La quarta conferenza internazionale della Lci, autunno 2003

La lotta per la continuità rivoluzionaria nel mondo post Unione Sovietica

Spartaco, n. 64, Luglio 2004

La Lega comunista internazionale (quartinternazionalista) ha tenuto la sua quarta conferenza internazionale in Europa alla fine dell’autunno scorso. In qualità di organismo supremo della nostra organizzazione internazionale centralista-democratica, la conferenza della Lci aveva il compito di tracciare il nostro corso nel prossimo periodo. Questo a sua volta richiede una valutazione franca e critica di dove siamo stati nel periodo passato, nello spirito delle parole di V.I. Lenin:

"L’atteggiamento di un partito politico verso i suoi errori è uno dei criteri più importanti e sicuri per giudicare se esso è un partito serio, se adempie di fatto i suoi doveri verso la propria classe e verso le masse lavoratrici. Riconoscere apertamente un errore, scoprirne le cause, analizzare la situazione che lo ha generato, studiare attentamente i mezzi per correggerlo: questo è indizio della serietà di un partito, questo si chiama fare il proprio dovere, educare e istruire la classe e quindi le masse" (L’"estremismo", malattia infantile del comunismo, 1920).

Ancor più che al solito, il dibattito pre-conferenza e le decisioni stesse della conferenza sono stati contrassegnati da un riesame intenso dei nostri interventi pubblici e del nostro funzionamento interno nel corso dell’ultimo periodo, che ha gettato una luce impietosa sui problemi e ha rivisto le questioni controverse o irrisolte. Siamo in un periodo condizionato dalla distruzione controrivoluzionaria dell’Unione Sovietica nel 1991-92. La dissoluzione finale del primo stato operaio del mondo ha scatenato un’offensiva globale contro la classe operaia e gli oppressi e un clima ideologico, dominato dal credo diffuso nella "morte del comunismo", nel quale la coscienza proletaria è stata rigettata indietro. Nel momento cruciale, al contrario di gran parte della sinistra, la Lci è rimasta al suo posto e si è schierata in difesa delle conquiste della Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Ciononostante, il peso di questa sconfitta storica mondiale ha gravato anche su di noi, erodendo la comprensione dei nostri fini rivoluzionari nella lotta per nuove rivoluzioni d’ottobre.

La discussione interna organizzata ha avuto inizio formalmente con un appello pubblicato a nome del Comitato esecutivo internazionale (Cei) circa tre mesi prima della conferenza. All’appello è seguita la stesura di un progetto del documento principale della conferenza da parte del Segretariato internazionale (Si), il sottocomitato del Cei residente nel nostro centro. Dopo consultazioni ed emendamenti il Cei ha approvato la bozza di documento da presentare alla conferenza e tutte le nostre sezioni hanno eletto delegati per la conferenza.

Tuttavia, in realtà, un’intensa discussione interna era già in pieno corso quando fu diffuso l’appello alla conferenza. Ciò che l’aveva provocata era stata la decisione presa da alcuni membri del comitato di redazione di Workers Vanguard (Wv), insieme ad alcuni compagni della direzione residente della Spartacist League/U.S. e nel Si, di tagliare, dalla versione pubblicata di una lettera del 12 giugno 2003 della Tendenza Bolscevica Internazionale (Bt), un poscritto che accusava in modo grottesco il Segretario nazionale della Sl/Us James Robertson di "volgare sciovinismo" (Wv n.806, 4 luglio 2003).

La vile calunnia della Bt, un gruppo molto piccolo fondato da rinnegati che hanno lasciato la nostra organizzazione all’inizio della seconda guerra fredda (gli anni di Carter/Reagan) e il cui scopo sembra essere la nostra distruzione, intendeva invalidare vari decenni della nostra storia, e implicare che l’insieme dei membri della Lci non siano socialisti rivoluzionari ma burattini stupidi e obbedienti, forse razzisti essi stessi.

In piena violazione della nostra pratica centralista-democratica, l’esistenza del "P.S." e la decisione di non pubblicarlo fu tenuta nascosta all’insieme del Cei e allo stesso compagno Robertson. Una dichiarazione della redazione apparsa sul numero seguente di Workers Vanguard (n.807, 1 agosto 2003) notava che questa censura sottintendeva colpevolezza attraverso silenzio evasivo, ed ha dichiarato che queste azioni "potrebbero essere prese in prestito dalle pratiche del centrismo, cioè, una divergenza fra ciò che dichiariamo e ciò che facciamo".

La rinuncia a difendere il nostro partito e la sua integrità da parte del comitato di redazione di Workers Vanguard e di alcuni membri del Si, ha provocato una reazione di oltraggio da parte di quadri di tutta la Lci. I compagni hanno sottolineato che ciò rappresentava un colpo alla continuità programmatica che ci lega all’Internazionale comunista di Lenin e Trotsky ed al Socialist Workers Party (Swp) di James P. Cannon attraverso la lotta della Tendenza rivoluzionaria (Tr) all’inizio degli anni sessanta contro la degenerazione revisionista del Swp. La discussione pre-conferenza è stata dominata da un tentativo di affrontare la deriva politica dal nostro scopo rivoluzionario che si è espressa in modo grafico nell’operato del comitato di redazione di Wv. Il documento principale della conferenza ha notato lucidamente "un’incapacità di affrontare il mondo generato dalla caduta dell’Urss e la regressione nella coscienza che ne ha fatto seguito, è alle radici dell’attuale crisi della Lci".

Il documento aggiunge: "Il mancato riconoscimento del periodo in cui siamo e del rapporto necessario tra la nostra piccola avanguardia rivoluzionaria con il proletariato, e l’assenza dell’Unione Sovietica come fattore attivo e caratterizzante della politica, ha portato al disorientamento. La frustrazione e l’impazienza dovuta alla disparità fra le nostre limitate forze e le nostre scarse radici nella classe operaia, e il nostro fine proletario internazionalista hanno provocato sia deviazioni opportuniste che moralismo settario". Ad accompagnare ciò, vi era anche un modo sempre più astratto e sterile di affrontare la politica e una tendenza ad infrangere le nostre norme organizzative leniniste da parte dei quadri centrali del Si.

Alla vigilia della conferenza si era sviluppata un’acuta polarizzazione interna. Tuttavia, divenne evidente che le frustrazioni e gli antagonismi che si erano sviluppati verso coloro che si erano resi responsabili di tali violazioni delle norme organizzative e della più generale deriva politica che era sfociata nella censura del poscritto, erano stati deviati in una falsa battaglia: un tentativo di trovare una deviazione fondamentale nel partito sulla natura dello stalinismo. E’ stato necessario uno sforzo considerevole per stabilire che non c’erano differenze programmatiche fondamentali su questa questione e per rimettere la conferenza sui giusti binari per occuparsi dei problemi reali che la Lci fronteggia. La falsa battaglia è servita a deviare un’esplorazione completa degli allontanamenti reali dal nostro programma e dai nostri fini, insieme alle loro cause ed ai mezzi per la necessaria rettifica.

La conferenza è riuscita a prendere alcune misure per chiarire e rettificare questi problemi attraverso un vasto confronto e dibattito ed ha eletto una nuova direzione internazionale significativamente allargata. Il documento principale, adottato all’unanimità dai delegati dopo una discussione sostanziale ed emendamenti, insiste:

"Ciò che si pone oggi è se combatteremo per salvaguardare la nostra continuità rivoluzionaria o verremo conquistati e infine ci arrenderemo alla visione del mondo dei nostri avversari. Per questi avversari, la questione della rivoluzione, la questione russa, è una ‘vecchia’ questione, che non trova posto nella loro ‘nuova realtà mondiale’. Ma come James P. Cannon indicava in modo potente nel 1939,Noi siamo, nei fatti, il partito della Rivoluzione russa. Siamo stati i soli che hanno avuto la Rivoluzione russa nel loro programma e nel loro sangue’".

Gli antecedenti storici della Lci

In una sessione iniziale della conferenza, James Robertson ha fatto una presentazione sugli antecedenti programmatici e di altro tipo della Lci, affrontando un periodo precedente in cui enormi cambiamenti nel mondo generarono disorientamento politico. Robertson ha sottolineato l’importanza della questione russa nello sviluppo politico dei giovani che erano il nucleo della Tendenza rivoluzionaria all’interno del Swp. La caduta dello stalinismo in Europa orientale ed in Urss ha convalidato pienamente la visione di Trotsky della burocrazia come una casta instabile, un’escrescenza sulle forme di proprietà collettivizzata che erano la base per l’Urss e per gli stati operai deformati dell’Europa orientale. Ma nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, molti trotskisti reagirono in modo impressionista all’espansione dello stalinismo in Europa orientale, giungendo a considerare lo stalinismo come un’alternativa stabile al capitalismo e l’ondata del futuro.

