Spartaco n. 76 |
Ottobre 2012 |
Il marxismo e la lotta per la liberazione delle donne
(Pagine di Donne e Rivoluzione)
Siamo lieti di pubblicare un corso dello Spartacus Youth Club tenuto dalla compagna Marianne Clemens a San Francisco, in California, il 26 ottobre 2011. Il testo è stato adattato alla pubblicazione e leggermente ampliato da Young Spartacus in collaborazione con la compagna Clemens.
Noi siamo il partito della Rivoluzione russa. L’Ottobre 1917 è unico nella storia umana, e lo studiamo in modo profondo: ha dimostrato che le condizioni per la vera liberazione delle donne esistono solo quando la classe operaia prende e consolida il potere statale guidata da una direzione proletaria, rivoluzionaria e internazionalista. In questo enorme balzo in avanti per l'umanità si vede anche che, dato che l'oppressione delle donne è così profondamente legata alla proprietà privata e allo Stato, non vi può essere liberazione complessiva senza la liberazione delle donne.
I bolscevichi non inventarono questa componente del programma comunista. Per i grandi socialisti utopisti dell’inizio del Diciannovesimo secolo, la liberazione delle donne era parte integrante del socialismo. Clara Zetkin, una veterana socialista molto influente tra i socialisti russi, vide nel ruolo eroico che le donne svolsero durante la Rivoluzione francese del 1789-94 l’origine del movimento delle donne socialiste. La Rivoluzione francese, la più grande delle rivoluzioni borghesi del diciassettesimo e Diciottesimo secolo, spazzò via le antiche e ben radicate pratiche di oppressione delle donne che corrispondevano ai rapporti di proprietà feudali, realizzando così significative conquiste per le donne. Ma i socialisti utopisti capirono anche che la completa liberazione delle donne sarebbe stata possibile solo in una società collettivizzata, non nell'ordine sociale capitalistico fondato sulla proprietà privata (la proprietà privata dei mezzi di produzione, non i vostri effetti personali) che le rivoluzioni borghesi consolidarono.
L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato
L'oppressione delle donne è radicata nell’istituzione della famiglia. Come Trotsky scrisse, non si può semplicemente abolire la famiglia, è necessario sostituirla. Friedrich Engels, amico e collaboratore di Marx per tutta la vita, fu il primo a mettere la questione femminile su una base scientifica mostrando come nacquero la famiglia, la proprietà privata e lo Stato, legati alla civilizzazione in quanto istituzioni fondamentali della società di classe.
Engels non era del tutto libero dal presupposto moralistico che alle donne (caste come siamo) non piace la varietà nei rapporti sessuali. Inoltre, più di 125 anni dopo, sappiamo molto di più sulla preistoria della nostra specie, anche al di fuori dell'Europa. Ma le ulteriori ricerche hanno confermato l'analisi di Engels, inclusa la nozione che la prima oppressione di classe coincide con l'oppressione del sesso femminile da parte del sesso maschile, in particolare nel matrimonio monogamico.
Nei collettivi umani primitivi, nel periodo definito Paleolitico (età della pietra) in Europa, vi erano “comunisti primitivi”, società matrilineari e non vi era separazione tra diritti e doveri. Non vi era nessuna restrizione, si potevano avere rapporti o avere dei figli con chiunque. I bambini erano figli di tutti, tutte le donne adulte erano le loro madri e tutti gli uomini adulti erano i loro padri. Questa era la prima forma di famiglia, conosciuta come “matrimonio di gruppo”. Tutto ciò che veniva cacciato, raccolto o coltivato apparteneva a tutti. La biologia determinava la divisione del lavoro: le donne svolgevano compiti che non interferivano con la gravidanza e l’allattamento dei propri figli. Ciò non dava loro uno status sociale subordinato: le donne erano venerate come le continuatrici della specie. Oggi è generalmente accettato il fatto che siano state le donne ad inventare tre tecnologie fondamentali per la diffusione e lo sviluppo della società umana: la filatura delle fibre facendone corde che in seguito divenne tessitura, la ceramica e l'orticoltura.
A poco a poco le tribù si stabilirono su un territorio comune. La divisione del lavoro divenne più complicata: all’inizio la semina e la raccolta del cibo, poi arare la terra e piantare i semi, costruire attrezzi di lavoro, addomesticare e curare gli animali.
