica della frase originaria. Visti i numerosi precedenti a cui ci avete per decenni abituato, tendiamo a propendere per la seconda ipotesi.

In ogni caso, verificate le cose, aspettiamo fiduciosi delle scuse ed una errata corrige sul vostro sito e sul prossimo numero del vostro giornale.

Saluti comunisti. Ottaviano.”

Non c’è niente da correggere. La nostra citazione riportava esattamente quanto scritto sul sito nazionale del Pcl alla data della pubblicazione di Spartaco. Successivamente, l’articolo è stato modificato sul sito (pclavoratori.it), senza segnalare il cambiamento, sostituendo le parole “sono loro che li possono denunciare” in “sono loro che possono denunciare ciò che avviene”.

Numerose copie di quello stesso articolo che esistono tuttora online sui siti delle stesse sezioni locali del Pcl e sulla stampa borghese riportano parola per parola il testo citato da Spartaco (vedi box nella pagina precedente).

Delle due, una: o le sezioni del Pcl della Lombardia, della Toscana e dell’Emilia e siti come informamolise.it e campobassoweb.it, in combutta con la Ltd’I, hanno tutte falsificato l’articolo oppure Ottaviano le sue scuse deve chiederle al webmaster del Pcl (ammesso che nella vicenda non ci sia la sua “manina”).

Di questa piccola storia ignobile, ciò che “resta da capire” sono le motivazioni. A chi ha modificato la frase sarà forse sembrato che aggiungere tre paroline (“ciò che avviene”) rendesse più digeribile l’idea antimarxista di chiedere a poliziotti, ispettori del lavoro o prefetti di schierarsi dalla parte dei lavoratori. Ma tra “sono loro che li possono denunciare” e “sono loro che possono denunciare ciò che avviene” non vi è alcuna differenza programmatica. Denunciare a chi? Il Pcl, come spesso accade, lascia al lettore dare la risposta che più gli aggrada: alle forze dell’ordine, alla magistratura, all’opinione pubblica, ai media: tutte espressioni della classe dominante. Ma poi, perché giocare con le parole su questo passaggio quando, poche righe prima, il loro articolo fa appello a introdurre il “reato penale per lo sfruttamento del lavoro nero”? Cosa significa se non sperare che lo Stato borghese (giudici, polizia) difendano i lavoratori dalle forme più estreme di sfruttamento? E a questa stregua, perché fermarsi al lavoro nero? Tutto il lavoro salariato si basa sull’estrazione di plusvalore creato dagli operai. E’ evidente dove porta questa politica: a considerare lo Stato capitalista un potenziale strumento per l’emancipazione del proletariato.

Un esempio recente dimostra come non si tratti di una frase accidentale, ma della politica stessa del Pcl: pochi giorni dopo la lettera di Ottaviano, il sito del Pcl ha pubblicato un articolo in cui di nuovo richiedeva allo Stato che siano “processati ed arrestati i padroni, che hanno delocalizzato e costretto alla fame e all'occupazione i lavoratori e le lavoratrici” (“Solidarietà a RiMaflow e al compagno Massimo Lettieri”, pclavoratori.it).

L’opportunismo politico lavora sempre sottobanco. Una frase mostra troppo chiaramente la fiducia che il Pcl ripone nello Stato? La si cambia surrettiziamente per poi calunniare i rivoluzionari che l’hanno criticata. E “la verità dei lavoratori”? Resta il nome di un giornale, una parola vuota, una delle tante false promesse del riformismo.