Robertson ha notato che la sinistra anti-stalinista all’epoca era dominata da due revisionismi simmetrici. Michel Pablo ed i suoi sostenitori insistevano che lo stato operaio degenerato sovietico e gli stati operai deformati in Europa orientale sarebbero durati "parecchi secoli" e che i trotskisti dovevano abbandonare la lotta per cacciare la burocrazia stalinista attraverso una rivoluzione politica. Loro sostenevano che l’unica scelta per i rivoluzionari era entrare nei partiti comunisti e/o negli altri partiti riformisti nel mondo e spingerli in una direzione rivoluzionaria. Con il loro liquidazionismo, i pablisti distrussero la Quarta internazionale nel 1951-53.

Il dirigente dell’altra tendenza revisionista era Max Shachtman, che ruppe con la Quarta internazionale nel 1940 abbandonando la posizione trotskista di difesa militare incondizionata dell’Urss. Gli shachtmanisti giunsero a vedere il "collettivismo burocratico" stalinista, che definivano una nuova forma di società di classe, come un’ondata di orrore in competizione con il capitalismo imperialista per il dominio del mondo. Sotto l’impatto della guerra fredda, gli shachtmanisti si trasformarono in riformisti socialdemocratici, ed alcuni in apologeti dell’imperialismo, arrivando a vedere l’imperialismo "democratico" come alternativa preferibile "al totalitarismo stalinista".

Con lo pseudo-trotskismo dominato dal liquidazionismo e dalla demoralizzazione dovuti all’impressionismo, Robertson ha parlato di quanto fu difficile riacquisire le lezioni dell’Internazionale comunista delle origini e della lotta dell’opposizione di sinistra di Trotsky contro la degenerazione burocratica della Rivoluzione russa. Robertson faceva parte di un’ala di sinistra che si stava sviluppando all’interno dell’organizzazione della gioventù shachtmanista negli anni cinquanta. Questa ala sinistra fu spinta nel Swp dalla rivoluzione politica proletaria che si sviluppava in Ungheria nel 1956. Durante questa rivoluzione (alla fine schiacciata dalle truppe sovietiche), la burocrazia ungherese si scisse, con molti di loro che passarono dalla parte dei consigli operai insorti, confermando così l’analisi di Trotsky della burocrazia come una casta fragile e contraddittoria, non una nuova classe sociale.

Il Swp aveva combattuto per sostenere il programma storico del trotskismo, in primo luogo contro Shachtman e poi contro Pablo. Ma la guerra fredda ebbe un impatto anche sui suoi quadri. Soltanto pochi anni dopo che la gioventù shachtmanista in movimento verso sinistra si unì al partito, la maggioranza dei quadri del Swp abbracciò la metodologia liquidazionista del pablismo sotto l’effetto della rivoluzione cubana. Acclamando Fidel Castro come un trotskista "inconsapevole", il Swp abbandonò la lotta per forgiare partiti proletari rivoluzionari per guidare rivoluzioni operaie nel mondo. Alla "convention" nel Swp del 1961, Morris Stein quadro di lungo corso del partito esclamò che la rivoluzione cubana era l’unica rivoluzione che probabilmente avrebbe visto nel corso della sua vita. Ciò era emblematico della demoralizzazione che condusse il Swp a cadere nel centrismo e poi nel riformismo. Così toccò ai giovani quadri che formarono la Tr raccogliere la lotta per la continuità rivoluzionaria.

Robertson ha notato che è un fatto spiacevole della vita che la durata della vita individuale non corrisponde necessariamente ai ritmi degli sviluppi politici. Nella sua autobiografia, La mia vita, Trotsky ha notato che la Riforma protestante tedesca e la Rivoluzione francese, che rappresentano due fasi differenti nello sviluppo della società borghese, sono state separate da quasi tre secoli. Il ritmo degli sviluppi politici ha certamente visto un’accelerazione durante il secolo scorso, un’epoca di declino del capitalismo dove la rivoluzione proletaria è stata storicamente all’ordine del giorno. Ciononostante, come Trotsky commentava in La mia vita, "Non misuro il processo storico con il metro della mia sorte personale".

L’impazienza e l’impressionismo simboleggiati da Michel Pablo e simili, sono le debolezze caratteristiche dei quadri educati in un solo periodo storico. Dalle nostre origini come piccolo gruppo di marxisti rivoluzionari negli Stati Uniti, la Lci ha lottato per costruire un collettivo internazionale di quadri storicamente evoluto come l’unica strada ovvia per riforgiare la Quarta internazionale. Individualmente i marxisti non necessariamente vivranno abbastanza per vedere occasioni proletarie rivoluzionarie nel corso della loro vita. Ciononostante, molti quadri della Lci hanno vissuto una tale opportunità, la nascente rivoluzione politica in Germania orientale (Republica democratica tedesca, Ddr) nel 1989-90.

La lotta per il trotskismo nella Ddr, 1989-90

Il punto principale all’ordine del giorno della conferenza è iniziato con tre presentazioni. Il primo rapporto ha riesaminato il lavoro della Lci e del nostro Segretariato internazionale in particolare a partire dalla nostra ultima conferenza del 1998; un secondo è stato dedicato alla Cina; ed il terzo, dato da un dirigente del Partito operaio spartachista di Germania (Spad), ha affrontato in particolare le recenti discussioni interne che confrontavano la nostra esperienza nella Ddr e in Unione Sovietica agli sviluppi odierni in Cina.

Abbiamo messo in campo tutte le nostre risorse nella lotta per realizzare una rivoluzione politica proletaria in Germania Est come parte integrante della lotta per la riunificazione rivoluzionaria della Germania sotto il potere della classe operaia. Questa lotta distintiva del nostro partito, insieme alla nostra lotta per mobilitare i lavoratori sovietici contro la controrivoluzione sostenuta dagli imperialisti nel 1991-92, ha caratterizzato fortemente le discussioni alla conferenza.

La Rivoluzione d’Ottobre è stato l’evento caratterizzante del ventesimo secolo, che ha aperto una nuova epoca per l’umanità. Strappando il potere dalle mani dei capitalisti e dei proprietari terrieri, la classe operaia si sollevò per diventare la liberatrice di tutti gli oppressi della Russia e il faro del proletariato internazionale. Per gran parte del ventesimo secolo, il marxismo-leninismo, anche quando esisteva soltanto nel nome, influenzava in modo dominante l’ala di sinistra del movimento operaio in gran parte del mondo. Ma verso la fine degli anni settanta, i partiti "eurocomunisti" dell’Europa occidentale stavano rinnegando anche i richiami formali alla dittatura del proletariato mentre la massa della sinistra pseudo-trotskista si allineava dietro l’antisovietismo imperialista dei "diritti umani". Poco più di un decennio dopo, la grande maggioranza della sinistra, dai partiti comunisti dell’Europa occidentale alla maggior parte degli pseudo-trotskisti, o collassarono o si schierarono apertamente con le forze della controrivoluzione "democratica".

Mentre gran parte della sinistra sprofondava dietro l’imperialismo e la controrivoluzione, noi possiamo essere fieri di ciò che abbiamo difeso e di ciò per cui ci siamo battuti. Abbiamo detto, "Vittoria all’Armata rossa in Afghanistan!" quando le forze sovietiche combattevano per sconfiggere un’insurrezione dei fondamentalisti islamici anti-donna sostenuti dalla Cia negli anni ottanta. Abbiamo condannato il ritiro sovietico nel 1988-89, offrendoci di organizzare una brigata internazionale per combattere in Afghanistan e raccolto fondi in solidarietà con le vittime civili della città assediata di Jalalabad. Contro l’assalto controrivoluzionario guidato da Boris Eltsin alleato con la Casa Bianca di Bush padre nel mese di agosto del 1991, abbiamo distribuito in Unione Sovietica oltre 100.000 copie di un volantino che faceva appello a: "Operai sovietici: sconfiggere la controrivoluzione di Eltsin-Bush!".

