Spartaco n. 76 |
Ottobre 2012 |
Manifestazioni in Val di Susa:
Libertà immediata per tutti gli arrestati del 26 gennaio
Lotta di classe contro il governo Monti di unità nazionale
3 Febbraio 2012 - All'alba del 26 gennaio centinaia di poliziotti hanno condotto una vasta retata, con più di 50 perquisizioni, 26 arresti e16 denunce a piede libero per le manifestazioni di protesta contro la cOstruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione (Tav). Gli arrestati sono accusati di violenza, resistenza e lesioni a pubblici ufficiali durante le manifestazioni del 27 giugno e 3 luglio 2011 in Valsusa, quando migliaia di manifestanti furono violentemente attaccati da un esercito di poliziottiarmati dei letali gas lacrimogeni Cs, di pietre, spranghe e manganelli. “Violenza, resistenza, lesioni:” i “crimini” di cui la polizia accusa le sue vittime ogni volta che attacca una manifestazione o uno sciopero, dalla caserma di Bolzaneto al cantiere di Chiomonte. Gli arresti sono avvenuti due giorniprima dell'ennesima manifestazione No-Tav a Torino: dopo aver represso sistematicamente le manifestazioni contro laTav e dopo aver militarizzato per mesi l'intera valle, i governanti capitalisti sono passati alla criminalizzazione del movimento di protesta e agli arresti. Esigiamo il rilascio immediato di tutti gli arrestati, la cessazione delle misure restrittive e il ritiro di tutte le accuse contro i manifestanti della Val di Susa!
Tra gli arrestati vi sono militanti di diverse aree politiche e regioni d'Italia: centri sociali torinesi, anarchici, Sindacalisti, esponenti di Rifondazione e consiglieri comunali della zona. La procura ha allargato la rete degli arresti per mandare un messaggio di terrore a strati più vasti della popolazione: chi si oppone ai diktat del governo, rischia di finire in galera.
Tra gli istigatori della campagna di criminalizzazione delle proteste in Valsusa, c'è il Partito democratico, i cui principali dirigenti piemontesi sono corsi a “congratularsi con la Procura di Torino e con le forze dell’ordine per l’operazione che ha portato all’arresto di alcuni dei responsabili delle gravi violenze commesse quest’estate in Valle di Susa ( ) solo qualche irresponsabile invasato può negare il fatto che il movimento di opposizione alla Torino-Lione è diventato ostaggio di un gruppo ristretto di persone violente e fanatiche che la Valle e quei comitati No Tav che si definiscono pacifici non hanno mai saputo o voluto isolare” (pdpiemonte.it, 26 gennaio).
Gli arresti arrivano a sette mesi dai fatti, in un periodo di crescita delle lotte sociali, dai blocchi di camionisti eagricoltori contro gli aumenti dei prezzi e delle tasse, alle lotte accanite e per ora isolate degli operai dell'Esselunga, della Wagon Lits, o della Fincantieri. Le favole della “unità nazionale” e dei sacrifici “equi” per fermare la crisi capitalista si stanno logorando di fronte agli effetti della devastazione sociale, e il governo teme che il malcontento tra gli operai e la popolazione povera si traduca in una vasta lotta di classe contro l'austerità. Come ha detto uno dei leader No-Tav, Alberto Perino, “Aspettavamo gli arresti da metà dicembre, ma hanno voluto farli adesso per dire che non si può protestare contro il governo Monti”.
A evidenziare il legame tra le retate contro i No-Tav e gli attacchi al movimento operaio, in Calabria è stato arrestato il segretario della Filctem Cgil di Cosenza, Giuseppe Tiano. Il movimento operaio organizzato deve essere consapevole che un attacco a uno è un attacco a tutti: il 25 il governo ha mandato la polizia a sciogliere i blocchi dei camionisti, il 26 hanno arrestato i manifestanti della Val di Susa e il 27 i prefetti hanno precettato i lavoratori dei trasporti. Domani toccherà agli operai che lottano per difendere le condizioni di vita loro e delle loro famiglie. Per questo serve che i sindacati e le organizzazioni della classe operaia si mobilitino contro le misure repressive.
A Milano tra gli arrestati vi è Maurizio Ferrari, un ex militante delle Brigate rosse che lo Stato ha seppellito vivo per 30 anni senza neppure un giorno di permesso per il suo rifiuto di “pentirsi” (cioè di fare il delatore) o “dissociarsi”. Ferrari, che oggi ha 66 anni, è stato incluso nella lista per consentire ai media di insinuare l'equazione manifestante = terrorista (potenziale), che da sempre è usata per criminalizzare il dissenso. Stefano Latino, uno studente di 19 anni, si trova agli arresti domiciliari anche per il fatto di essere il figlio di Claudio Latino, uno dei condannati nella “Operazione Tramonto”, la montatura giudiziaria che nel 2007 portò in galera 15 militanti di sinistra. Sempre a Milano, Lorenzo Minani, attivista del centro sociale Panetteria occupata e dell’Assemblea studenti di scienze politiche, è stato preso di mira per aver partecipato negli anni scorsi a manifestazioni in difesa dei prigionieri politici, tra cui due studenti dell'Università di Milano, incastrati nella “Operazione Tramonto”. Libertà immediata per tutti i prigionieri della lotta di classe! Le misure repressive contro i manifestanti di sinistra dimostrano per l'ennesima volta che, sotto qualsiasi governo, lo Stato capitalista è un apparato di violenza organizzata a difesa della classe dominante.
Come marxisti ci schieriamo senza esitazioni contro la repressione dei manifestanti No-Tav e la militarizzazione della Val di Susa, anche se non siamo contrari in linea di principio alla costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità. Siamo favorevoli allo sviluppo industriale e tecnologico, anche se sappiamo che sotto il capitalismo tutte le attività economiche, dalle “grandi opere” al turismo e alla piccola impresa, sono funzionali al profitto e allo sfruttamento. Rivendichiamo il controllo operaio sulla sicurezza dei lavoratori e della popolazione, ma sappiamo che solo con una rivoluzione socialista e il potere del proletariato, l'economia potrà essere indirizzata razionalmente per soddisfare i bisogni delle masse (compresi treni di qualità e veloci, anche per il trasporto locale). Un sistema sociale che cancella centinaia di migliaia di posti di lavoro, condannando i lavoratori a disoccupazione e miseria; uno Stato che ha bombardato per 6 mesi la sua ex colonia libica; un Paese che lascia morire in mare migliaia di profughi e immigrati e rinchiude i sopravvissuti in campi di concentramento (Cie), ha la faccia tosta di etichettare come “terrorista” chi protesta! Per farla finita con le guerre imperialiste, il terrore razzista e le crisi devastanti generate dal capitalismo, serve una rivoluzione socialista che porti la classe operaia al potere, espropri la classe dominante capitalista e riorganizzi l'economia su basi collettivizzate e pianificate per i bisogni delle masse.