Quando l'aratro si sviluppò tra i sumeri, ad esempio, la produttività aumentò in maniera notevole rispetto all’orticoltura semplice, creando un surplus. Con il crescere della produzione crebbe la ricchezza e il potere sociale dei proprietari terrieri, che si sforzano di lasciarli in eredità ai loro figli biologici. Le donne, legate biologicamente alla gravidanza e all’allattamento, non possono dissodare per lunghe ore il terreno, non hanno la forza fisica necessaria per farlo. Così, in questa fase dello sviluppo sociale, le donne furono escluse dal lavoro produttivo (cioè, dalla produzione del surplus). Una classe dirigente si consolidò all’inizio in Egitto e Mesopotamia. La classe dominante sumera era formata dai sacerdoti che appartenevano alla tribù.
Il diritto matriarcale e le “gens” allargate matrilineari e matrilocali furono sostituite. La “famiglia monogamica” patriarcale divenne l’unità di base della società. Le donne persero la parità di diritti che avevano nella società comunista primitiva. L'uomo come padrone di casa soggiogò la donna e la caricò di una serie di doveri, in primo luogo la monogamia, al fine di garantire la trasmissione ereditaria di ricchezza e potere, uno status sociale più basso fu associato al ruolo biologico delle donne. Questa è la “sconfitta storica mondiale del sesso femminile” di cui parla Engels, ed è il tema dei miti classici greci: i costumi e le libertà della vecchia società che si scontrano con il nuovo, come tragedia umana.
Ecco, queste sono la famiglia e la proprietà privata. Questo è anche il punto di nascita dello Stato. Ora, non furono la forza, l’astuzia, la malvagità, o il maschilismo, a decidere chi sarebbe diventato classe dirigente e avrebbe guidato lo Stato, ma l'economia. La difesa e l'espansione di un territorio e del surplus accumulato necessitano una forza militare, un corpo di uomini armati che difende gli interessi dei proprietari. Questo è il nucleo dello Stato. Nelle guerre infinite per la conquista di territori che l'umanità deve subire, c'è una ragione per ridurre in schiavitù i soldati dell'esercito vinto invece di ucciderli: possono essere forzati a produrre surplus. Il lavoro è considerato degno solo di schiavi.
Oggi a tutti i ragazzi delle scuole viene inculcato che la Grecia antica è la fonte della democrazia “pura”. Ma quella democrazia era basata sulla schiavitù e sulla sottomissione delle donne. Ed era democrazia solo per i proprietari di schiavi, i “paterfamilias”. Ne La Repubblica, Platone giustifica questa profonda disuguaglianza sociale: le “anime” erano fatte d’oro (quelle dei proprietari di schiavi, essendo i più vicini agli dei), d’argento (i soldati) o di bronzo e di ferro: a questi ultimi è proibito avere proprietà.
Nel corso dei millenni in cui la società è divisa in classi, la famiglia ha avuto molte forme. Ma in poche parole, è per questo che la famiglia, la proprietà privata e lo Stato sono collegati tra loro organicamente, e sono fondamentali da capire. Ed è per questo che la classe dominante capitalista ha sempre istericamente difeso tutti e tre. Se percepiscono che la famiglia è sotto attacco, loro ed i loro portaborracce “di sinistra” cadono preda della paura e si infuriano.
La Rivoluzione d'Ottobre del 1917
Il più importante contributo originale di Karl Marx alla teoria socialista è stato quello di dimostrare che la rivoluzione dei lavoratori dopo la vittoria deve abbattere lo Stato borghese e creare il proprio Stato, uno Stato di tipo nuovo: la dittatura del proletariato. La Rivoluzione d'Ottobre guidata dai bolscevichi creò un potere statale operaio che pose le basi per la costruzione del socialismo: i mezzi di produzione e di distribuzione furono nazionalizzati, fu imposto il monopolio del commercio estero e delle banche, si cominciò ad organizzare una economia collettivizzata e pianificata. Tra le prime misure adottate dai bolscevichi ve ne furono alcune che decretarono la parità di diritti tra donne e uomini. Il matrimonio e il divorzio divennero semplici registrazioni anagrafiche. Furono abolite tutte le leggi che criminalizzavano i rapporti sessuali consensuali, tra cui l'omosessualità. Noi ci battiamo per la parità di diritti per le lesbiche e gay e contro tutte le forme di bigottismo, che scomparirà per sempre solo con la scomparsa della famiglia e dei suoi valori oppressivi. La parte difficile del lavoro arrivò dopo la Rivoluzione del 1917: l’“atto materiale” o processo di liberazione delle donne, che cominciò con la collettivizzazione dei lavori domestici della famiglia e la cura dei bambini.