Il nostro intervento in Germania orientale nel 1989-90 è stato il più intenso nella storia della nostra internazionale. Abbiamo lanciato un appello, fatto proprio dal partito stalinista al potere, per una manifestazione di protesta di fronte unico, contro la dissacrazione fascista del memoriale di guerra sovietico e in difesa dello stato operaio della Ddr, che mobilitò circa 250.000 persone nel parco di Treptow a Berlino Est il 3 gennaio 1990. Come Treptow ha mostrato, l’impatto del nostro programma era ben più grande di quello che i nostri numeri da soli indicherebbero. La nostra propaganda rivoluzionaria era ascoltata nelle fabbriche di Berlino Est e fra le unità dell’esercito della Ddr, tra le quali alcune hanno raccolto il nostro appello a consigli di operai e soldati. Per la prima volta in più di sessant’anni, i trotskisti hanno parlato ad un pubblico di massa in uno stato operaio deformato: il nostro portavoce ha richiesto la formazione di un partito comunista egalitario e un governo di consigli operai e di soldati. La mobilitazione di Treptow ha posto la possibilità di resistenza organizzata della classe operaia alla campagna degli imperialisti per l’annessione capitalista della Ddr. Dieci anni più tardi, giustificando la propria decisione di disimpegnarsi dalle sorti dello stato operaio tedesco dell’Est di fronte al fuoco di fila anticomunista degli imperialisti dopo Treptow, il dirigente sovietico Mikhail Gorbaciov ha riconosciuto in una discussione televisiva sugli eventi del 1989-90:

"Abbiamo cambiato il nostro punto di vista sul processo d’unificazione della Germania sotto l’effetto degli eventi che si stavano dispiegando nella Ddr. Una situazione particolarmente critica si è venuta a realizzare nel gennaio [del 1990]. Essenzialmente, si è verificato un collasso delle strutture. Si presentò una minaccia, una minaccia di disorganizzazione, di una grande destabilizzazione. Ciò è cominciato il 3 gennaio e [proseguì] ulteriormente quasi ogni giorno".

Come abbiamo scritto nel documento della nostra seconda conferenza internazionale nel 1992, "Gli operai del mondo, e noi tra di loro, hanno sofferto una grave sconfitta con la vittoria del Quarto reich. Ma noi ci siamo battuti" (Spartacist n.47-48, inverno 1992-93). Nell’ultimo decennio è stata pubblicata una quantità di nuovi documenti e di dati storici sulla caduta dello stalinismo nel blocco sovietico. La Lci deve rivedere la lotta contro la controrivoluzione capitalista nella Ddr e in Unione Sovietica alla luce di queste nuove informazioni, come componente del nostro riarmo politico. La conferenza ha votato di realizzare un progetto di discussione ed educazione internazionali su questo soggetto.

I delegati alla conferenza hanno anche riconsiderato alcune formulazioni errate o troppo unilaterali che si sono presentate nei dibattiti interni e negli articoli sul nostro intervento nella Ddr. Prima della sua diserzione dalle nostre fila nel 1996, il dirigente dell’Internationalist Group (Ig), Jan Norden, aveva proposto un’iniziativa fasulla di "raggruppamento" nei confronti della presunta ala di sinistra del Partito del socialismo democratico (Pds), i resti degli stalinisti della Sed (partito d’unità socialista) che hanno svenduto la Ddr. In un’assemblea pubblica all’università di Humboldt a Berlino nel gennaio del 1995, Norden ha amnistiato questi traditori di classe affermando che all’epoca della controrivoluzione "erano rimasti paralizzati" e che non erano in grado di "concepire" una rivoluzione politica, che avrebbe avuto come obiettivo il loro rovesciamento. Norden denigrò e negò il ruolo della Lci in quanto avanguardia rivoluzionaria cosciente, recitando ripetutamente che "l’elemento chiave, la direzione rivoluzionaria, mancava". In risposta a Norden, un compagno dirigente ha replicato che "eravamo noi la direzione rivoluzionaria" e che la Sed-Pds, lontano dall’essere paralizzata, "ha diretto la controrivoluzione" facendo tutto ciò che era in suo potere per prevenire una rivoluzione politica proletaria.

Queste rivendicazioni del nostro scopo rivoluzionario, contenevano un importante nocciolo di verità che si contrapponeva alla corsa di Norden verso l’abbandono del trotskismo e della Lci. Allo stesso tempo, erano eccessi polemici nel calore della battaglia. Come un compagno notò all’epoca, un modo più dialettico per esprimere il nostro intervento era che noi "eravamo, nella lotta, la direzione rivoluzionaria in divenire". Ciononostante, formulazioni quali "la Pds ha diretto la controrivoluzione" e "noi eravamo la direzione rivoluzionaria" sono state riaffermate nelle nostre polemiche contro gli Ig e in successive dispute interne. Un’insistenza dogmatica da parte del Si su queste formulazioni nei dibattiti all’interno e con la nostra sezione tedesca ha danneggiato il nostro lavoro ed è servita a precludere una valutazione critica del nostro intervento nel 1989-90.

La comprensione della controrivoluzione capitalista in Germania orientale non si presta alla riduzione a slogan, né può essere separata dal ruolo degli imperialisti della Repubblica federale di Germania e degli stalinisti del Cremlino. Era Gorbaciov che comandava in Germania orientale. Nel momento in cui il regime della Sed collassò nell’autunno 1989, il Cremlino non era più impegnato a mantenere il dominio militare, quindi politico nella Ddr. Quando Treptow sollevò lo spettro della resistenza operaia organizzata alla controrivoluzione, Gorbaciov diede rapidamente il via libera ai capitalisti per l’annessione della Ddr. Treptow rappresentò un punto di svolta; dopo di esso anche la Sed-Pds ha abbracciato la riunificazione controrivoluzionaria.

Dopo una considerevole discussione, è stato introdotto e approvato all’unanimità il seguente emendamento al documento della conferenza:

"Non è corretto dire che ‘la Pds ha diretto la controrivoluzione nella Ddr’ e ‘noi eravamo la direzione rivoluzionaria’ nella rivoluzione politica incipiente nella Ddr in 1989-90. Queste formulazioni sono migliori:Noi eravamo l’unico contendente alla direzione rivoluzionaria della classe operaia nella situazione rivoluzionaria nella Ddr nel 1989-90. Possiamo essere fieri della nostra lotta per la direzione rivoluzionaria’. E ‘quando il Cremlino ha svenduto la Ddr al capitalismo della Germania occidentale, le direzioni della Sed-Pds si sono adattate al tradimento e si sono transformate nella Pds’".

La conferenza ha inoltre riaffermato la dichiarazione fatta nel documento della conferenza del 1992 che riassume il nostro ruolo nella Ddr nel 1989-90: "Sebbene segnata dalla sproporzione tra le forze, esisteva in effetti una lotta fra il programma della Lci di rivoluzione politica ed il programma stalinista di capitolazione e controrivoluzione".

La controrivoluzione in Urss e in ciascuno degli stati operai deformati dell’Europa orientale deve essere analizzata in concreto, così come la crescente minaccia di controrivoluzione negli stati operai deformati tuttora esistenti, in particolare in Cina. In Germania, vi era una forte classe capitalista imperialista nell’Ovest, ma in Urss non c’era affatto una classe capitalista. Là, le forze indigene della controrivoluzione sono emanate dalla burocrazia (e da elementi dell’intelligentsia e della criminalità) nella fase del crollo finale. In molti paesi dell’Europa orientale, in particolare in Albania, in Bulgaria e Romania, la restaurazione capitalista è stata realizzata sotto la direzione dei vari partiti comunisti in assenza "di riforme di mercato" e di una minaccia militare imperialista immediata. E nel caso della Cina, vi è una borghesia ancora esistente oltremare e nella regione (Hong Kong, Taiwan), così come pure una classe capitalista in crescita sul continente che in alleanza con l’imperialismo straniero aspira a rovesciare lo stato operaio deformato.

