Spartaco n. 68 |
Aprile 2007 |
Unione/Rifondazione: repressione, razzismo, imperialismo
Respingere la caccia alle streghe antiterrorista del governo Prodi!
Libertà per gli arrestati nella Operazione Tramonto e per tutti i prigionieri politici di sinistra.
Riproduciamo il volantino pubblicato dalla Ltd’I lo scorso 27 febbraio per protestare contro la caccia alle streghe “antiterrorista” del governo Prodi, che abbiamo distribuito all’Università di Milano e alle iniziative in solidarietà con gli arrestati.
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All’alba del 12 febbraio, col nome di Operazione Tramonto è partita l’ennesima caccia alle streghe anticomunista, con l’arresto di 15 militanti di sinistra e indagini ai danni di altri 70, accusati di associazione sovversiva e banda armata (reati ereditati dal codice Rocco del ventennio fascista). Tra gli arrestati vi sono militanti e delegati della Cgil e attivisti dei Cpo Gramigna di Padova e La Fucina di Sesto San Giovanni, accusati di far parte di un presunto Partito comunista politico-militare (Pcp-m), di possesso d’armi e di aver progettato di compiere attentati. Alcuni arrestati si sono dichiarati prigionieri politici e militanti del Pcp-m, ma la maggior parte ha rifiutato di deporre, anche perché privata per cinque giorni della possibilità di parlare con un avvocato in base alle misure “antiterroriste” del decreto Pisanu. A parte accuse generiche, gli arrestati sono accusati di “crimini” che non sono mai avvenuti: come ha detto un avvocato, un processo alle intenzioni, alle idee degli imputati. Il tutto accompagnato da una canea mediatica infarcita di invenzioni e allusioni volte a demonizzare gli arrestati e criminalizzare la sinistra e il movimento sindacale come “brodo di coltura” del terrorismo. Libertà immediata per tutti gli arrestati della “Operazione Tramonto” e per tutti i prigionieri politici di sinistra.
La repressione porta la firma del governo Prodi, che con l’aiuto di Ds, Rifondazione e della burocrazia sindacale sta facendo ingoiare duri attacchi alle condizioni dei lavoratori, precarietà e privatizzazioni, terrore razzista interno e una politica estera imperialista anche più aggressiva di quella di Berlusconi e soci. Dopo la crisi al Senato, Rifondazione si è inginocchiata completamente, promettendo “fiducia incondizionata” a Prodi e al suo piano in 12 punti di tagli alle pensioni e alla spesa pubblica e di fedeltà totale alla Nato. Noi spartachisti ci siamo opposti fin dalle elezioni a questa coalizione antioperaia, facendo appello a non votarla. Tutte quelle forze che hanno sostenuto, apertamente o sottobanco, la coalizione di Unione/Rifondazione, e che continuano ad appoggiarla, hanno la loro parte di responsabilità in tutti questi attacchi. Tra di loro vi sono il Mpcl di Marco Ferrando, che ha sostenuto Rifondazione alle elezioni; la cosiddetta Sinistra critica del Prc, che lo ha tenuto in piedi per 10 mesi e Falcemartello, che continua a sostenere che questo “è il miglior governo possibile nelle condizioni date” (www.marxismo.net, 24 febbraio)!
I veri terroristi bisogna cercarli nei palazzi dei governi che hanno organizzato l’aggressione e l’occupazione coloniale dell’Iraq, col suo cumulo di civili terrorizzati, torturati e massacrati. Bisogna cercarli nel governo che mantiene le truppe in Afghanistan in vista di un’ulteriore, sanguinosa offensiva e che ha inviato migliaia di soldati in Libano allo scopo di disarmare Hezbollah, dopo che Israele ha fallito la sua offensiva d’estate. Bisogna cercarli in una classe dominante che ogni giorno condanna quattro operai a morire sul lavoro per la sua sete di profitti e che con le sue leggi razziste spinge a morire in mare centinaia di immigrati.