Un gruppo di donne eccezionali nel Partito bolscevico stava facendo lavoro tra le donne ben prima della Prima guerra mondiale. La maggior parte di loro aveva già molti anni di esperienza nel lavoro clandestino, in gruppi nichilisti o socialisti-rivoluzionari, quando divennero bolsceviche. In molte avevano conosciuto la galera. La maggior parte di loro era istruita, e proveniente dagli strati privilegiati della società. Attraverso anni di lotta politica contro gli avversari dei comunisti, divennero marxiste temprate e altamente qualificate. Un indice del loro alto livello politico fu che la maggior parte di loro simpatizzò politicamente con Lev Trotsky e si oppose all’inetta burocrazia nazionalista che si consolidò attorno a Stalin nel 1923-24 o aderì apertamente all’Opposizione di sinistra di Trotsky negli anni successivi. Le migliori, se erano state fortunate da vivere abbastanza a lungo, condivisero il destino di tutta la direzione della Rivoluzione d'Ottobre che Stalin distrusse nel corso degli anni fino al 1940.
Nel 1917 la classe operaia russa era una piccola minoranza in pochi centri urbani, in un mare di arretratezza contadina, in una società meno urbanizzata che l’India d’oggi. Le donne nelle campagne infestate dai preti erano analfabete, superstiziose, ed erano trattate come bestie da soma. Così conquistare e mobilitare le masse di donne sfruttate per la rivoluzione era un lavoro spaventoso. Nel 1919, l'anno in cui fu fondata l'Internazionale comunista (Comintern), il partito bolscevico creò il dipartimento del Comitato centrale per il lavoro tra le donne, noto come Zhenotdel. Nel 1920, l'Esecutivo del Comintern formò il Segretariato internazionale delle donne per coordinare il lavoro e pubblicare una rivista in lingua tedesca e una in russo. Gli organizzatori di partito dello Zhenotdel erano incaricati del lavoro nella Russia sovietica e diedero un grande contributo al lavoro internazionale.
Tra le dirigenti di alto livello del primo lavoro bolscevico tra le donne, Inessa Armand fu tra quelle di maggior talento. Fu la prima dirigente dello Zhenotdel fino a quando non morì tragicamente di colera nel 1920. Armand introdusse due metodi veramente efficaci che divennero gli strumenti principali che i bolscevichi utilizzarono per conquistare alla rivoluzione e mobilitare le masse femminili, vittime di una doppia o tripla oppressione, nel lavoro effettivo di costruzione e gestione della nuova società su basi socialiste.
Nelle assemblee dei delegati e nelle conferenze di donne senza partito, i rappresentanti dello Zhenotdel chiedevano alle donne di spiegare cosa volevano maggiormente e cosa ritenevano più necessario. Poi, con l'aiuto del partito, andavano a costruire i loro centri per l'infanzia, cucine comuni, lavanderie, centri di alfabetizzazione e scuole. Un paio di milioni di lavoratrici e contadine povere furono mobilitate in questo lavoro. Rappresentavano l'avanguardia in questi compiti, ma sapevano che se la Russia sovietica fosse sopravvissuta, l’intera popolazione lavoratrice sarebbe stata coinvolta in questo lavoro sempre di più: era la futura infrastruttura della società nel suo complesso.
Il 1920-21 fu il punto più alto di questo lavoro. La sostituzione della famiglia richiede risorse davvero enormi. Con la fame che provocava episodi di cannibalismo nelle campagne, le città in macerie e la popolazione decimata dopo quasi quattro anni di guerra civile e di incursioni selvagge da parte di 14 eserciti capitalisti, a metà del 1921 le scarse risorse dovettero essere dirottate a far funzionare le fabbriche e dar da mangiare alla forza lavoro urbana. Alla fine del 1923 era ormai chiaro che non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione in Germania, e di conseguenza, nessun aiuto dall'Europa. L'Unione Sovietica fu costretta ad una ritirata.