La Cina: la "questione russa" oggi

Affrontando la Cina, la preoccupazione principale dei delegati è stata la mancanza di propaganda della Lci su quella questione dal maggio 2002 fino al periodo appena prima la conferenza, quasi un anno e mezzo. I compagni hanno notato che vi era una sentita incapacità nell’affrontare una situazione storicamente nuova in Cina, che ha prodotto un tacito agnosticismo verso il destino dello stato operaio deformato. La Cina è la "questione russa" di oggi. Ma è posta in un modo nuovo che non ha precedenti. Facendo appello alla difesa militare incondizionata dell’Unione Sovietica, abbiamo dovuto polemizzare contro varie forme di anticomunismo borghese e "di sinistra". Nel difendere la Cina oggi, dobbiamo confrontarci con l’opinione che la Cina è già diventata o sta diventando capitalista in modo irreversibile, opinione comune sia nei circoli borghesi che in quelli "di sinistra". Alla base di questa visione impressionista vi è la realtà della massiccia penetrazione realizzata dal capitalismo a livello socio-economico in quel paese. Il relatore sulla Cina ha rilevato:

"Nel 1992, quando divenne chiaro che l’Unione Sovietica era persa e non sarebbe ritornata, chi nella nostra tendenza avrebbe predetto che dieci anni dopo, la Repubblica popolare cinese sarebbe continuata ad essere uno stato operaio burocraticamente deformato, con il Pcc [Partito comunista cinese] ad esercitare il monopolio del potere politico e con un dissenso aperto ed una faziosità persino minori di quello che avevamo visto in precedenza? Bene, se qualcuno nella nostra tendenza fosse stato così preveggente, lui o lei dovrebbe fare questo rapporto, non io".

La Lci fu colta di sorpresa dall’incipiente rivoluzione politica in Cina nel giugno 1989. Sin dal nostro inizio come tendenza ci siamo concentrati sugli stati operai deformati che erano sotto diretta minaccia militare dell’imperialismo Usa: Cuba ed il Vietnam. Negli anni ’70 e ’80, il nostro giusto disgusto per l’alleanza criminale della burocrazia di Pechino con l'imperialismo degli Stati Uniti contro l’Unione Sovietica, ci ha condotti a prestare qualitativamente troppo poca attenzione agli sviluppi in Cina. A questo si sommava il fatto che la nostra attenzione era rivolta, verso la fine degli anni ’80, al disfacimento del dominio stalinista in Europa orientale ed in Urss. Contro i maoisti, i socialdemocratici e gli pseudo-trotskisti di vario tipo che erano nel migliore dei casi indifferenti al destino dell’Urss, abbiamo avvertito che se questa potenza militare ed industriale fosse caduta, lo stato operaio cinese non avrebbe potuto sopravvivere a lungo in isolamento. In quanto affermazione storica generale, questo avvertimento era e rimane corretto. Ma tradurre ciò in una proiezione a breve termine a seguito del crollo dell’Urss ha condotto ad una comprensione implicita che la Cina e gli altri stati operai deformati (Vietnam, Corea del nord e Cuba) avrebbero seguito a breve. Il documento della conferenza della Sl/Us del 1994 sosteneva: "Gli stalinisti cinesi, con il sostegno dei giapponesi e di settori significativi dell’imperialismo americano, stanno tentando la restaurazione a freddo del capitalismo dall’alto" (Spartacist n.51, autunno 1994).

Quali erano i fattori principali su cui si basavano queste analisi e proiezioni? Con la distruzione dell’Unione Sovietica, l’imperialismo americano stava aumentando la pressione militare diretta sulla Cina. Il Pentagono iniziò a spostare il grosso delle sue forze dall’Europa all’Estremo-Oriente e stava attivamente perseguendo programmi per sviluppare la capacità di un efficace primo-colpo contro il piccolo arsenale nucleare della Cina. Il regime di Pechino stava aprendo sempre di più l’economia della Cina alle pressioni del mercato capitalista mondiale, rinforzando quindi quelle forze sociali che daranno origine a frazioni e partiti controrivoluzionari, sostenuti dagli imperialisti, quando il regime bonapartista stalinista entrerà in una crisi politica. Inoltre vi era la pressione ideologica del trionfalismo imperialista (la "morte del comunismo") a cui la burocrazia e l’intelligentsia stalinisti cinesi non erano certamente immuni.

Guardando la Cina in parte attraverso il prisma dell’ultimo periodo dell’Unione Sovietica, abbiamo previsto la disintegrazione della burocrazia stalinista in uno spazio temporale paragonabile. Tuttavia, anche gli stalinisti cinesi hanno visto cosa era accaduto all’Unione Sovietica, ne hanno tratto i loro propri insegnamenti e si sono comportati di conseguenza. A differenza del regime di Gorbaciov, gli stalinisti cinesi non hanno accompagnato l’introduzione della loro variante della perestroika (riforme di mercato) con la glasnost (liberalizzazione politica). Mantenendo il monopolio del potere politico e la propria organizzazione, il regime del Pcc ha potuto realizzare, più o meno, le sue politiche economiche, facendo rispettare le leggi e le norme che governano l’economia cinese.

In modo più fondamentale, il regime di Pechino nel realizzare "le riforme di mercato" è ancora limitato dal timore che potrebbe essere rovesciato da rivolte sociali, in particolare da parte della classe operaia. Questo è ciò che è quasi accaduto nel 1989 quando proteste per la liberalizzazione politica e contro la corruzione, centrate sugli studenti, hanno innescato una rivolta spontanea degli operai. Fu soppressa per un pelo da parte di unità dell’esercito leali al regime, poiché più di una dozzina di comandanti di alto grado dell’Esercito di liberazione del popolo inizialmente si rifiutarono di eseguire gli ordini di sopprimere la protesta di Tienanmen. Anche in questo caso diversamente dall’Unione Sovietica sotto Gorbaciov, gli operai cinesi hanno già sperimentato misure di sfruttamento capitalista, e non le gradiscono.

Durante gli anni passati, vi sono state proteste diffuse su vasta scala e lotte dei lavoratori, specialmente in opposizione ai massicci licenziamenti nelle imprese industriali statali. Fino ad oggi, attraverso una combinazione di repressione e concessioni, il regime è riuscito a contenerle al livello di azioni economiche localizzate. Ciononostante, alla base la Cina è una società profondamente instabile. Prima o poi, le tensioni sociali esplosive frantumeranno la struttura politica della casta burocratica al potere. E quando ciò accadrà, il destino del paese più popolato della terra sarà posto in modo netto: schiavitù capitalista e sottomissione imperialista o rivoluzione politica proletaria per aprire la strada al socialismo.

A questo proposito, la nostra formulazione del 1994 era errata nell’implicare che una restaurazione del capitalismo potrebbe avvenire mentre il regime stalinista rimane intatto. Correggendo ciò, il documento dell’ultima conferenza nota:

"La burocrazia stalinista è incapace di una restaurazione a freddo e graduale del capitalismo dall’alto. Una controrivoluzione capitalista in Cina sarebbe accompagnata dal crollo del bonapartismo stalinista e dalla frattura politica del partito comunista al potere. Che cosa emergerebbe dal crollo di un regime bonapartista stalinista, cioè restaurazione capitalista o rivoluzione politica proletaria, dipenderà dal risultato della lotta delle forze contrapposte".

Mentre afferma che "errori nella predizione della velocità in cui gli eventi si svolgono non sono in se stessi fatali", il documento mette in guardia contro una tendenza ad accettare le dichiarazioni giuridiche del regime per quanto riguarda le privatizzazioni dell’industria di stato, l’entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio o l’ammissione dei capitalisti nel Pcc come "fine dei giochi". Questa tendenza era stata criticata aspramente in una mozione del Si nel mese di giugno del 2000, che affermava che basare le nostre conclusioni esclusivamente sulle azioni e sulle intenzioni della burocrazia "relega il proletariato in Cina al ruolo di essere soltanto l’oggetto passivo della burocrazia stalinista o della borghesia imperialista, non una forza capace della propria azione indipendente" contro l’erosione continua delle conquiste della Rivoluzione cinese del 1949. L’arena decisiva in cui la controrivoluzione capitalista dovrebbe trionfare in Cina (come in passato ha fatto in Europa orientale ed in Urss) è l’arena politica, non semplicemente attraverso un’espansione economica quantitativa del settore privato.