La magistratura ha organizzato la repressione, il governo e la burocrazia sindacale l’hanno benedetta, e tutte le forze politiche che hanno votato o appoggiano il governo, si sono unite al coro della “lotta al terrorismo”. In testa c’è Rifondazione comunista, che ha promesso “tolleranza zero” contro i sospetti “estremisti” e ha solidarizzato con la repressione. Dario Fo, candidato alle primarie dell’Unione (col sostegno, tra l’altro di un gruppo che è da sempre nel mirino della repressione, i Carc), ha strillato che chiunque osasse prendere le difese degli arrestati doveva essere cacciato dalla manifestazione di Vicenza. Seguono a ruota le varie tendenze “marxiste” del partito di Bertinotti, come Falcemartello, che non hanno speso una parola sulla caccia alle streghe o in difesa degli arrestati. Anche il neonato Partito di alternativa comunista si è limitato a condannare sprezzantemente gli arrestati come “squinternati” e “carbonari con lo schioppo”, senza prenderne in alcun modo la difesa contro la repressione dello Stato e della burocrazia sindacale. Questo equivale ad avallare la repressione.
Gli arresti sono avvenuti pochi giorni prima della manifestazione di Vicenza contro la base Usa Dal Molin agevolando il tentativo di incanalarla nell’alveo di una politica “pacifista”, per spingere il governo ad essere più indipendente dagli Usa e fare qualche concessione (Rifondazione propone di... spostarla di qualche chilometro). L’opposizione alle basi Usa e Nato è parte integrante di un’opposizione di classe all’imperialismo. Le basi Nato sono state create contro l’Unione Sovietica che, nonostante la degenerazione stalinista, continuava ad incarnare le conquiste sociali della Rivoluzione d’Ottobre, gli stati operai deformati dell’Europa dell’Est e per impedire rivoluzioni socialiste in Europa. Con la distruzione controrivoluzionaria dell’Urss, il loro ruolo è soprattutto di mantenere il controllo nei Balcani e in Medio Oriente. Durante le guerre in Serbia e in Iraq era fondamentale sviluppare un’opposizione di lotta di classe contro le basi Nato: schiacciare l’alleanza imperialista della Nato e chiudere le basi con la rivoluzione operaia! Però ci opponiamo alle illusioni che l’imperialismo italiano sia in qualche modo più “sociale” o umano di quello americano e ai blocchi politici in nome della “pace” con forze che appoggiano il capitalismo (Verdi, chiesa e affini): non possono far nulla contro la guerra perché difendono il sistema che la genera. Abbasso il socialsciovinismo di Rifondazione! Per l’internazionalismo proletario!
La nuova campagna “antiterrorista” è stata orchestrata per tentare di mettere a tacere tutti coloro che si oppongono alle politiche di sfruttamento, guerra e razzismo e per cercare di creare un clima di “unità nazionale” che ricompatti un quadro politico sfilacciato, in cui i governi che si sono succeduti sono riusciti solo in parte a fiaccare la resistenza operaia. Quale arma migliore del vecchio appello alla “unità nazionale contro il terrorismo”, una ricetta applicata a vasta scala negli anni Settanta (in un clima sociale e in un contesto molto diversi), per soffocare con la complicità del Pci, una stagione di radicalizzazione operaia e giovanile?
Arrestando, perseguitando, ed espellendo dai sindacati militanti appartenenti ai settori più combattivi della sinistra e della Cgil, intendono mettere a tacere il vasto bacino di malcontento in seno alla classe operaia e ai giovani. Il messaggio è: “tolleranza zero” nei confronti di chi si oppone alle svendite e alla “concertazione”. I burocrati sindacali hanno colto l’occasione per lanciare una caccia alle streghe interna alla Cgil, cominciando con la sospensione e l’espulsione dei militanti indagati. Hanno addirittura discusso di organizzare uno “sciopero generale” reazionario “contro il terrorismo”, uno dei pochi “scioperi” che possono far piacere ai padroni! A loro farebbe comodo uno “sciopero” contro i militanti della Cgil arrestati, mentre non è stato fatto praticamente nulla contro la finanziaria del governo Prodi e nemmeno contro leggi come la legge 30 o la legge Maroni sulle pensioni. Invece di organizzare scioperi “contro il terrorismo”, sarebbe necessario organizzare proteste operaie contro la repressione. No alle espulsioni! La Cgil deve difendere i suoi militanti! Chi deve uscire dai sindacati sono poliziotti del Siulp, polizia locale e guardie giurate: gente il cui “lavoro” è difendere l’ordinamento capitalista contro i lavoratori.