Nel 1924 Stalin, facendo di necessità virtù, presentò l'anti rivoluzionario dogma del “socialismo in un solo paese” (vedi Trotsky, La rivoluzione tradita). Sotto Stalin la rivoluzione degenerò burocraticamente, anche se la base economica dello Stato operaio continuò ad esistere. Come scrisse Trotsky, Stalin rimise insieme i cocci della famiglia. Molti vantaggi per le donne furono rovesciati, l'aborto fu vietato nel 1936. La burocrazia semplicemente proclamò il socialismo, invece di dire la verità, cioè che il socialismo richiede ingenti risorse e la divisione internazionale del lavoro ed è perciò impossibile in condizioni di bisogno generalizzato.
Nonostante la degenerazione burocratica, la visione della società futura che la Rivoluzione russa produsse era così stimolante che il dibattito sulle forme collettive di vita proseguì negli anni Trenta. Noi abbiamo difeso l'Unione Sovietica incondizionatamente contro la controrivoluzione interna e gli attacchi imperialisti, fino alla fine. Per settant’anni gli imperialisti hanno cercato un modo per distruggere l'Unione Sovietica. Alla fine il burocrate stalinista Boris Eltsin, aiutato dai suoi protettori nel governo degli Usa, portò a termine la controrivoluzione che ha riportato un sesto della superficie terrestre allo sfruttamento capitalistico.
Come abbiamo scritto nel 1993: “La controrivoluzione capitalista si abbatte sulle donne”. Un compagno che lavorava lì ha descritto la Russia capitalista come “la valle dell'ombra della morte”, che prometteva un futuro da incubo. L’assistenza sanitaria pubblica è morta con l'Unione Sovietica. L'aspettativa di vita e il tasso di natalità sono crollati, l'alcolismo, la tossicodipendenza, la malnutrizione, le malattie debilitanti (incluso l'Aids e la tubercolosi resistente ai farmaci), i senza fissa dimora, la prostituzione e il ritardo mentale nei bambini, sono cresciuti. Eserciti di bambini affamati vivono per le strade, come succedeva tra le rovine della Prima guerra mondiale e della guerra civile.
La Ddr: lo Stato operaio deformato della Germania orientale
Lo Stato operaio degenerato sovietico e gli Stati operai dell'Europa dell'Est burocraticamente deformati sin dalla nascita, erano “società di transizione”, bloccate a metà strada tra il capitalismo e il socialismo. Per 24 anni sono stata un membro della nostra sezione tedesca, anche durante l’incipiente rivoluzione politica proletaria in Germania Est (Ddr) nel 1989, nella quale la nostra internazionale è intervenuta con tutte le forze che abbiamo potuto raccogliere. Abbiamo fatto appello a consigli di operai e soldati (soviet) che difendessero le conquiste proletarie e riprendessero la strada di Lenin e Trotsky, per la difesa incondizionata della Ddr contro la controrivoluzione, e per una Repubblica rossa di consigli operai in tutta la Germania per mezzo di una rivoluzione politica proletaria a Est e di una rivoluzione socialista ad Ovest.
La Ddr fu fondata nel 1949 sul modello dell'Urss degenerata, “sulla punta delle baionette dell'Armata Rossa”, che distrusse il regime di Hitler. Era un posto molto monotono, ma a tutti era garantito un lavoro e una casa. Le donne lì probabilmente avevano il più alto status sociale in tutto il mondo. Oltre il 95 per cento di loro lavorava. Erano operatori di gru, ingegneri, economisti, giudici, avvocati, medici. Le madri avevano diritto a un anno di assenza retribuita dal lavoro dopo la nascita di ogni bambino, ed era garantito il mantenimento del loro posto di lavoro durante quel periodo. Vi erano visite prenatali a domicilio da parte del personale medico, e l'ambulanza era in reperibilità quando arrivava il momento di andare in ospedale. Presso gli stabilimenti e le fabbriche, vi erano asili nido diurni, asili, mense, lavanderie e biblioteche.
Ma c'era ancora il “secondo turno” in famiglia, milioni di mamme facevano la spesa, pulivano, preparavano da mangiare e si prendevano cura di tutti. Nella Ddr il regime di Honecker, come quello di Stalin, glorificava la “famiglia socialista” come la cellula germinale dello Stato nella società. La discriminazione delle donne al di fuori del posto di lavoro era particolarmente evidente in politica. Non c'erano quasi donne nelle alte sfere del partito stalinista della Germania orientale (Partito socialista unitario), tranne Margot Honecker, temuto ministro della pubblica istruzione, e poche altre.