I compagni hanno notato le difficoltà avute in passato nello scrivere propaganda sulla Cina. Un esempio era una polemica contro la ricerca opportunista da parte degli Ig di un’ala della burocrazia stalinista cinese presuntamente impegnata nella difesa dello stato operaio e nella lotta contro la restaurazione capitalista ("Ig on China: Looking for a Few Good Stalinist Bureaucrats", Wv n.715, 11 giugno 1999). Abbiamo ricordato l’affermazione di Trotsky che la burocrazia difende l’economia collettivizzata soltanto nella misura in cui teme il proletariato. Ma abbiamo esagerato dalla parte opposta sostenendo che "la burocrazia del Pcc è intenta a restaurare il capitalismo" e "la forza principale che guida l’offensiva per la restaurazione capitalista oggi è lo stesso regime stalinista", implicando che la burocrazia di Pechino non fosse più soggetta ai vincoli derivanti dalla sua posizione parassitaria al di sopra delle forme di proprietà collettiva e avesse acquisito gli attributi di una classe dominante. In una polemica successiva con gli Ig, abbiamo effettivamente corretto il nostro precedente articolo, dichiarando:

"In Cina oggi, nella misura in cui sta spingendo le ‘riforme’ orientate al mercato, la conciliazione con l’imperialismo e la repressione delle lotte operaie, la burocrazia sta guidando l’offensiva per la restaurazione capitalista. Membri di alto rango della burocrazia e i loro figli sono entrati in associazione con il capitale americano, giapponese ed europeo, o con la borghesia cinese che non è stata distrutta in quanto classe dalla rivoluzione del 1949, ma è stata capace di mantenere la propria coesione fuggendo dal continente. Allo stesso tempo, c’è una differenza cruciale fra l’atto stesso della controrivoluzione e il periodo che conduce ad esso. In questo senso, il regime di Pechino non è impegnato nella restaurazione capitalista e alcuni suoi settori potrebbero esitare di fronte alle conseguenze, specialmente nel timore di veder ripetersi il tipo di devastazione che si è scatenata sulla potenza militare e industriale dell’ex-Unione Sovietica e, in alcuni casi, per una preoccupazione genuina per la condizione attuale e futura degli operai e dei contadini" ("Ig: Still Looking for a Few Good Stalinist Bureaucrats", Wv n.746, 17 novembre 2000).

Tuttavia, Wv non ha mai chiarito, come avrebbe dovuto, che stavamo correggendo la polemica precedente. E sarebbe stato meglio dichiarare che la burocrazia di Pechino "sta promuovendo e rinforzando notevolmente le forze della restaurazione capitalista", piuttosto che "guidando l’offensiva per la restaurazione capitalista".

Il relatore sulla Cina ha osservato che i problemi che affrontiamo oggi, sono radicati "nella complessità oggettiva della situazione e del contesto internazionale post-sovietico storicamente senza precedenti". Ma, ha avvertito, "dobbiamo essere molto più scrupolosi di quanto siamo stati nel verificare le nostre prognosi alla luce del corso reale degli eventi ... Non ci dovrebbe essere soggettività qui, perché altrimenti distorceremo invariabilmente la realtà per renderla conforme alle nostre prognosi, che è esattamente l’opposto del materialismo storico".

Attivismo giovanile e la "morte del comunismo"

Mentre questo è un periodo reazionario, è anche molto contraddittorio. La guerra imperialista degli Stati Uniti contro l’Iraq ha provocato le più grandi manifestazioni da anni in Nord America, Europa, Medio Oriente e in molti paesi asiatici, spingendo milioni di giovani nella lotta politica, e dando origine perfino a scioperi politici e azioni operaie contro la guerra. Le vittorie militari degli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq sono state relativamente facili ma l’occupazione, specialmente dell’Iraq, è un’altra cosa. Gran parte del mondo semicoloniale è contrassegnato da significativa instabilità. In America latina, il malcontento nei confronti dei regimi neoliberisti ha generato un’ondata di populismo nazionalista. In tutta l’Europa, l’America del Nord ed altrove si è verificata una crescita significativa di attivismo dei giovani, una gran parte di questo è associata al movimento "anti-globalizatione". Le sezioni della Lci stanno reclutando, anche se in modo non uniforme. Tuttavia la visione politica del mondo della generazione che è entrata in politica motivata dall’odio contro il "capitalismo globale" e l’opposizione alla guerra contro l’Iraq, è per lo più lontana dal materialismo storico e da una prospettiva proletaria, e questi giovani si confrontano ad un mondo in cui il marxismo è in gran misura ritratto come un relitto del passato.

Marx ed Engels notavano nel Manifesto comunista che il capitalismo produce il proprio affossatore: il proletariato. Il funzionamento dell’imperialismo capitalista spinge milioni di proletari nella lotta contro la guerra, la disoccupazione ed il razzismo. Ma per forgiare "una classe per se" che può competere con successo per il potere statale, è necessario l’intervento di un’avanguardia leninista per far avanzare l’acquisizione della coscienza proletaria rivoluzionaria e sradicare le forze della divisione nazionale, razziale e religiosa. La distruzione dell’Urss ha reso questo compito più difficile, come ha sottolineato l‘"Appello alla quarta conferenza":

"Non abbiamo più un proletariato neanche nominalmente marxista. Le rivoluzioni europee del 1848, la Comune di Parigi del 1871 e, più importante, la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 sono avvenute molto tempo fa e sembrano distanti dall’esperienza e dalla coscienza attuali della maggior parte dei lavoratori. Il peso delle sconfitte della controrivoluzione capitalista e delle catastrofi sociali che ne sono seguite, abbassa la comprensione dei nostri quadri che la Lci era ed è, il partito della campagna di Jalalabad, di Treptow, il partito della Rivoluzione russa e di nuovi Ottobre, che è all’avanguardia della prossima trasformazione del mondo".

Un compagno ha notato che abbiamo potuto prevedere che la nostra organizzazione potesse diventare una direzione rivoluzionaria in Germania nel 1989-90, perché questo era conforme alla situazione oggettiva. Negli anni ’60 e ’70, quando molti tra i quadri principali della Lci hanno aderito alla nostra tendenza, i vietnamiti avevano compiuto una rivoluzione sociale vittoriosa contro l’imperialismo Usa, mentre gli imperialisti francesi erano stati sconfitti in Algeria. I settori più avanzati del proletariato erano motivati da aspirazioni rivoluzionarie; l’ordinamento borghese in Francia sopravvisse allo sciopero generale del maggio 1968 soltanto grazie al perfido tradimento del Partito comunista. Oggi ci sono certamente lotte militanti difensive dei lavoratori, ma per lo più gli operai non le collegano con l’obiettivo di una nuova Rivoluzione d’Ottobre. I nostri avversari che si richiamano al marxismo sono in gran parte socialdemocratici di sinistra. Per esempio, mentre 30 anni fa i membri della Ligue Communiste Révolutionnaire (Lcr) francese adulavano il capo del partito comunista vietnamita cantando "Ho, Ho, Ho Chi Minh", nel 2002 la Lcr ha dato sostegno elettorale al presidente francese di destra Jacques Chirac.

Il non prendere in considerazione i cambiamenti sul terreno della sinistra nel periodo post-sovietico, che include la proliferazione di gruppi anarcoidi, ha contribuito a prendere una decisione settaria di boicottare per principio le proteste del novembre 1999 a Seattle contro il Wto. Una mozione dell’ufficio politico della Sl/Us motivò questo considerando che le proteste "sarebbero dominate dallo sciovinismo nazionale, dal protezionismo razzista e dagli attacchi controrivoluzionari allo stato operaio deformato cinese" (Wv n.725, 10 dicembre 1999). Era corretto tracciare una linea politica chiaramente demarcata contro la sinistra riformista che si entusiasmava della "battaglia di Seattle" e si accodava alla burocrazia anticomunista e pro Partito Democratico dei sindacati. Tuttavia, bisognava farlo intervenendo con la nostra propaganda comunista indirizzata agli attivisti di sinistra che sono stati attratti a Seattle dal desiderio di protestare contro i peggiori eccessi del capitalismo, non identificarli con i dirigenti anticomunisti dell’Afl-Cio.

La politica astensionista è stata invertita nella pratica attraverso il dibattito interno alla vigilia di un’altra protesta "anti-globalizzazione" a Washington, nell’aprile successivo. Ci siamo distinti come i marxisti rivoluzionari che affrontano polemicamente i pregiudizi sindacalisti e anarchici ma che difendono apertamente i giovani militanti anarchici contro la repressione dello stato borghese e la "caccia al violento" delle code di "sinistra" della borghesia. Ma il non correggere pubblicamente il nostro astensionismo di principio dalle proteste di Seattle è stato dannoso e disorientante sia per i nostri quadri che per coloro che seguono il nostro lavoro.

Il documento della nostra seconda conferenza internazionale del 1992, prevedeva il riemergere delle tendenze anarco-sindacaliste e anarchiche; successivamente abbiamo pubblicato un opuscolo storico, Marxismo contro Anarchismo, diretto a questa gioventù. Tuttavia, non abbiamo valutato fino a che punto nel periodo post-sovietico il comunismo fosse stato identificato con il fallimento stalinista. Allo scopo di armare i nostri compagni per meglio affrontare questo tipo di coscienza, la recente conferenza della Lci ha dato una parte di primo piano ad una stimolante presentazione sulla guerra civile spagnola degli anni trenta e del ruolo "degli amici di Durruti", anarchici di sinistra che erano critici del tradimento della direzione anarchica spagnola. La presentazione è stata fatta da un giovane compagno dalla Lega trotskista del Canada, lui stesso reclutato da un retroterra anarchico.