Anche all’università questa caccia alle streghe ha avuto le sue sinistre ripercussioni. Due degli arrestati, Amarilli Caprio e Alfredo Mazzamauro, sono studenti alla Statale di Milano e attivisti dei collettivi di Scienze politiche e sono stati dipinti a tinte fosche dalla stampa come “infiltrati” che cercavano di reclutare terroristi. Ora cercheranno di usare la stessa calunnia contro le organizzazioni di sinistra che sono attive nelle università e contro i sindacati dei lavoratori universitari. Alleanza nazionale ha colto la palla al balzo, inscenando una manifestazione a Scienze politiche per cancellare le scritte contro la legge 30, la guerra imperialista e la repressione poliziesca. Noi chiediamo la liberazione immediata di Amarilli Caprio e Alfredo Mazzamauro.
Il governo ha fatto suo lo slogan di Mao: “colpirne uno per educarne cento”. Il 13 febbraio quattro attivisti del centro sociale La Fucina e della Cgil, sono stati arrestati e denunciati per “propaganda sovversiva e antinazionale” e “istigazione a delinquere”, per aver scritto cartelli che dicevano: “Governo di guerra e sfruttamento, la lotta non si arresta” o “Ustica e Piazza Fontana, lo Stato si assolve e il carcere a chi lotta”. Il centro sociale Vittoria, tra i pochi a dichiarare solidarietà agli arrestati, è stato attaccato da Rifondazione, che voleva espellerlo dalla manifestazione di Vicenza. Dire che una frase come “la lotta non si arresta” è un reato, equivale ad accusare di “istigazione a delinquere” qualche milione di giovani, di operai, di donne e di immigrati, che non si sono ancora rassegnati ad abbandonare la lotta contro le innumerevoli forme di oppressione e sfruttamento del sistema capitalista. Ma agli occhi dei padroni l’intero movimento operaio organizzato è una “associazione sovversiva”, che minaccia di strappargli una fetta dei loro profitti e di rovesciare il loro sistema di sfruttamento. Come scrisse il rivoluzionario russo Lev Trotsky:
“I nostri nemici di classe sono soliti lamentarsi del nostro terrorismo. Ciò che intendono non è molto chiaro. Gli piacerebbe etichettare come terrorismo tutte le attività del proletariato rivolte contro il suo nemico di classe. Ai loro occhi lo sciopero è il principale metodo del terrorismo. La minaccia di sciopero, l’organizzazione di picchetti, il boicottaggio economico di un padrone schiavista, il boicottaggio morale di un traditore nelle nostre fila: tutto questo e altro ancora lo chiamano terrorismo. Inteso così, come ogni azione che ispiri paura o arrechi danno al nemico, allora è certo che l’intera lotta di classe non è nient’altro che terrorismo. L’unica domanda che resta da porsi è se i politici borghesi abbiano o meno il diritto di versare lacrime d’indignazione sul terrorismo proletario, quando tutto il loro apparato statale, con le sue leggi, la sua polizia e il suo esercito, non è nient’altro che un apparato di terrore capitalista” (La posizione marxista sul terrorismo individuale, 1911).
Noi spartachisti ci opponiamo al terrorismo individuale come strategia politica, anche in quei casi in cui deriva da impulsi antirazzisti ed antimperialisti genuini (anche se fuorviati), e prende di mira istituzioni o agenti della repressione di Stato. Questo tipo di azioni si contrappongono alla lotta di classe del proletariato e alla coscienza di cui la classe operaia ha bisogno per mettersi alla testa di tutti gli oppressi e rovesciare il capitalismo con una rivoluzione socialista. Sempre nelle parole di Lev Trotsky: “Il terrorismo individuale è inammissibile proprio perché sminuisce il ruolo delle masse nella loro stessa coscienza, le riconcilia con il senso d’impotenza, e volge i loro occhi e le loro speranze alla ricerca di un grande liberatore e vendicatore che verrà un giorno per compiere la sua missione”. Il comune denominatore tra collaborazione di classe parlamentare e terrorismo individuale è la sfiducia nella possibilità che il proletariato rompa con le sue direzioni riformiste e lotti in modo indipendente per la rivoluzione socialista. Ma nonostante la nostra opposizione politica alla strategia del terrorismo, abbiamo sempre coerentemente difeso dalla repressione dello Stato borghese gli individui e le organizzazioni del movimento operaio presi di mira per i loro attacchi ai nemici di classe.
Per rovesciare il sistema dello sfruttamento capitalista, dell’oppressione razzista e della guerra serve una mobilitazione di massa della classe operaia alla testa di tutti gli oppressi. La classe operaia deve prendere in mano le redini della società, sostituendo la macchina repressiva dello Stato capitalista con uno Stato operaio, basato su un’economia collettivizzata e pianificata, che cancellerà sfruttamento, guerre e ogni forma d’oppressione.