Era una società di contraddizioni enormi. I lavoratori raccontavano questa barzelletta: “Cosa succederebbe se il Sahara divenisse socialista?” “Per 10 anni niente, poi comincerebbe a scarseggiare la sabbia”. L'economia stava andando in bancarotta e ciò era mantenuto segreto. Per ottenere valuta pregiata esportavano attrezzature pesanti e macchine utensili di alta qualità, ma non erano in grado di produrre biancheria intima di misure adeguate per le donne, o preservativi che non perdessero o fossero più sensibili di guanti di sicurezza. Ma casi di Aids erano praticamente sconosciuti: le restrizioni ai viaggi isolavano la popolazione. Non vi era diffusione delle droghe, la moneta non era convertibile. Uno scienziato della Ddr che conoscevamo aveva inventato la loro versione del test Elisa, e loro facevano il test a ogni singolo litro di sangue che sarebbe stato utilizzato.
La burocrazia mentiva costantemente alla popolazione e ha continuato a spiarla per 40 anni. Molti lavoratori alla fine erano terribilmente cinici ma molti giovani lavoratori e soldati volevano il vero socialismo, non ciò che i burocrati avevano detto loro che fosse.
Per un corso interno sulla questione femminile distribuimmo immagini che mostravano i primi piani sovietici per i centri di vita collettiva (vedi “Architecture as a Tool of Social Transformation” in Women and Revolution n. 11, primavera 1976). I nostri compagni della Ddr rimasero folgorati. Una compagna disse “Ora capisco quanto eravamo lontani dal socialismo!” Si era sempre chiesta perché ci fossero giganteschi viali, lunghi e larghi, con alti palazzoni che si susseguivano per chilometri come il famoso boulevard Stalin, privi di qualsiasi infrastruttura sociale, che mantenevano atomizzata la classe operaia. La Ddr non poteva permettersi di sostituire la famiglia, così hanno mentito. La popolazione non aveva mai sentito dire che il vero socialismo, per definizione, significa ridisegnare la società, collettivizzando i lavori domestici e la cura dei figli!
Recentemente mi sono entusiasmata nel trovare un’edizione russa del 1975 delle opere scelte di Inessa Armand. Ma all'inizio di un bellissimo articolo gli editori avevano effettivamente eliminato due frasi che dicevano: “Le economie domestiche private, separate sono diventate pericolosi anacronismi che frenano e rendono più difficile la realizzazione di nuove forme di distribuzione. Devono essere abolite” (mia sottolineatura). Ovviamente, nessuno stalinista che si rispetti sarebbe disposto ad ammettere che il piccolo nucleo economico familiare, sia un anacronismo.
L’assalto ai diritti delle donne
Ora parliamo degli Stati Uniti oggi, dove il diritto d’aborto è stato progressivamente ridotto per quasi 40 anni, colpendo più duramente le donne lavoratrici e povere. La difesa del diritto delle donne all'aborto è assolutamente cruciale. Si tratta dell’uguaglianza delle donne, dell'indipendenza delle donne. Se le donne lavoratrici non hanno questo diritto, non hanno voce nel proprio futuro e in quello delle loro famiglie. Ma, soprattutto, è molto difficile partecipare alle lotte sociali, come i governanti sanno bene.
Lo Stato ed i loro cani da guardia hanno giurato di tenere le donne legate alla famiglia, poiché la famiglia è vitale per mantenere l'ordine capitalista. Garantire l’eredità, come nel passato, è rilevante solo per la classe possidente. La classe dominante ha bisogno della famiglia nella classe operaia per riprodurre la prossima generazione di schiavi salariati e carne da cannone. Ma la famiglia è anche estremamente utile poiché inculca e rafforza l'ideologia borghese e la morale e, soprattutto, l'obbedienza all'autorità.
Noi sosteniamo ogni possibile difesa del diritto all'aborto, proprio come difendiamo ogni conquista, anche parziale, ottenuta dai lavoratori. I leninisti lottano per essere il tribuno del popolo, in grado di reagire a ogni manifestazione di tirannia e di oppressione, non importa quale strato o classe sociale ne subisca le conseguenze. Questo è il nostro modo di portare avanti pubblicamente le nostre convinzioni socialiste e le nostre rivendicazioni democratiche e di chiarire a tutti l’importanza storica mondiale della lotta per l'emancipazione del proletariato. Poiché è nell'interesse storico del proletariato nel suo insieme, chiediamo l'aborto libero e gratuito come parte di un'assistenza sanitaria gratuita e di qualità per tutti, e assistenza all’infanzia gratuita e disponibile 24 ore al giorno.