La conferenza ha notato certe deviazioni opportuniste che hanno accompagnato le tendenze settarie. Dopo gli attacchi dell’11 settembre, l’intervento dei quadri dirigenti fuori dal nostro centro è stato cruciale per garantire la nostra capacità di continuare a funzionare in circostanze straordinariamente difficili. Ciò ha richiesto una lotta continua per combattere sia le ritirate opportuniste che le frasi vuote nella nostra propaganda. L’esempio più significativo delle prime era la nostra omissione, per un intero mese, di dichiarare pubblicamente che i marxisti fanno una distinzione fra gli attacchi ad istituzioni come il Pentagono, che rappresenta direttamente la potenza militare dell’imperialismo statunitense, e il terrore indiscriminato contro civili innocenti, come nel caso del World Trade Center. La nostra posizione su questa questione era stata codificata ad una riunione del gruppo della West-Coast del comitato centrale della Sl/Us tenutasi la notte dell’11 settembre, dove un compagno ha notato "Se fosse stato solo il Pentagono o la Casa Bianca, è la vita (anche se è comunque stupido poiché uno dei problemi con il terrorismo è che coinvolge sempre gente innocente, in questo caso i passeggeri dell’aereo di linea o il personale delle pulizie del Pentagono)". Il non dichiarare pubblicamente che valutiamo diversamente l’attacco al Pentagono rispetto a quello al World Trade Center era tanto più significativo in quanto si trattava della linea approvata ad una riunione dell’ufficio politico della Sl/Us quattro giorni dopo. Come ha notato il documento della quarta conferenza della Lci: "Questa è stata una ritirata politica di fronte all’ondata di patriottismo americano che è seguita agli attacchi dell’11 settembre".

L’impazienza e la noncuranza verso la realtà oggettiva sono spesso al servizio di balzi opportunisti e scorciatoie. A questo proposito, è utile tenere presente il consiglio del compagno Trotsky: "Dopotutto, l’opportunismo si esprime non soltanto negli atteggiamenti gradualisti ma anche nell’impazienza politica: cerca spesso di raccogliere dove non ha seminato, di realizzare successi che non corrispondono alla sua influenza" (introduzione del 1924 a: I primi cinque anni dell’Internazionale comunista). I successi che abbiamo avuti, sono stati realizzati attraverso la critica e l’intervento intelligenti contro i nostri avversari, non inventando una realtà falsa al fine di evitare gli ostacoli politici.

Il terreno significativamente cambiato nella sinistra e fra i giovani attivisti, e le relative implicazioni per il nostro lavoro, sono stati ricapitolati in una lettera scritta da Joseph Seymour, quadro di vecchia data della Lci, scritta subito dopo la conferenza:

"Prevedibilmente, il periodo post-sovietico ha dato origine a significativi gruppi, tendenze e ambienti di sinistra che non parlano e non desiderano imparare il linguaggio del ‘marxismo-leninismo’. Tali gruppi e tendenze sono caratterizzati da eclettismo teorico e/o un ritorno a concetti ed a modi di pensare pre-marxisti. Quest’ultimo è vero per gli anarchici più ortodossi mentre il più vasto movimento ‘anti-globalizatione’ è caratterizzato da eclettismo... E’ molto difficile rivolgersi efficacemente a questi gruppi, tendenze e ambienti di sinistra la cui visione del mondo, la cui stessa metodologia, sono così differenti e distanti dalle nostre. Poiché è difficile, credo che vi sia stata una tendenza ad evitare questo compito e sottovalutare la sua importanza per la Lci nell’attuale periodo".

La coscienza politica dei membri di quei gruppi che continuano ad ammantarsi della tradizione trotskista, come pure dei restanti gruppi stalinoidi, è cambiata anch’essa. Ciò è particolarmente vero per i loro membri più giovani, la cui coscienza è stata formata durante il periodo post-sovietico. Seymour ha notato che una fonte di disorientamento nel passato periodo "è stata la ricerca dello stesso genere di attivisti di sinistra che abbiamo reclutato negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’70 e in Europa occidentale verso la metà-fine degli anni ’70 e inizio anni ’80" cioè individui che avevano studiato ed accettato almeno formalmente, i principi della dottrina leninista, e potevano essere reclutati ed assimilati alla nostra tendenza piuttosto facilmente. Ha aggiunto:

"Nell’avvicinarsi ai gruppi trotskoidi in Europa, dovremmo operare a partire dalla premessa che stiamo rivolgendoci a socialdemocratici di sinistra seri e riflessivi e con valori razionali umanisti. Non dobbiamo aspettarci più di questo. Con una differenza importante lo stesso metodo dovrebbe funzionare riguardo ai gruppi trotskoidi nei paesi del terzo mondo (per esempio Brasile, Sud Africa). La differenza è che molti membri di questi gruppi sono più vicini ad essere nazionalisti populistici di sinistra piuttosto che socialdemocratici di sinistra".

Il riformismo e il mondo post-sovietico

Come parte della discussione pre-conferenza, i compagni hanno rivisto documenti precedenti che hanno guidato il nostro lavoro internazionale. Una valutazione critica del lavoro passato è un’attività necessaria per un’organizzazione marxista; soltanto i papi sono infallibili. Un sintomo dei nostri problemi politici era che molto di questo lavoro rimaneva da fare.

Citando Trotsky, un memorandum del Cei del 1996 dichiarava che i periodi reazionari come questo disintegrano ed indeboliscono la classe operaia e la sua avanguardia, abbassando il livello ideologico generale del movimento e rigettando il pensiero politico a stadi da lungo tempo sorpassati (vedi "Norden’s Group: Shamefaced Defectors from Trotskyism", International Bulletin n.38, giugno 1996). Correttamente sottolineava che la Lci deve nuotare contro corrente e mantenere le proprie posizioni programmatiche. Tuttavia, il memorandum sottovalutava la forza delle tendenze riformiste. Riferendosi agli scritti di Trotsky sul centrismo degli anni trenta, affermava "che lo smascheramento e la distruzione politica dei nostri avversari centristi è il compito principale del lavoro contro gli oppositori". Allo stesso tempo il documento prospettava erroneamente che le borghesie "stanno inoltre abbandonando gli intermediari e i mediatori (i parlamentaristi e il sindacato) che precedentemente avevano mantenuto e coltivato, per meglio contenere e controllare la classe operaia".

L’affermazione che le nostre battaglie chiave sarebbero state con i centristi (come gli Ig di Norden) è ingannevole e sottovaluta l’ampiezza della regressione della coscienza politica. Tra quello che esiste oggi c’è poco di classicamente centrista, cioè organizzazioni in movimento politico, che rompono da sinistra con il riformismo, o da destra dalla rivoluzione verso il riformismo. Trotsky scriveva durante la grande depressione, quando il fallimento del Comintern stalinizzato di fronte all’ascesa al potere di Hitler, generò significative correnti centriste di sinistra nei partiti socialdemocratici. Le formazioni centriste degli anni settanta si sono rapidamente mosse verso destra, specialmente nel contesto della seconda guerra fredda, quando si sono piegati alla campagna delle proprie borghesie per riconquistare l’Unione Sovietica allo sfruttamento capitalista. A dimostrazione di questo spostamento a destra è da notare che parecchie organizzazioni pseudo-rivoluzionarie, compresa la Lcr francese, il Socialist Workers Party britannico (Swp) e Workers Power, hanno firmato nel 2002 un appello ai capi di stato europei affinché si dichiarassero pubblicamente contro l’imminente guerra contro l’Iraq, trattando falsamente le borghesie europee come se fossero un contrappeso progressista all’imperialismo degli Stati Uniti.

La tendenza a vedere la socialdemocrazia e il riformismo come forze in via di scomparsa in Europa occidentale, era in parte una risposta impressionista agli sforzi molto reali delle borghesie dell’Europa occidentale diretti a smantellare i resti dello "stato sociale", eretto come strumento di diversione delle tensioni proletarie nel periodo successivo al la Seconda guerra mondiale. Ma come un compagno ha notato in una lettera del marzo 2002 al Si:

"La ragione specifica per lo ‘stato sociale’ è venuta a mancare con la fine dell’Unione Sovietica. Ma ciò non significa che non ci sono limiti alla pauperizzazione della classe operaia da parte della borghesia. Finché esiste il capitalismo, la questione delle riforme o del miglioramento non è fuori dall’ordine del giorno né permanentemente né nel medio periodo. Le classi dirigenti del mondo avanzato non sono disposti a spendere soldi per migliorare le condizioni delle masse ma la riforma non è un interruttore acceso-spento per cui prima non si poteva perdere ed ora non si può vincere".