All’inizio del Diciannovesimo secolo Charles Fourier scrisse: “Il progresso sociale è determinato dal progresso delle donne verso la libertà”. Sì! Nelle regioni del Terzo mondo nelle quali le donne sono escluse dall’economia e dalla politica, l'economia è tipicamente stagnante. Di conseguenza la società è arretrata. Nei “progrediti” Stati Uniti il bigottismo contro le donne è particolarmente utile nei periodi di ricorrente declino economico, quando i capitalisti espellono le donne e le minoranze dalla forzalavoro e poi le danno la colpa del fatto di essere povere. Per perseguire all’estero le proprie guerre (calde o fredde), gli imperialisti hanno sempre bisogno di far crescere nel proprio paese il fervore per la “libera impresa”, Dio, la patria, e i “valori della famiglia”, la parola in codice per cestinare i diritti delle donne, come si è visto dalla fine degli anni Settanta.
Dal femminismo al marxismo
Ora, visto che il movimento “Occupy” ha catturato l'attenzione di tutti come metodo per raddrizzare le storture della società, lasciate che vi racconti una storia di quando ero studentessa. Dopo essere cresciuta nel Texas orientale della segregazione razziale alla Jim Crow, mi sono avvicinata alla politica di sinistra alla Cornell University durante la guerra del Vietnam su due argomenti: la liberazione dei neri e la liberazione delle donne. La nuova sinistra propagandava tutta questa penosa letteratura che sosteneva che i più oppressi erano i più rivoluzionari. Lenin e Marx? Oh, roba vecchia! Nel movimento delle donne, era di moda l’“auto-determinazione”, come se il tuo corpo, il tuo utero fossero un piccolo paese in grado di dichiarare la propria indipendenza. Tessevamo la nostra tela senza arrivare da nessuna parte.
Il movimento delle donne si frantumò tra eterosessuali e omosessuali, tra quelle che si laurearono nei college più prestigiosi d’America e formarono i loro studi associati per la salute delle donne o studi legali o cliniche odontoiatriche, e quelle che erano per la formazione di un esercito femminile. Per combattere chi, vi chiederete? Beh, una volta abbiamo assistito a una banda di ragazze di un’associazione universitaria in marcia con mazze da baseball verso un concerto di donne con l'intenzione di ripulirlo. Per fortuna il concerto era già finito, ma dopo di che le donne decisero che un esercito di donne non era una buona idea. Servono uomini e donne che combattano spalla a spalla contro i bigotti.
Nel frattempo tutto si polarizzò lungo linee razziali. Nell’aprile 1969 gli studenti neri della Cornell University occuparono l'edificio del sindacato studentesco per protestare contro la politica razzista dell'amministrazione e chiedere un centro studi sulla questione nera. Dopo che studenti di destra (questi erano attivisti veri) attaccarono l’occupazione, tra voci di un secondo attacco armato, gli studenti neri si armarono. La Sds [Students for a Democratic Society] creò un cordone di protezione intorno all’edificio e migliaia di studenti bianchi e neri si mobilitarono. Una situazione molto tesa, ma alla fine non successe niente. Il secondo giorno l'amministrazione accolse le richieste degli studenti neri. Ancora armati, uscirono con grande dignità dal palazzo. L'anno dopo il nuovo centro studi fu incendiato da vigilantes razzisti.
Le Pantere Nere erano davvero il meglio di quella generazione, ma i militanti neri sprofondarono sempre di più nel vicolo cieco del nazionalismo nero. La loro strategia era quella di “prendere la pistola” e “elettrizzare” le masse del ghetto all’azione rivoluzionaria. I federali reagirono con il programma Cointelpro, uccidendo 38 Pantere. Le Pantere mi insegnarono che serve una rivoluzione per liberarsi. Se sei morto o in prigione non puoi elettrizzare nessuno. Cos’è rimasto: neri, latinoamericani, nativi americani, bianchi, maschi e femmine, gay ed eterosessuali, tutti se ne andarono per la propria strada a “liberare” il proprio “settore”.
C’era un solo gruppo serio in università. Per mezzo di un amico, un mezzo anarchico, avevo avuto modo di conoscere una coppia simpatica attorno alla Lega spartachista. L’idea che avevamo era: tutti tranne gli spartachisti! Il ragazzo spartachista e io avevamo discussioni accese sulla degenerazione dell'Unione Sovietica. Era Carl Lichtenstein, il nostro carissimo compagno da poco improvvisamente scomparso. Pensavo davvero di aver ragione su quei russi, quei maiali maschilisti, patriarcali, per quale altro motivo doveva esser degenerata la rivoluzione? E non ascoltavo.
Un altro amico che era stato nella sezione canadese del Segretariato unificato di Ernest Mandel mi consigliò di leggere la Storia della Rivoluzione russa di Trotsky sul partito. Oh, sì, e anche la biografia di Rosa Luxemburg di J.P. Nettl. Entrambi erano proposte eccellenti, ma il problema era che non riuscivo a capire una parola. All’inizio ero depressa, poi mi sono arrabbiata quando mi sono resa conto che l’idea che “Marx e Lenin sono vecchiume” era spazzatura. E mi aveva tenuto all'oscuro di circa 150 anni di lotta della classe operaia!
Con un po’ di sensi di colpa, mi trasferii a Boston, dove incontrai di nuovo Carl e Alice, che nel frattempo erano diventati membri della Spartacist League. La mia prima discussione con Carl fu di nuovo sulla Rivoluzione russa. Con sua sorpresa ero disposta ad ascoltare. Quello che più mi irritava dei miei anni alla Cornell University era che in quel tempo tutta una generazione di giovani militanti nei campus, nei ghetti, nei barrios furono sprecati nel vicolo cieco dell’attivismo di tutti i tipi che avevo visto negli ultimi cinque anni. Cominciai a leggere e discutere quello che avevo letto, e ho cominciato a capire che la chiave, mancante da tutti quei vicoli ciechi, era un partito: la classe operaia è l'unica forza nella società che ha il potere sociale di cambiare la storia, ma per vincere ha bisogno della guida di un partito rivoluzionario.
Il primo corso dell’organizzazione giovanile a cui fui invitata era sulla questione femminile, simile a questo. La prima cosa nella lista delle letture era L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato di Engels, i capitoli due e nove. Io non riuscii a smettere di leggerlo tutto dall'inizio alla fine. La seconda erano le “Tesi sul lavoro fra le donne” del Comintern. Quando i compagni me lo chiesero, non ero in grado di esprimere disaccordo con alcuna delle Tesi, perché l'approccio concreto, realistico, alla liberazione rispondeva a domande alle quali non avevo mai ottenuto risposte.
Tutto il parlare di “liberazione”, “autodeterminazione” e “empowerment” nel capitalismo, che si sentiva allora e si sente ancora dalle organizzazioni della “sinistra” è solo aria fritta. Non fanno fatica a difendere il diritto all'aborto, o meglio “il diritto di scegliere”, che non offende i democratici. Quello che vogliono davvero è stare al riparo dalle critiche dell’opinione pubblica piccolo-borghese. La cosa che non sentirete mai dire a questi falsi socialisti è che la strada per l'emancipazione delle donne passa per una vera e propria rivoluzione operaia. Loro sono ostacoli su questa strada.
Diventare marxista significa imparare a studiare la storia e il modo di analizzare ogni nuova situazione che si pone dal punto di vista degli interessi storici della classe operaia. Bisogna studiare. Si seguono eventi in tutto il mondo. Quando possiamo, costruiamo azioni che danno l'esempio di ciò che è necessario su larga scala. Per anni, sembra che non succeda niente, e poi battaglie di classe irrompono su di noi. Poi, come successe nella Ddr, tutto avviene nell'arco di ore e giorni. Nel 1989 eravamo ben consapevoli che tutto ciò che avevamo letto e studiato era per quel momento. Quando la classe operaia comincerà a muoversi negli Stati Uniti, e lo farà, saremo lì a combattere per il programma della rivoluzione comunista. Stiamo lottando per costruire un partito multirazziale d’avanguardia del tipo di quello che ha portato la Rivoluzione d'Ottobre alla vittoria. E fedeli alla loro visione, in un futuro socialista, le donne saranno pienamente e ugualmente integrate nella società. Tutti saranno in grado di sviluppare la loro piena capacità. La società sarà libera dalla barbara spazzatura del passato, inclusa la violenza e l’intolleranza nei confronti delle donne, libera dalla camicia di forza reazionaria della famiglia e della religione e dalla repressione dello Stato capitalista. Se vuoi lottare per quel futuro, unisciti a noi!
[Tradotto da Workers Vanguard n. 1003, 25 maggio 2012]