Nella lettera si spiegava che l’idea secondo cui le basi materiali della socialdemocrazia sono state eliminate con la distruzione dell’Urss era in ultima analisi settaria: "O c’è l’Unione Sovietica e lo ‘stato sociale’ che l’accompagna, o non vi è nessuna possibilità di riforma/accordo, nessun ruolo per la socialdemocrazia, cioè, niente tranne noi".

Il memorandum del Cei del 1996 è stato scritto in un momento in cui la maggior parte dei principali paesi dell’Europa occidentale erano amministrati da partiti borghesi di destra. Dopo che, più tardi, i socialdemocratici cominciarono ad essere eletti, il Si pronosticò che il malcontento contro questi governi ed i partiti riformisti di massa avrebbe avvantaggiato direttamente la Lci in senso organizzativo. Si sosteneva che i nostri avversari della sinistra sarebbero stati facilmente discreditati per aver sostenuto elettoralmente l’elezione di socialdemocratici, e noi avremmo potuto realizzare crescite organizzative notevoli. Un memorandum del Si del gennaio 2000 ha esagerato ciò che erano lotte difensive dei lavoratori ed ha presupposto che:

"In Europa e altrove, le circostanze che hanno provocato lo sviluppo dei fascisti, possono anche condurre ad es-plosioni proletarie che usciranno e andranno oltre il quadro del parlamentarismo borghese imposto dagli attuali dirigenti riformisti traditori del movimento operaio e dalle loro code centriste. Ciò potrebbe offrire occasioni di sviluppo esponenziale persino per piccoli gruppi di propaganda trotskisti, se cerchiamo attivamente queste opportunità ed interveniamo efficacemente".

Questa previsione ha esagerato sostanzialmente la coscienza attuale della classe operaia e, per contro, ha sottovalutato gli ostacoli politici reali che devono essere superati per conquistare gli operai e la gioventù ad una prospettiva marxista. Tali previsioni sbagliate hanno disorientato il nostro lavoro anche negli Stati Uniti. Dopo aver dato il via ad una mobilitazione di fronte unico, molto ben riuscita, di operai e neri che hanno cacciato il Ku-Klux-Klan da New York City nell’ottobre 1999, abbiamo dedotto, da questa poderosa lotta difensiva, la previsione di un salto qualitativo nella coscienza della classe proletaria e abbiamo erroneamente postulato un’occasione unica per il reclutamento di massa di giovani operai neri.

Quando i lavoratori in Europa hanno cominciato ad esprimere malcontento nei confronti del fronte popolare francese di Jospin o del governo Blair in Gran Bretagna, i nostri più grandi avversari della sinistra come Lutte Ouvrière e il Swp britannico vi si sono adattati, diventando più critici dei governi al potere senza modificare il contenuto fondamentalmente riformista dei loro programmi. Il reclutamento di individui richiede di conquistarli politicamente da una visione riformista o liberale di sinistra al marxismo genuino, un processo molto più difficile che smascherare un partito socialdemocratico di destra.

La previsione di "aperture storiche" e di uno sviluppo esponenziale hanno disorientato specialmente le sezioni europee, e hanno provocato la falsa critica di quadri nel momento in cui non potevano realizzare queste aspettative irrealistiche di reclutamento. Era in questo contesto che l’affermazione "noi eravamo la direzione rivoluzionaria", che era stata sollevata giustamente, anche se in forma esagerata, nella lotta contro il liquidazionismo di Norden nel 1989-90, è stata riaffermata dai rappresentanti del Si ad una conferenza della SpAD del 1999, ed è stata imposta ai nostri compagni tedeschi come formula settaria slegata da qualunque contesto. Allo stesso tempo, il Si ha insistito erroneamente sulla formulazione unilaterale ed errata che "la Pds ha diretto la controrivoluzione", usandola come uno slogan con cui intervenire in Germania (ma non in altre sezioni della Lci); ciò ha avuto come solo risultato di sterilizzare la battaglia polemica contro il Pds riformista.

Un intervento marxista ponderato richiede attenzione agli sviluppi in una data società, non lanciare slogan vuoti. La Gran Bretagna, ad esempio, ha visto una spaccatura crescente fra la direzione del partito laburista sotto Tony Blair e la base sindacale storica del partito. Questa spaccatura non si sta realizzando come prevedevano i leninisti, provocata da una rivolta proletaria contro i dirigenti di destra del Labour. Al contrario, Blair & Co. si muovono per rompere dalla base della classe operaia e persino dalla burocrazia del sindacato che domina quella base, allo scopo di trasformare il partito in una formazione borghese analoga ai Democratici degli Stati Uniti. In questo contesto, abbiamo prestato un’attenzione particolare alla creazione del Partito laburista socialista (Slp) da parte di Arthur Scargill. Nelle elezioni generali del 2001, la Spartacist League/Britain ha fornito un sostegno elettorale critico al Slp, e ciò ci ha fornito un veicolo attivo per mostrare l’opposizione al New Labour di Blair contrapponendo allo stesso tempo il programma bolscevico all’"Old Labour" di Scargill.

Le decisioni della conferenza

Una discussione tematica sulle caratteristiche specifiche del sistema imperialista in questo periodo ha incluso i rapporti di compagni dalle nostre sezioni americana, britannica, giapponese e sudafricana. Un relatore ha commentato la perdita di egemonia americana nel mondo imperialista all’inizio degli anni ’70 quando gli Stati Uniti si impantanarono nella loro guerra perdente controrivoluzionaria in Vietnam. Ciò ha aperto un periodo di rinascente competizione interimperialista. Tuttavia, ha continuato, "le cose non stanno ferme nel mondo, e i capitalisti americani hanno contrattaccato i loro rivali economici della Germania occidentale e del Giappone, in primo luogo attaccando i sindacati negli Stati Uniti e aumentando il tasso di sfruttamento. Sono gli anni di Carter/Reagan/Bush. Alla fine di quel periodo, la distruzione controrivoluzionaria dell’Unione Sovietica ha dato uno slancio enorme ad un secondo ciclo di investimento capitalista globale". Il nostro memorandum del Cei del 1996 previde una crescita troppo rapida delle tensioni diplomatiche e militari fra le potenze imperialiste, dichiarando che la frammentazione e l’occupazione della Jugoslavia come conseguenza delle guerre civili nazionaliste dell’inizio degli anni ’90 "pone le basi per conflitti e guerre future, compreso l’uso possibile di armi nucleari". Tale visione collassata del ritmo degli sviluppi futuri può condurre soltanto al disorientamento politico. Infatti, è stato necessario più di un decennio prima che si verificasse una spaccatura importante a livello diplomatico fra Washington e le potenze europee principali, sull’invasione dell’Iraq da parte degli Usa. I rapporti fra le varie potenze imperialiste sono differenti da quelli che esistevano nel periodo prima della Seconda guerra mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre, poiché nessuna potenza può finora competere con gli Stati Uniti sul piano militare. Tuttavia, la schiacciante superiorità militare dell’imperialismo statunitense non riflette una superiorità economica qualitativamente analoga ed inevitabilmente i suoi rivali cercheranno di ripristinare l’equilibrio militare. Le crescenti rivalità interimperialiste esercitano pressioni differenti sulle nostre varie sezioni nazionali, che devono essere affrontate attraverso un esame e una discussione continui.

Un certo numero di compagni sono intervenuti in una discussione nella Lci sul carattere dei paesi capitalisti avanzati che giocano un ruolo indipendente minimo o inesistente sulla scena del mondo. E’ stato adottato un emendamento al documento principale della conferenza che afferma "Né l’esportazione di capitale né la forza militare sono in se stessi sufficienti per fare di un paese, un paese imperialista. La questione è storicamente derivata ed è concreta. La Gran Bretagna, il Canada, l’Australia, la Svizzera fanno parte della divisione imperialista del lavoro, partner imperialisti variamente senili, minori, sciacalli". La conferenza ha dato mandato di continuare la discussione su queste questioni ed altre collegate, in particolare il carattere unico del Sudafrica.

La conferenza ha inoltre discusso la questione di candidarsi per posti esecutivi nelle elezioni borghesi. I comunisti non accettano posizioni che li rendono responsabili dell’amministrazione dello stato borghese, che necessariamente significa collaborazione di classe. La decisione del Partito comunista tedesco di entrare nei governi regionali della Sassonia e della Turingia nel 1923 faceva parte del disorientamento politico del partito che ha portato a deragliare una promettente situazione rivoluzionaria (vedi "A Trotskyist Critique of Germany 1923 and the Comintern", Spartacist n.56, primavera 2001). Tuttavia, il Swp di Cannon ha presentato candidati alle elezioni presidenziali e per altre cariche esecutive negli Stati Uniti, e la Spartacist League/U.S. si è candidata a elezioni per cariche locali come quella di sindaco. Il documento della conferenza ha affermato:

"Candidarsi per tali cariche è coerente con i nostri principi, nei limiti in cui i nostri candidati spiegano in anticipo che non hanno nessuna intenzione di ricoprire tali cariche se fossero eletti, e dicono chiaramente che è necessario forgiare un governo operaio che espropri i capitalisti e spazzi via il loro macchinario di oppressione di classe. Un articolo di Young Spartacus, il giornale del gruppo della gioventù della Communist League of America, del gennaio 1932, spiega chiaramente l’atteggiamento dei trotskisti riguardo all’assunzione di cariche esecutive:Può, quindi, un comunista partecipare ad un governo borghese in qualità di amministratore? La risposta è: No. Partecipare al lavoro del governo, cioè, prendere una poltrona nel ministero o nel consiglio dei ministri, significa soltanto una cosa: aiutare l’oppressione della classe operaia. Questo un comunista non può farlo’".

Un certo numero di commissioni di lavoro più piccole si sono riunite nel corso della conferenza. C’era una discussione animata nella Commissione femminile sulla nostra valutazione della prostituzione in Europa a seguito della distruzione dell’Unione Sovietica, che ha riaffermato la nostra posizione storica d’opposizione alle leggi contro la prostituzione, che, come il gioco d’azzardo, la pornografia, le droghe e l’alcool sono "crimini senza vittime" (vedi "U.S./UN Crusade Against ‘Sex Trafficking’: Anti-Immigrant, Anti-Woman, Anti-Sex", Spartacist n.58 primavera 2004). La maggior parte delle sezioni della Lci pubblicano pagine periodiche di Donne e rivoluzione sulla loro stampa di sezione. I compagni hanno notato che, nell’articolare la nostra visione del futuro, di emancipazione sociale basata sulla conquista del potere proletario, gli articoli sulla questione della donna e sulle più vaste questioni sociali sono un veicolo particolarmente adatto. Come il documento della conferenza ha indicato "Abbiamo combattuto per essere un tribuno del popolo leninista, che si batte per le cause dei più oppressi e vulnerabili nella società, che questi siano l’Associazione nordamericana di amore uomo/ragazzo (Nambla) o le donne immigrate musulmane vittimizzate perché indossano il foulard islamico".

Notando che non vi è attualmente un ambiente politicamente definito in movimento verso sinistra e che non sappiamo dove le lotte scoppieranno, il documento riafferma l’importanza di avere una diffusione geografica, ampia quanto le nostre risorse ci consentono e delle radici più profonde nel proletariato in cui abbiamo una presenza, per potere migliorare il pre-posizionamento della Lci in modo da poter influenzare le lotte future. Il documento ha tratteggiato elementi dei nostri compiti attuali e futuri inclusa la centralità della lotta per la Cina e la necessità di affrontare questo compito con propaganda più attenta; produrre propaganda utile ad intersecare l’ambiente anarchico dove si trovano molti dei giovani più radicali; continuare a sostenere la causa degli immigrati e delle minoranze oppresse che sono le prime vittime della recessione economica in tutto il mondo e "della guerra al terrore". La conferenza ha riaffermato che data la nostra attuale taglia, struttura e situazione, il compito principale del Si è la produzione di propaganda appropriata, necessaria ed urgente, pricipalmente Spartacist in quattro lingue. Prevediamo una produzione più regolare e frequente di Spartacist, che dovrebbe permettergli di svolgere il ruolo di guida per i giornali delle varie sezioni.

Più generalmente, in un periodo in cui non si può dare per scontato che attivisti di sinistra accettino il marxismo, abbiamo bisogno di articoli che danno un’esposizione più profonda della nostra visione del mondo ai nostri militanti e ai nostri lettori. Il clima ideologico da "morte del comunismo" ci ha imposto l’importante compito di difendere non soltanto i principi di base del marxismo ma anche quelli dell’umanesimo razionale dell’illuminismo. Quest’ultimo dobbiamo difenderlo contro una gran parte della cosiddetta sinistra. Le nostre sezioni sudafricana e messicana, tra altre, hanno dovuto smascherare i nazionalisti terzo-mondisti che hanno applaudito il bombardamento criminale del World Trade Center come un atto "anti-imperialista".

Nel determinare i nostri compiti nel prossimo periodo, siamo guidati dalla comprensione presente nella "Dichiarazione di principi e alcuni elementi di programma" della Lci, che è stata adottata alla nostra terza conferenza internazionale nel 1998:

"Il marxismo non è un dogma, ma una guida per l’azione. La Lega comunista internazionale (quartinternationalista) è all’avamposto della lotta per un futuro socialista. La Lci è l’unica organizzazione internazionale che attualmente ha una concezione generale corretta della situazione mondiale e dei compiti che stanno di fronte al proletariato mondiale. La disparità fra i nostri piccoli numeri e la potenza del nostro programma è enorme. Attualmente le sezioni della Lci sono o mirano a diventare gruppi di propaganda combattivi. Il nostro compito immediato è l’educazione e la formazione di quadri, attraverso il reclutamento degli strati più avanzati di operai e giovani, conquistandoli al nostro pieno programma attraverso la spiegazione delle nostre vedute in netta contrapposizione a quelle dei nostri oppositori centristi. I raggruppamenti rivoluzionari sul programma dell’internazionalismo leninista sono dei mezzi per risolvere la sproporzione tra le nostre piccole forze e il nostro compito".

Numerosi compagni in tutta la Lci si sono fatti avanti nel corso delle nostre lotte interne recenti, dimostrando che abbiamo quadri internazionali reali. I delegati della conferenza hanno eletto un nuovo Cei che svolgerà il ruolo di più alto organismo politico della Lci fino alla convocazione di un’altra conferenza. Il relatore della Commissione per le nomine, che è stato incaricato di formulare la proposta e presentare la lista dei candidati per il Cei, ha ricordato l’ammonimento di Cannon, che gli organismi dirigenti "dovrebbero essere formati da una selezione inclusiva e non esclusiva di quadri" ("Factional Struggle and Party Leadership", novembre 1953, Speeches to the Party). Il nuovo Cei contiene elementi della vecchia direzione, compreso compagni che hanno fatto errori seri ma i cui talenti devono essere usati come componente di un collettivo più vasto, così come compagni eletti nel nostro organismo per la prima volta, specialmente dalle nostre sezioni europee. È più giovane e ha anche una più vasta diffusione geografica che il Cei uscente. La conferenza ha espresso la sua forte opinione che il Cei deve svolgere un ruolo più centrale nella direzione politica della Lci in avvenire; il lavoro del Si, il suo braccio esecutivo nel nostro centro, è di orchestrare la necessaria discussione politica in tutto il Cei. Riconoscendo la necessità per la nostra direzione internazionale di prestare più attenzione alla sezione americana, due membri del Cei sono stati nominati rappresentanti al comitato centrale della Sl/Us, così come vi sono rappresentanti del Cei in alcuni organismi dirigenti di altre nostre sezioni.

Riaffermando fortemente la nostra determinazione a mantenere la nostra continuità rivoluzionaria e andare avanti a riforgiare la Quarta internazionale, il documento della Quarta conferenza internazionale ha dichiarato:

"Ciò che è critico, è che le future rivoluzioni operaie devono avere un arsenale politico bolscevico; i loro quadri devono essere educati nelle esperienze della Rivoluzione bolscevica, l’Internazionale comunista del primo periodo, la Quarta internazionale di Trotsky e la nostra Lci. Nuove conquiste saranno ottenute soltanto da coloro che si dimostrano in grado di combattere per difendere le conquiste del passato. La Lci combatte tenacemente per tenere alta la bandiera di nuovi Ottobre".

Tradotto da Spartacist (edizione inglese) n.58, Primavera 2004.

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